Un progetto vincente
Il geniale progettista e designer
Ferdinand Porsche nasce in Boemia il 3 settembre 1875 nel villaggio di
Maffersdorf, poi denominato Leberec quando venne nuovamente ceduto alla
Cecoslovacchia. Figlio di un umile stagnaio, sviluppa subito un forte interesse
verso le scienze ed in particolare verso lo studio dell'elettricità. In casa
sua Fedinand comincia infatti a condurre rudimentali esperimenti con acidi e
batterie di ogni tipo. Il suo acume arriva perfino a fargli costruire un
marchingegno in grado di produrre elettricità, tanto che la sua famiglia
diviene una delle prime a poter utilizzare questa fonte di energia in quello
sperduto paese. Inoltre, già da bambino è un entusiasta, oltre che di tutti i
ritrovati tecnici in generale, in particolare delle automobili, di cui alcuni
esemplari cominciano all'epoca a circolare per le strade.
La sua inclinazione verso le materie di
tipo scientifico lo porta a Vienna dove, nel 1898, dopo aver conseguito studi
adeguati, riesce ad entrare nella fabbrica di automobili elettriche di Jakob
Lohner. Questa è la prima tappa di una lunga e del tutto unica carriera nel
settore automobilistico. Basti dire che alla fine della sua attività Porsche
avrà all'attivo più di trecentottanta progetti industriali.
Attorno al 1902 viene chiamato a
svolgere il servizio militare nelle Riserve imperiali, prestando servizio come
autista per i più alti ufficiali dell'esercito austro-ungarico. Lavora persino
come autista di Francesco Ferdinando il
cui successivo assassinio scatena la Prima guerra mondiale. In seguito, si sposa con Louise, che gli da due
figli. Uno di essi, Ferdinand jr. (molto importante, come si vedrà, per il futuro
dei Porsche), viene soprannominato "Ferry".
Come pioniere del design
automobilistico, comunque, Porsche guadagna in fretta una buona somma di
denaro. Con i soldi compra una casa estiva sulle montagne austriache (chiamata,
in onore della moglie, "Louisenhuette"), dove Porsche può guidare e
sperimentare le macchine che costruisce. Allo stesso modo, patito com'è di
tutto quanto abbia un motore, è solito sfrecciare sulla calme acque dei laghi montani
con barche costruite sempre da sé. Inoltre, in seguito, il suo figlio
prediletto "Ferry", all'età di soli dieci anni guida piccole macchine
costruite dal padre.
Finita la prima guerra mondiale, con il
paese in ginocchio e con il giogo economico derivato dallo sforzo della
ricostruzione, solo pochi facoltosi possono permettersi un'automobile. A
partire da questa constatazione prende il via uno dei progetti più ambiziosi di
Ferdinand Porsche: costruire una macchina economica che tutti possano
permettersi, un'utilitaria con basso prezzo d'acquisto e ridotti costi di
gestione che, stando alle sue intenzioni, avrebbe motorizzato la Germania.
Porsche si era già creato un'ottima
reputazione, avendo lavorato come direttore tecnico all'Austro-Daimler, alla
Daimler tedesca (che più tardi sarebbe diventata la Mercedes), disegnando le
Mercedes SS e SSK nonché macchine da corsa, per poi passare all'austriaca
Steyr. Il continuo girovagare tra fabbriche diverse, che una volta lasciate
portavano comunque a termine i progetti di cui lui aveva creato i presupposti,
non poteva però soddisfare il suo mai sopito desiderio di autonomia.
Propone comunque, nel 1929, la sua idea
al suo capo Daimler che, timoroso di avventurarsi in un'impresa del genere,
rifiuta. Così Porsche decide di fondare uno studio privato di progettazione che
porta il suo nome. Questo gli permette di stipulare contratti con le case
costruttrici e di mantenere allo stesso tempo una certa indipendenza. Nel 1931,
si mette a collaborare con Zündapp, un produttore di motociclette. Insieme
costruiscono tre prototipi, che però presentano subito gravi problemi
apparentemente irrisolvibili (dopo dieci minuti di funzionamento i motori
puntualmente fondevano). Zündapp, a questo punto, sfiduciato, si ritira.
