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mercoledì 13 novembre 2019

Lo Sapevate Che: VITTORIO DE SICA – 44 ANNI SENZA IL GRANDE REGISTA



ERA IL 13 NOVEMBRE 1974 QUANDO VITTORIO DE SICA CI LASCIAVA. REGISTA, ATTORE, SCENEGGIATORE E UNO DEI PADRI DEL NEOREALISMO ITALIANO.


Biografia  Napoli da Oscar

Vittorio De Sica nasce a Terra di Lavoro (provincia allora appartenente alla Campania), vicino Frosinone, il 7 luglio 1901. De Sica è stato indubbiamente uno dei più grandi registi della storia del cinema, idolatrato anche dai mostri sacri d'oltreoceano che immancabilmente lo citano come esempio sublime di artista. Fedeli al detto "nemo profeta in patria", l'Italia, malata di esterofilia non ha mai saputo valorizzarlo, trascurando come talvolta accade i suoi grandi personaggi.
Nato in una famiglia di umili origini, Vittorio De Sica studia a Napoli fino a quindici anni; inizia a lavorare come garzone e quindi si trasferisce a Roma con la famiglia dove consegue il diploma di ragioniere. Già da studente inizia a frequentare l'ambiente teatrale e a misurarsi come attore. Nel 1926 l'esordio nel cinema, dove recita e si afferma nelle parti del conquistatore galante. Di questi anni sono i film "Gli uomini che mascalzoni!" (1932) e "Grandi Magazzini" (1939).
Personaggio assai distinto, malgrado le umili origini, dotato di grande talento anche nella recitazione, De Sica è stato, insieme a Roberto Rossellini, il caposcuola della corrente cinematografica del neorealismo, periodo in cui escono "I bambini ci guardano" (1942), "Sciuscià" (1946, ritratto dell'infanzia abbandonata) e, due anni dopo, "Ladri Di Biciclette", sulla triste condizione dei disoccupati nel dopoguerra. Per questi ultimi due titoli il grande regista vince l'Oscar.
In seguito, sempre sulla scia della poetica neorealista gira "Miracolo a Milano" e il malinconico "Umberto D.", pellicola amara considerata da più parti come il suo vero capolavoro.
Più tardi, abbandonata la corrente neorealista, Vittorio De Sica si dedica a film più disimpegnati ma per questo non meno carichi di sensibilità e raffinatezza, come lo straordinario "L'Oro di Napoli". Tra questi ricordiamo anche "La Ciociara" (1961), "Ieri, Oggi e Domani" (1964), "Matrimonio All'Italiana" (1964), "Il giardino dei Finzi Contini" (con il quale vince un altro Oscar nel 1971).
L'ultimo film realizzato è "Il Viaggio", del 1974.
Il 13 novembre dello stesso anno il regista si spegne a Parigi all'età di 72 annI - https://biografieonline.it/biografia-vittorio-de-sica
LO RICORDIAMO CON CINQUE SUOI FILM IMPERDIBILI: ECCO QUALI SONO.

