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sabato 31 ottobre 2020

Lo Sapevate Che: Eduardo De Filippo, Il più grande drammaturgo italiano del secondo Novecento e tra i pochissimi ad essere rappresentato anche all’estero

 E' proibito dare consigli quando la gente non li chiede.” Eduardo De Filippo

 

Pirandello napoletano

Grande commediografo e attore di vaglia Eduardo De Filippo nacque il 24 maggio 1900 a Napoli, in via Giovanni Bausan, da Luisa De Filippo e da Eduardo Scarpetta. Al pari dei fratelli cominciò ben presto a calcare le tavole del palcoscenico: il suo debutto avvenne alla verde età di quattro anni al teatro Valle di Roma, nel coro della rappresentazione di una operetta scritta dal padre.

Dopo quella prima breve esperienza prese parte ad altre rappresentazioni sia come comparsa, sia rivestendo altre piccole parti.

A soli undici anni, per il suo carattere un po' turbolento e per la scarsa propensione agli studi, venne messo nel collegio Chierchia di Napoli. Ma ciò non servì a farlo riappacificare con le istituzioni scolastiche, per cui solo due anni dopo, quando era al ginnasio, interruppe gli studi.

Continuò la sua istruzione sotto la guida del padre Eduardo che lo costringeva per due ore al giorno a leggere e ricopiare testi teatrali non disdegnando, quando capitava l'occasione, di prendere parte a lavori teatrali nei quali dimostrava una innata bravura, in modo particolare per il repertorio farsesco.

All'età di quattordici anni entrò nella compagnia di Vincenzo Scarpetta, nella quale recitò ininterrottamente per circa otto anni. In questa compagnia teatrale Eduardo fece di tutto, a cominciare dal servo di scena, all'attrezzista, al suggeritore, al trovarobe, fino a quando nel 1920 non s'impose per le sue doti recitative nei ruoli di comico primario e per la sua spiccata propensione all'inventiva. E' datato 1920 il suo primo atto unico pubblicato: "Farmacia di turno".

Il suo impegno artistico era tale e tanto che anche durante il servizio militare Eduardo, nelle ore libere, si recava in teatro a recitare. Finito il servizio militare nel 1922 Eduardo De Filippo lasciò la compagnia di Vincenzo Scarpetta passando a quella di Francesco Corbinci, con il quale esordì al teatro Partenope di via Foria a Napoli con Surriento gentile di Enzo Lucio Murolo; fu in questo lavoro che Eduardo si cimentò per la prima volta in una regia impegnata. Nel 1922 scrisse e diresse un altro suo lavoro teatrale, "Uomo e galantuomo". Lasciata la compagnia di Francesco Corbinci ritornò nella compagnia di Vincenzo Scarpetta nella quale rimase fino al 1930. In questo periodo conobbe e sposò Doroty Pennington una americana in vacanza in Italia e recitò anche in altre compagnie come quella di Michele Galdieri e di Cariniù Falconi; nel 1929 con lo pseudonimo di Tricot scrisse l'atto unico "Sik Sik l'artefice magico".

Nel 1931 con la sorella Titina ed il fratello Peppino formò la compagnia del Teatro Umoristico, debuttando al teatro Kursaal il 25 dicembre con il capolavoro "Natale in casa Cupiello" che all'epoca era solo un atto unico.

Rimase a capo di questa compagnia fino al 1944 riscuotendo ovunque successi e consensi, diventando inoltre una vera e propria icona di Napoli. Eduardo De Filippo muore il 31 ottobre 1984 nella clinica romana Villa Stuart dove era stato ricoverato pochi giorni prima. La sua eredità artistica è stata portata avanti degnamente dal figlio Luca.

https://biografieonline.it/biografia-eduardo-de-filippo

Lo Sapevate Che: Federico Fellini, nell’olimpo dei migliori registi di sempre al punto che l’aggettivo felliniano rievoca scene immortali che hanno fatto la storia della settima arte

L'unico vero realista è il visionario.” Federico Fellini

 

Rimini, o cara

Federico Fellini nasce a Rimini il 20 gennaio 1920 da famiglia piccolo-borghese. Il padre proviene da Gambettola e fa il rappresentante di commercio di generi alimentari, mentre la madre è una semplice casalinga. Il giovane Federico frequenta il liceo classico della città ma lo studio non fa molto per lui. Comincia allora a procurarsi i primi piccoli guadagni come caricaturista: il gestore del cinema Fulgor, infatti, gli commissiona ritratti di attori celebri da esporre come richiamo. Nell'estate del 1937 Fellini fonda, in società con il pittore Demos Bonini, la bottega "Febo", dove i due eseguono caricature di villeggianti.