L'inarrendevole Porsche, invece, va in cerca di un altro partner, che trova
nella NSU, un'altra ditta costruttrice di motociclette. E' il 1932. Coniugati
gli sforzi, insieme migliorano il motore e lo rendono molto più affidabile,
anche se questo, dal punto di vista della riuscita sul mercato, non basta.
Incombono ancora, infatti, pesanti problemi finanziari. Anche la NSU dunque
abbandona, lasciando nuovamente l'intraprendente progettista da solo e alla
ricerca di un nuovo partner che possa finanziare la realizzazione del suo
sogno.
Intanto però qualcun altro insegue lo
stesso progetto di Porsche. Qualcuno di molto più grande, di più solido e con
maggiori risorse economiche: si tratta delle neonata "Wolks Vagen",
nome che letteralmente significa "Macchina del popolo". Risale a quel
tempo l'invenzione da parte di questa casa automobilistica del mitico
"Maggiolino", seppur nella sua forma rudimentale. Questa vettura,
poi, ha una sorte curiosa, che coincide con il percorso di Porsche. Infatti,
mentre Porsche si arrabattava con i suoi progetti, si scatena la Seconda guerra
mondiale. In questa epoca, quella che doveva
essere "la macchina del popolo", il Maggiolino, si trasforma
anch'essa in una vettura da combattimento. E proprio Ferdinand Porsche viene
chiamato a modificare per i nuovi scopi il progetto.
In breve vengono approntate nuove
versioni del Maggiolino, adatte per i più disparati impegni sui campi di
battaglia. In seguito Porsche disegna anche carri armati alimentati
dall'energia elettrica. Quando Stuttgart viene pesantemente bombardata nel 1944
dagli aeroplani degli Alleati, Porsche e la sua famiglia sono comunque già
tornati alla loro casa estiva in Austria. Alla fine della guerra è però messo
agli arresti domiciliari, anche se le autorità militari francesi in seguito
invitano l'anziano e distinto progettista a tornare in Germania per discutere
la possibilità di costruire una macchina "Wolksvagen" per la Francia.
E' il momento in cui entra in campo
invece il giovane Porsche Jr., dal talento non inferiore a quello del padre.
Liberato il padre dalla prigionia francese, Ferry Porsche, che era nato nel
1909 e da sempre aveva collaborato nei progetti paterni, riunisce nel paese
austriaco di Gmünd i collaboratori più validi dello Studio Porsche per
realizzare un coupè sportivo che porti il suo nome. Nasce così il progetto 356,
una piccola vettura sportiva basata sulla meccanica del Maggiolino che trae
spunto dalla Typ 60K10.
Sono di questi anni i successi sportivi
con le celeberrime auto da corsa a 16 cilindri, con motore centrale e barre di
torsione che lo Studio progetta per il gruppo Auto Union. Porsche aveva sempre
dato importanza alle competizioni sportive, lui stesso aveva vinto nel 1909 la
coppa "Prinz Heinrich" a bordo di un'Austro-Daimler, ed aveva capito
che le gare oltre a valido test per materiali e soluzioni rappresentavano un
ottimo mezzo pubblicitario.
Ferry Porsche prende in mano le redini
del destino del nome paterno dopo aver lanciato, nel 1948, diverse fabbriche
con l'aiuto appunto del padre, ormai settantacinquenne e che morirà qualche
anno dopo, precisamente il 30 gennaio 1951 a causa di un infarto. Da quel
momento in poi, il marchio Porsche diventa distintivo di macchine sportive
altamente raffinate e dalla linea unica, di cui la punta di diamante è
rappresentata dalle mitiche e forse inarrivabili 911 e Boxster. In seguito,
Ferry progetta nel 1963 la Carrera 904 e qualche anno dopo la fortunatissima
911.
Lasciata la Porsche AG nel 1972, fonda
la Porsche Design, dove, con un limitato numero di collaboratori si dedica alla
progettazione di veicoli sperimentali e di vari oggetti, caratterizzati da un
look aggressivo e high-tech sostanzialmente fedele ai criteri del
funzionalismo, tutti destinati alla produzione di grande serie, di cui cura
solo l'aspetto stilistico-formale senza entrare in merito
all'ingegnerizzazione.
https://biografieonline.it/biografia-ferdinand-porsche
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