1) SCIUSCIÀ (1946)
Sciuscià non è solo uno dei molti film diretti da Vittorio De Sica. Non è nemmeno soltanto uno dei capolavori del Neorealismo italiano: è, in più, il primo film che ha vinto l’Oscar nella categoria Miglior film straniero.
Il titolo si riferisce a una parola napoletana, la quale deriva a sua volta dal termine inglese shoe-shine, utilizzata per indicare i lustrascarpe del periodo postbellico. Infatti, i protagonisti del film sono proprio due lustrascarpe, Pasquale (Franco Interlenghi) e Giuseppe (Rinaldo Smordoni). I due, non appena guadagnano abbastanza denaro, affittano Bersagliere, un cavallo bianco di Villa Borghese, e lo cavalcano in due.
Involontariamente, i protagonisti si ritrovano coinvolti in un furto e finiscono in un carcere minorile. Poco prima, però, sono riusciti a realizzare il sogno di comprare Bersagliere. Dall’arresto, gli eventi precipitano, fino a un finale tragico e straziante.
De Sica focalizza così l’attenzione sul popolo, vero protagonista del suo lavoro. La gente comune, quella di cui non si era soliti parlare al cinema, viene messa in risalto in tutti i suoi aspetti. Temi quali miseria, ignoranza, casualità e assurdo vengono ampiamente trattati, in modo che lo spettatore abbia davanti a sé un suggestivo ritratto dell’Italia della metà del XX secolo.
2) LADRI DI BICICLETTE (1948)
Quando si pensa a Vittorio De Sica, non si può non pensare anche a uno dei suoi più celebri film, Ladri di biciclette. L’elemento estremamente innovativo di quest’opera è la partecipazione di attori non professionisti, i quali incarnano infatti alla perfezione le personalità popolari rappresentate.
Il protagonista è Antonio Ricci (Lamberto Maggiorani), un disoccupato che vive nella Roma del dopoguerra. Riesce a trovare lavoro come attacchino comunale, ma gli occorre una bicicletta per potersi muovere nella città. La sua bicicletta, tuttavia, è impegnata al Monte di Pietà, per cui sua moglie impegna le lenzuola per poterla riscattare. Ma, colmo dei colmi, la bicicletta viene rubata proprio il primo giorno di lavoro. Il film gioca quindi sulla ricerca della bicicletta, mostrando tutti i personaggi con cui Antonio avrà a che fare.
Ritenuto uno dei massimi capolavori del Neorealismo italiano, il film ha vinto il premio onorario Oscar al Miglior film straniero, oltre che il Golden Globe, il Nastro d’Argento, il BAFTA, il National Board of Review Award e il New York Film Critics Circle Award. In particolare, De Sica si è aggiudicato il Nastro d’argento alla Migliore regia e alla Migliore sceneggiatura insieme a Cesare ZavattiniSuso Cecchi D’AmicoOreste BiancoliAdolfo Franci e Gerardo Guerrieri.
3) MIRACOLO A MILANO (1951)
In questo film di Vittorio De Sica, il protagonista è Totò (Francesco Golisano), un orfano trovato nella periferia milanese. La donna che lo adotta muore e lui si ritrova in orfanatrofio, come tanti altri bambini senza famiglia. Una volta raggiunta la maggiore età, Totò esce dall’orfanatrofio e incontra Alfredo (Arturo Bragaglia), il quale lo conduce alla sua baracca. Totò, insieme agli abitanti della zona, decide quindi di costruire una baraccopoli.
Ma c’è una cosa che gli abitanti del posto non sanno: sotto di loro c’è il petrolio. E questo, in effetti, è un vero e proprio miracolo.
Il film si è aggiudicato la Palma d’oro al Festival di Cannes.
4) IERI, OGGI, DOMANI (1963)
Sempre diretto da Vittorio De SicaIeri, oggi, domani è diviso per episodi.
Nel primo episodio, Sophia Loren è Adelina Sbaratti, una venditrice abusiva di sigarette napoletana che rischia perennemente l’arresto. Ricorre così a una lunga serie di gravidanze, in modo da evitare il carcere, almeno fino a quando suo marito continuerà a metterla incinta.
Nel secondo episodio, la Loren è Anna Molteni, una ricca signora milanese che intrattiene una tresca amorosa con un uomo di modeste condizioni, quasi per cercare un’evasione dal suo arido mondo. Ma un incidente le farà comprendere il vero valore di questo rapporto.
E nel terzo e ultimo episodio, l’attrice interpreta Mara, una prostituta d’alto bordo che abita a Roma. Il suo vicino di casa Umberto (Gianni Ridolfi) si innamora perdutamente di lei, la quale decide di stare al gioco. Ma il ragazzo fa davvero, troppo sul serio e Mara sarà costretta a sacrificare il proprio egoismo per il bene dell’uomo.
La pellicola ha vinto l’Oscar al Miglior film straniero nel 1965.
5) MATRIMONIO ALL’ITALIANA (1964)
Vittorio De Sica dirige Sophia Loren e Marcello Mastroianni. La Loren è Filumena Marturano, personaggio ideato dal drammaturgo Eduardo De Filippo. Filumena è un’ex prostituta legata da vent’anni a Domenico Soriano, interpretato proprio da Mastroianni. L’uomo è un ricco pasticcere e impenitente donnaiolo napoletano.
Mentre lei è innamorata, lui ne è attratto solo a livello sessuale, in quanto poi decide di sposare un’altra donna, molto più giovane di lui. Per vendetta, Filumena finge di sentirsi male e di essere prossima alla morte. Confida al prete che si reca al suo capezzale di voler sposare Domenico prima di morire. Il prete, allora, convince l’uomo a compiere questo gesto e sposa quindi i due amanti.
Una volta terminata la cerimonia, però, Filumena si alza dal letto, rivelando di essere in realtà in perfetta salute. Inoltre, si scopre che Filumena ha tre figli, avuti quando era ancora una prostituta e nascosti a Domenico. Il matrimonio, di conseguenza, è uno stratagemma per dare un cognome a questi ragazzi, ormai grandi. L’uomo, tuttavia, infuriato per l’inganno, le fa firmare dei documenti che invalidano il matrimonio. Dopo aver firmato, Filumena gli rivela che uno dei suoi tre figli è anche figlio di Domenico, ma si rifiuta di precisare quale sia. Domenico comincia ad arrovellarsi all’idea di avere un erede, accantona l’idea del matrimonio con la giovane cassiera e comincia a riflettere sulla sua vita passata e presente, sul suo rapporto con Filumena.
Per Matrimonio all’italiana, De Sica ha ricevuto il David di Donatello alla Miglior regia.

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