Durante il 1938 sviluppa una sorta di collaborazione epistolare con giornali e riviste, come disegnatore di vignette: la "Domenica del Corriere" gliene pubblica una dozzina nella rubrica "Cartoline dal pubblico", mentre con il settimanale fiorentino "420" il rapporto diventa più professionale e prosegue fino ad accavallarsi con il primo periodo del "Marc'Aurelio". In questi anni Federico Fellini vive già stabilmente a Roma, dove si è trasferito nel gennaio 1939, con la scusa di iscriversi a giurisprudenza. Fin dai primi tempi, frequenta il mondo dell'avanspettacolo e della radio, dove conosce, fra gli altri, Aldo Fabrizi, Erminio Macario e Marcello Marchesi, e comincia a scrivere copioni e gag. Alla radio incontra, nel 1943, anche Giulietta Masina che sta interpretando il personaggio di Pallina, ideato dallo stesso Fellini. Nell'ottobre di quell'anno i due si sposano. Per il cinema ha già iniziato a lavorare fin dal 1939, come "gagman" (oltre a scrive battute per alcuni film girati da Macario).

Negli anni della guerra collabora alle sceneggiature di una serie di titoli di buona qualità, fra i quali "Avanti c'è posto" e "Campo de' fiori" di Mario Bonnard e "Chi l'ha visto?" di Goffredo Alessandrini, mentre subito dopo è fra i protagonisti del neorealismo, sceneggiando alcune delle opere più importanti di quella scuola cinematografica: con Rossellini, ad esempio, scrive i capolavori "Roma città aperta" e "Paisà", con Germi "In nome della legge", "Il cammino della speranza" e "La città si difende"; con Lattuada "Il delitto di Giovanni Episcopo", "Senza pietà" e "Il mulino del Po". E sempre in collaborazione con Lattuada esordisce alla regia all'inizio degli anni cinquanta: "Luci del varietà" (1951), rivela già l'ispirazione autobiografica e l'interesse per certi ambienti come quello dell'avanspettacolo.

L'anno successivo Fellini dirige il suo primo film da solo, "Lo sceicco bianco". Con "I vitelloni", invece, (siamo nel 1953), il suo nome varca i confini nazionali e viene conosciuto all'estero. In questa pellicola, il regista ricorre per la prima volta ai ricordi, all'adolescenza riminese e ai suoi personaggi stravaganti e patetici. L'anno dopo con "La strada" conquista l'Oscar ed è la consacrazione internazionale. Il secondo Oscar, invece, arriva nel 1957 con "Le notti di Cabiria". Come in "La strada", la protagonista è Giulietta Masina, che ha avuto via via ruoli di diversa importanza in tutti i primi film del marito. Qui veste i panni della Cabiria del titolo, una prostituta ingenua e generosa, che paga con atroci delusioni la fiducia che ripone nel prossimo.

Con "La dolce vita" (1959), Palma d'oro a Cannes e spartiacque della produzione felliniana, si acuisce l'interesse per un cinema non legato alle tradizionali strutture narrative. Alla sua uscita il film suscita scandalo, soprattutto negli ambienti vicini al Vaticano: gli si rimprovera, assieme ad una certa disinvoltura nel presentare situazioni erotiche, di raccontare senza reticenze la caduta dei valori della società contemporanea.

Nel 1963 esce "8½", forse il momento più alto dell'arte felliniana. Vincitore dell'Oscar per il miglior film straniero e per i costumi (Piero Gherardi), è la storia di un regista che racconta, in modo sincero e sentito, le sue crisi di uomo e di autore. L'universo onirico introdotto in "8½" ritorna in forma esplicita in tutti i film fino alla fine degli anni sessanta: in "Giulietta degli spiriti" (1965), ad esempio, è tradotto al femminile e tenta di far da riferimento alle ossessioni e ai desideri di una donna tradita.

