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giovedì 15 ottobre 2020

Lo Sapevate Che: Esce al cinema “Il grande dittatore” di Chaplin nel 1940 (80 anni fa)

 

15 OTTOBRE 1940: ESCE IL “GRANDE DITTATORE”

«Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore: non è il mio mestiere; non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti.»

È l’incipit del discorso all’umanità che chiude Il grande dittatore, sublime capolavoro firmato da Charlie Chaplin che debuttò nelle sale americane il 15 ottobre del 1940.

 

 

l grande dittatore (titolo originale The Great Dictator) è un film statunitense del 1940 diretto, prodotto e interpretato da Charlie Chaplin. Rappresenta una forte parodia del nazismo e prende di mira direttamente Adolf Hitler e il movimento nazista tedesco. Per alcune sue peculiarità, è considerato un evento straordinario. Nel 1941 ottenne cinque candidature al premio Oscar, inclusi miglior film e miglior attore allo stesso Chaplin. I personaggi del film sono evidenti caricature dei personaggi reali, così come alcuni nomi che compaiono,

 

L’importanza del film va valutata anche alla luce del fatto che all’epoca della sua uscita gli Stati Uniti non erano ancora in guerra con la Germania e ancora poco si sapeva degli orrori del Nazismo e ancor meno della persecuzione antisemita. E questa considerazione non fa che ingigantire i meriti civili e storici della pellicola e dimostrare come il Cinema possa a volte svolgere un fondamentale ruolo di supplenza informativa.

 

Si tratta del primo film in cui Chaplin parla; tuttavia egli non è ancora avvezzo al sonoro e privilegia il linguaggio a lui più congeniale della gag del cinema muto, dalle quali proviene anche il personaggio di Charlot, il vagabondo romantico e dal cuore d’oro, che era stato il protagonista di tantissimi film del regista, che di questo personaggio ha finito per fare una specie di alter-ego, incarnazione della sua concezione di vita all’insegna di un pacifismo poeticamente anarchico e trasognato. La difficoltà del regista nel gestire in modo originale il sonoro si coglie appieno se si confrontano le parti dialogate (tutte piuttosto convenzionali, se non apertamente retoriche, come i discorsi di più esplicita evidenza morale e politica) e quelle dinamiche, all’insegna quest’ultime di una mimica gestuale assolutamente esilarante nella sua geniale comicità. È qui che noi assistiamo al meglio della grande arte cinematografica di Chaplin, fatta di grandi intuizioni umoristiche e di caustiche (ma mai volgari o banali) frecciate contro il potere ed i potenti.

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