Con il successivo "Toby Dammit", episodio di "Tre passi nel delirio" (1968), trasfigura una novella di Edgar Allan Poe, "Non scommettere la testa con il diavolo", asservendola ad un ulteriore approfondimento sulle angosce e sulle oppressioni dell'esistenza contemporanea. In "Fellini-Satyricon" (1969), invece, l'impianto onirico è trasferito alla Roma imperiale del periodo della decadenza. È una metafora del presente, in cui spesso prevale il piacere goliardico della beffa accompagnato da un interesse per le nuove idee dei giovani contemporanei.

Conclusi con lo special televisivo Block-notes di un regista gli anni sessanta, il decennio successivo si apre con una serie di film in cui il passato riminese torna alla ribalta con sempre maggior forza. "Amarcord" (1973), in particolare, segna il ritorno alla Rimini dell'adolescenza, degli anni del liceo (gli anni trenta). I protagonisti sono la città stessa con i suoi personaggi grotteschi. La critica e il pubblico lo acclamano con il quarto Oscar.

A questo film gioioso e visionario si susseguono "Il Casanova" (1976), "Prova d'orchestra" (1979), "La città delle donne" (1980) "E la nave va" e "Ginger e Fred" (1985). L'ultimo film è "La voce della Luna" (1990), tratto da "Il poema dei lunatici" di Ermanno Cavazzoni. Federico Fellini torna in questo modo con i suoi pazzi nella campagna per ascoltare le sue voci, i suoi bisbigli, lontano dal clamore della città. Il film rispecchia in pieno questi dati: da un lato, abbiamo allora la sgradevolezza delle immagini dei baracconi che quotidianamente vengono montati e smontati, dall'altro il calore e la poesia delle sequenze del cimitero, dei pozzi, della pioggia, della campagna di notte. Nella primavera del 1993, qualche mese prima di morire, Fellini riceve il suo quinto Oscar, alla carriera. Federico Fellini si spegne a Roma per un infarto il 31 ottobre 1993 all'età di 73 anni.

https://biografieonline.it/biografia-federico-fellini 

Lo Sapevate Che:Bud Spencer, il gigante buono più amato dal pubblico ed insieme con l’amico Terence Hi ha formato una coppia leggendaria nella storia del cinema

Non ho mai rincorso le donne degli altri perché non riesco a entrare negli armadi quando i mariti tornano all'improvviso.” Bud Spencer

 

Gigante buono

Bud Spencer (il cui vero nome è Carlo Pedersoli), nasce a Napoli il 31 ottobre 1929. La famiglia è discretamente benestante: il padre è un uomo d'affari che, malgrado i numerosi tentativi, non riesce ad acquisire una vera ricchezza a causa soprattutto delle due guerre mondiali affrontate e che hanno influito non poco sull'andamento dei suoi affari. Bud Spencer ha anche una sorella, Vera, anch'essa nata a Napoli.

Nel 1935 il piccolo Bud frequenta le scuole elementari nella sua città, con buoni risultati, poi, appassionato di sport, solo pochi anni dopo diventa membro di un club locale di nuoto, vincendo fin da subito alcuni premi. Nel 1940 la famiglia Pedersoli lascia Napoli per affari e si sposta a Roma. Il padre ricomincia da zero. Carlo inizia le scuole superiori ed entra contemporaneamente in un club di nuoto romano. Completa gli studi con il massimo dei voti.

Non ancora diciassettenne passa un difficile esame all'Università di Roma e comincia a studiare Chimica. Nel 1947, però, i Pedersoli per ragioni di lavoro si spostano in Sud America e Carlo è costretto a lasciare l'Università. A Rio lavora ad una catena di montaggio, a Buenos Aires come bibliotecario, e infine come segretario all'ambasciata italiana in Uruguay.

Un club di nuoto italiano lo reclama a gran voce e il futuro Bud Spencer torna in Italia, diventando campione italiano di nuoto a rana. In quegli anni (tra la fine degli anni '40 e l'inizio dei '50) vince il campionato nei cento metri stile libero, ed è il primo italiano ad abbattere la soglia del minuto. Deterrà il titolo fino alla fine della carriera.

Carlo Pedersoli non dimentica però gli studi e si iscrive nuovamente all'Università, questa volta in Giurisprudenza. Contemporaneamente ha fortunosamente la possibilità di entrare a far parte del magico mondo del cinema, grazie al suo fisico possente e scultoreo. Ha così modo di recitare per la prima volta in un film di produzione hollywoodiana, il celebre "Quo Vadis" (nel ruolo di una Guardia Imperiale).

Intanto, nel 1952 partecipa anche alle Olimpiadi di Helsinki come membro del team italiano (anche nella squadra di pallanuoto), che diviene campione europeo. Dopo le Olimpiadi, con altri promettenti atleti viene invitato alla Yale University. Passa alcuni mesi negli Stati Uniti e poi, quattro anni dopo, eccolo alle Olimpiadi di Melbourne dove raggiunge un rispettabile undicesimo posto.

Dotato di una volontà di ferro, malgrado tutti questi numerosi impegni riesce a laurearsi finalmente in Legge. Da un giorno all'altro decide però di cambiare vita, quella routine gli sta stretta: in primis, comincia a non sopportare più i massacranti e monotoni allenamenti in piscina. Raggiunge quindi il Sud America, forse perché a quelle terre si sentiva particolarmente legato.

Rivoluzionando davvero tutto il suo mondo e le sue priorità, lavora per nove mesi per una impresa americana intenta in quel periodo a costruire una strada che legasse Panama a Buenos Aires (la strada diventata poi famosa come la "Panamericana"). Dopo questa esperienza trova un altro lavoro per una ditta automobilistica a Caracas, fino al 1960.

Agli inizi degli anni '60, il futuro attore, ritorna a Roma. Qui sposa Maria Amato, di sei anni più giovane, conosciuta quindici anni prima. Nonostante il padre di Maria sia uno dei più affermati produttori cinematografici italiani, Bud inizialmente non è interessato al cinema. Firma invece un contratto con la casa musicale RCA, e compone canzoni popolari per cantanti italiani. Scrive anche qualche colonna sonora. L'anno dopo nasce Giuseppe, il primo figlio, mentre nel 1962 arriva la figlia Christiana. Due anni più tardi scade il contratto con la RCA e muore il suocero. Carlo è spinto a buttarsi negli affari, producendo documentari per la RAI italiana.

Nel 1967 Giuseppe Colizzi, un vecchio amico, gli offre un ruolo in un film. Dopo qualche esitazione, accetta. Il suo partner di lavoro sul set è uno sconosciuto Mario Girotti, in procinto di diventare per il mondo il ben noto Terence Hill, scelto per sostituire Peter Martell (Pietro Martellanza) vittima di un incidente a cavallo durante alcune riprese. Il film è "Dio perdona... io no!", la prima pellicola di quella che diverrà la coppia più spassosa e divertente per questo nuovo genere western.

Le due star, però, nelle presentazioni in locandina cambiano i nomi, considerati troppo italiani per la provinciale Italia di allora. Per fare colpo, per rendere più credibili film e personaggi ci vuole un nome straniero ed ecco allora che Carlo Pedersoli e Mario Girotti diventano Bud Spencer e Terence Hill. Il cognome è scelto dallo stesso Carlo, che da sempre è un fan sfegatato di Spencer Tracy. "Bud", invece, che in inglese significa "bocciolo", è scelto per puro gusto goliardico, ma si intona perfettamente alla sua corpulenta figura.

Nel 1970 la coppia gira "Lo chiamavano Trinità", con la regia di E.B. Clucher (Enzo Barboni), un vero e proprio "cult" che non solo ebbe un enorme un successo in tutta Italia, ma che tutt'ora viene annualmente replicato sulle televisioni nazionali, sempre con ottimi indici di ascolto, a testimonianza dell'amore e del gradimento che il pubblico manifesta per i due.

A detta degli storici del cinema, inoltre, questo divertente western (a dispetto del titolo, si tratta di una spassosa commedia ambientata nel west che prende un po' in giro gli stereotipi del genere), segna la fine dei brutali "Spaghetti-western" precedenti. L'anno successivo la consacrazione assoluta arriva anche con il seguito del film; "...Continuavano a chiamarlo Trinità", sempre con la regia di E.B. Clucher, che sbanca i botteghini del cinema europeo. Ormai Bud Spencer a Terence Hill sono delle vere e proprie star internazionali.

Finita l'ondata western c'è il pericolo che la coppia non sfondi in altri generi cinematografici, ma presto questa ipotesi viene smentita e, tra il 1972 e il 1974, con "Più forte ragazzi", "Altrimenti ci arrabbiamo" e "Porgi l'altra guancia" di nuovo sono ai primi posti dei film visti nelle sale cinematografiche italiane. Nel 1972 nasce Diamante, la seconda figlia di Bud. L'anno dopo gira il primo film della serie "Piedone lo sbirro", creato a partire da una sua stessa idea (Bud Spencer collaborerà alla stesura di tutti gli episodi seguenti).

Fra le varie passioni dell'attore c'è anche il volo (nel 1975 ottiene una licenza di pilota per l'Italia, la Svizzera e gli Stati Uniti), ma c'è anche la mai dimenticata canzone. Nel 1977 scrive per il suo film "Lo chiamavano Bulldozer" alcune canzoni (una di queste viene cantata da lui stesso). A sei anni di distanza dal successo dei due Trinità, Bud e Terence ritornano a essere diretti da E.B. Clucher nel film "I due superpiedi quasi piatti", riscuotendo un buon successo di pubblico, mentre negli anni seguenti girano altri due film insieme: "Pari e Dispari" e il mitico "Io sto con gli Ippopotami" del compianto Italo Zingarelli.

Dopo vari progetti andati a vuoto per far riunire la coppia, Bud Spencer e Terence Hill si ritrovano sul set diretti dallo stesso Terence Hill per un altro western: "Botte di Natale", che non riesce a rinverdire i vecchi fasti. Nel 1979 Bud Spencer ottiene il premio Jupiter come star più popolare in Germania, mentre nel 1980, a circa dieci anni di distanza dall'ultimo film western, torna al vecchio genere con il film "Buddy goes West".

Una delle sue ultime pregevolissime interpretazioni risale al 2003, nel film "Cantando dietro i paraventi" di Ermanno Olmi. Appare poi in "Pane e olio", per la regia di Giampaolo Sodano nel 2008 e "Tesoro, sono un killer", per la regia di Sebastian Niemann, nel 2009.

Nel 2010 pubblica la sua biografia ufficiale, intitolata "Altrimenti mi arrabbio: la mia vita", scritta assieme a Lorenzo De Luca, scrittore e sceneggiatore. Nel 2014 esce il suo terzo libro, intitolato "Mangio ergo sum", in cui Bud mescola filosofia e gastronomia: scritto a quattro mani ancora con De Luca, contiene anche una prefazione del suo amico Luciano De Crescenzo.

Bud Spencer - Carlo Pedersoli - muore all'età di 86 anni il 27 giugno 2016. https://biografieonline.it/biografia-bud-spencer

Speciale: A Tavola con Halloween casalingo! …🌹

 

Non ho mai rincorso le donne degli altri perché non riesco a entrare negli armadi quando i mariti tornano all'improvviso.” Bud Spencer

 

Sono diversi anni ormai che quella che era una tradizione anglosassone ha raggiunto i nostri lidi e fatto proseliti tra quanti non si fanno mai mancare occasione per fare baldoria. Così zucche, maschere macabre, dolcetto o scherzetto, sono diventati simboli familiari anche per coloro che reputano l’arrivo di questi usi un’alterazione delle nostre tradizioni.

Allora, festeggiamo quest’anno, in casa nostra, questa allegra festa, con la speranza ci porti un po' di serenità in questi difficili momenti dovuti al Covid -19 nel mondo

 

Insalata di Porri e Ravanelli, accompagnati da Muffins Financiers

Per 4 persone

 

Ingredienti:

 

300 gr di porri, 100 gr di ravanello, un cucchiaino di zenzero fresco affettato, un cucchiaino di origano (meglio se fresco), il succo di un limone, peperoncino rosso in polvere, olio evo, sale.

 

Pulire i porri eliminando la parte verde più dura (che vi servirà per fare una frittata), lavarli accuratamente sotto l’acqua per eliminare eventuale terriccio tra le foglie: Lavare anche i ravanelli, eliminando la barbetta finale e una parte delle foglioline (che vi servirà da guarnizione).

Tagliare a rondelle sottili i porri e i ravanelli. Mettere il tutto in un’insalatiera, e mescolarvi le foglie di ravanello intere e lavate. Condire con il cucchiaino di origano e il cucchiaino di zenzero. Mescolare accuratamente in una ciotolina 4 cucchiai di olio, ½ cucchiaino di peperoncino rosso, il succo di limone e 2 cucchiaini di sale rosa dell’Himalaya. Versare il composto nell’insalata di porri e mescolare delicatamente. Servire accompagnando con i muffins financiers (segue ricetta).

  

Muffins Financiers

Per 12 muffins

 

Ingredienti:

 

45 gr di burro, i semi di un baccello di vaniglia, 1 albume d’uovo, ½ tazza di zucchero a velo, ½ tazza di farina bianca, 20 mandorle sgusciate, pelate, tostate e tritate. Dodici stampini da mini-muffins, burro.

 

Mettere il burro e i semi di vaniglia in un pentolino e fare cuocere a fuoco dolce fino a quando il burro diventi color nocciola, farlo raffreddare. In una ciotola, montare l’albume a neve fermissima e aggiungere poco alla volta lo zucchero, montando sino ad ottenere un composto gonfio e lucido. Incorporare la farina, le mandorle e per ultimo il burro.

Riempire con il composto 12 stampini da mini-muffins precedentemente imburrati. Fare cuocere in forno preriscaldato a 180° per 8 minuti. Fino a che siano ben dorati. Ottimi serviti con caffè e the.

 

Piatto caratteristico irlandese: Colcannon                                                                         per 4 persone

 

Ingredienti:

 

1 kg di patate, 3 cipollotti puliti, 200 gr di latte intero, verza gr. 340 (pulita), olio evo, pepe nero, burro 60 gr, sale.

Pulire le patate, ridurle a tocchetti di 3 cm. Metterle a bollire in una casseruola con abbondante acqua. Farle lessare per 10 minuti e poi scolatele. Eliminate dal cavolo le foglie più scure e dure e tagliate la base. Ridurre a julienne le foglie (lavate preventivamente) sino ad ottenere 340 gr di cavolo.

Pulire i cipollotti e sminuzzarli. Versare 4 cucchiai d’olio evo in un tegame e quando è caldo versate la verza e lasciatela scottare per 10 minuti, quindi unite i cipollotti e lasciate cuocere dolcemente per 5 minuti.

Mescolate e unite le patate bollenti, schiacciandole direttamente nel tegame con i rebbi di una forchetta. Salare e pepare. Cuocete per pochi minuti a fuoco basso.

Sistemate la preparazione in un piatto da portata, formandola a fontana e nel centro unire subito i 60 gr di burro che scioglierà nella preparazione fumante. Servire accompagnando a piacere, con crostoni di pane.

 

Flan di Zucca e Patate con Salsiccia

Per 4 persone

 

Ingredienti:

 

800 gr di patate a pasta gialla, 300 gr di zucca già pulita, 100 gr di panna fresca, 60 gr di emmenthal, 2 uova, 2 cucchiai di farina, salvia, 250 gr di salsiccia, 1 cucchiaio di semi di finocchio, noce moscata, burro, sale pepe

 

Pelare mezzo kg di patate e tagliarle a tocchetti. Ridurre a tocchetti anche la zucca e fare cuocere il tutto a vapore per 30 minuti. Passare dallo schiacciapatate facendo cadere la purea in una terrina. Unire alla purea 25 gr di burro, la farina, l’emmenthal grattugiato, la panna, le uova battute, una grattata di noce moscata, un pizzico di sale e pepe.

Foderare una pirofila rotonda con carta da forno lavata strizzata e ben imburrata. Rivestire le pareti con le patate rimaste (lasciarne delle fettine da posare sulla superficie della torta), sbucciate e tagliate a fettine sottilissime.

Versare nella pirofila il composto preparato e ricoprirlo con le patate residue. Condire in superficie con 40 gr di burro fuso aromatizzato con qualche foglia di salvia. Mettere in forno preriscaldato a 180° per 30 minuti. Poi alzare la temperatura a 200° e tenere il flan ancora in forno per 15 minuti.

Nel mentre spellare e sbriciolare la salsiccia. Farla rosolare in un tegame con 10 gr di burro e i semi di finocchio. Sfornare il flan e servirlo a fette, accompagnandolo con la salsiccia ben calda cosparsa sopra.

 

Biscotti speciali per Halloween

 

Ingredienti:

 

La prima fase prevede la preparazione della pasta frolla e richiede i seguenti ingredienti:
300 grammi di farina, 150 grammi di zucchero, 125 grammi di burro, una scorza di limone, un uovo intero, due tuorli.

 

Mettere nella ciotola di una planetaria la farina, lo zucchero e la scorza di limone grattugiata, insieme a un pizzico di sale, mescolando e aggiungendo il burro freddo fatto a piccoli pezzi.
Unire l'uovo intero mettendone da parte l'albume.

Fare amalgamare e passare il tutto su una spianatoia per poi formare un panetto da avvolgere in una pellicola trasparente e da lasciare in frigo per un'ora circa.


A questo punto, si potranno preparare il ripieno, utilizzando 300 grammi di polpa di zucca, 50 grammi di zucchero, 100 ml d?acqua ed una scorza di limone, e la glassa, con 30 grammi di albumi, 50 grammi di zucchero a velo, succo di limone e colorante alimentare arancione.

Per il ripieno: lavare, sbucciare e tagliare a pezzetti la zucca, mettendola in una casseruola con dell'acqua, e lasciarla sobbollire, avendo cura di coprire il recipiente; aggiungere lo zucchero e il limone grattugiato nel momento in cui la zucca inizierà a sfaldarsi, facendo cuocere fino a quando non sarà quasi diventata una crema.


Passare il composto in un passaverdure e farlo raffreddare; intanto stendere una striscia di pasta frolla larga circa 20 cm e dallo spessore di 1/2 cm.

Riempire quindi una sac a poche con il ripieno ottenuto e farcire i biscotti. Spennellare poi le noci di impasto con dell'albume e ripiegare la sfoglia sull'altra metà, premendo per far aderire bene.

A questo punto, sarà possibile dare forma ai biscotti utilizzando degli appositi stampi e infornarli su una teglia ricoperta da carta da forno, a circa 180° C per mezz'ora.

Mentre i biscotti sono in cottura, preparare la glassa, montando l'albume e aggiungendo lo zucchero a velo e qualche goccia di succo di limone. Unire infine il colorante e continuare a montare fino a quando la glassa non sarà soda e lucida.

Trasferire la glassa nel sac a poche e 
costruire i biscotti a piacere, disegnando sulla superficie le linee della zucca o delle faccine dall'aspetto spaventoso.

venerdì 30 ottobre 2020

Lo Sapevate Che: Luigi Einaudi, annoverato tra i padri della Repubblica Italiana, la sua personale declinazione del pensiero liberale esta ancora attuale

 La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica.” Luigi Einaudi

 

Coraggioso liberista

Luigi Einaudi, il primo capo dello Stato eletto dal Parlamento Repubblicano, è stato uno dei massimi rappresentanti della dottrina del liberalismo economico, o liberismo, teorizzando la non scindibilità tra libertà politica e libertà economica.

Il grande statista nacque a Carrù (Cuneo) il 24 marzo 1874 da una modesta famiglia, originaria della valle Maira. Dopo la morte del padre, la madre si trasferì con la famiglia a Dogliani, dove visse per il resto dei suoi giorni.

Intanto il giovane Einaudi meritò una borsa di studio per frequentare il ginnasio presso i padri delle Scuole Pie a Savona, e nel 1895, a soli ventuno anni, si laureò in giurisprudenza a Torino. Nel 1902 è già docente all'Università di Torino ed occupa la cattedra di Scienze delle Finanze con l'incarico di Legislazione Industriale ed Economia Politica. Due anni dopo ottiene la cattedra di Scienze delle Finanze all'Università Bocconi di Milano.

Luigi Einaudi si dedicò nei suoi studi alla ricerca nel campo dell'economia e della scienza delle finanze, all'insegnamento e al giornalismo; dal 1896, infatti, collaborò con il quotidiano torinese La Stampa, passando poi nel 1900 al già prestigioso Corriere della Sera di Milano, mentre dal 1908 diresse la rivista Riforma sociale. Intanto, nel 1903, aveva sposato una sua allieva, Ida Pellegrini; la loro fu un'unione felice, dalla quale nacquero tre figli.

Nel 1912 propone una nuova e rivoluzionaria teoria finanziaria, presentata dapprima sotto forma di articoli giornalistici e poi in un suo saggio dal titolo: "Concetto di reddito imponibile e sistema di imposte sul reddito consumato". La rivoluzione fiscale, poi attuata, consiste nel far prelevare dallo Stato a tutti i cittadini un'imposta comunale di famiglia in base al reddito prodotto dai salari, o dalle attività, o dagli immobili o altro, applicando un'aliquota. Questa sua idea porterà alla dichiarazione annuale delle imposte sui redditi delle persone fisiche, l'attuale 740.

Tra le opere pubblicate nel primo periodo merita ricordare: "Studi sugli effetti dell'imposta" (1902), "La finanza sabauda all'aprirsi del secolo XVII" (1908), "Intorno al concetto di reddito imponibile e di un sistema di imposte sul reddito consumato" (1912), "La terra e l'imposta" (1924), "Contributo alla ricerca dell' "ottima imposta"" (1929).

Luigi Einaudi venne nominato Senatore del Regno nel 1919, su proposta di Giovanni Giolitti, e al Senato fu uno dei più tenaci sostenitori della necessità di abbandonare ogni forma di socialismo di stato che si era infiltrato nella vita economica italiana durante la prima guerra mondiale; queste idee furono ampiamente esposte nel libro "La condotta economica e gli effetti sociali della guerra italiana", 1933. Inizialmente Einaudi guardò con speranza al programma economico del fascismo, ma già prima della marcia su Roma (ottobre 1922) prese posizione contro la ventilata dittatura, e nel 1927 lasciò il Corriere della Sera che era passato sotto il controllo del regime.

Nel 1935 le autorità fasciste fecero chiudere la rivista Riforma Sociale, e l'anno successivo Einaudi dette vita alla Rivista di storia economica (1936 - 1943). Dopo il 25 luglio, l'insigne economista fu nominato rettore dell'università di Torino, ma con la proclamazione della Repubblica Sociale di Salò dovette abbandonare questo incarico e rifugiarsi in Svizzera.

Alla fine del 1944 rientrò a Roma e il 5 gennaio 1945 venne nominato governatore della Banca d'Italia, dove ebbe modo di dimostrare le sue altissime capacità di statista. Nel 1946 fu eletto deputato all'Assemblea costituente per il Partito Liberale Italiano, e dal 31 maggio 1947 fece parte del Governo quale vice Presidente e ministro del Bilancio, provvedendo alla stabilizzazione della lira mediante una severa politica di restrizione creditizia.

Il 10 maggio 1948 venne eletto Presidente della Repubblica, e alla scadenza del mandato (25 aprile 1955) rientrò a far parte del Senato.

Nel mese di giugno del 1955, l'università inglese di Oxford gli conferì la laurea honoris causa e ne tracciò questo sintetico ma eloquente profilo: "Luigi Einaudi ha fatto molto per la salvezza del suo Paese. Egli è oggi la più rispettata di tutte le figure d'Italia, e agli occhi degli stranieri simboleggia il risorgere di un Paese che, dopo vent'anni di dittatura ed i grandi disastri della guerra, ha ritrovato il suo posto onorevole fra le nazioni libere del mondo".

Il Presidente fu anche uno dei primi e più convinti sostenitori della necessità di creare l'Europa unita e, avversario di ogni forma di monopolio, si schierò in particolare contro quello statale nel settore della scuola.

Luigi Einaudi morì a Roma il 30 ottobre 1961 e fu sepolto nella tomba di famiglia a Dogliani, il paese nel quale amava passare le vacanze e discorrere con la gente dei problemi quotidiani. Fra le altre cose che vanno dette, bisogna ricordare che Luigi Einaudi si è sempre dedicato personalmente alla conduzione della sua azienda agricola presso Dogliani, applicandovi i più moderni sistemi colturali.

Per i suoi altissimi meriti gli sono stati conferiti ampi riconoscimenti, tra i quali si ricordano: Socio e Vice-Presidente della Accademia dei Lincei; Socio della Accademia delle Scienze di Torino; Socio dell'Institut International de Statistique de L'Aja; Socio dell'Econometric Society di Chicago; Socio onorario dell'American Academy of Arts and Sciences di Boston; Socio dell'American Academy of Political and Social Science di Filadelfia; Socio onorario della American Economic Association; Socio onorario della Economic History Association di New York; Presidente onorario della International Economic Association; Socio corrispondente della Societè d'Economie Politique di Parigi; Vice Presidente della Economic History Society di Cambridge; Socio corrispondente del Coben Club di Londra; Socio corrispondente della Oesterreichische Akademie der Wissenschaften di Vienna. Gli sono state conferite le lauree "Honoris Causa" dalle Università di Parigi e https://biografieonline.it/biografia-luigi-einaudi