Il pilota motociclistico e automobilistico Tazio
Giorgio Nuvolari nasce il 16 novembre 1892 a Castel d’Ario, Mantova, un
mercoledì di 126 anni fa.
Quarto figlio di Arturo Nuvolari, agricoltore
benestante, e di Elisa Zorzi, di origine trentina, fu un ragazzo vivacissimo e
poco incline allo studio, Tazio è più attratto dal dinamismo delle discipline
sportive.
Fu figlio d’arte, poiché suo padre Arturo Nuvolari,
agricoltore benestante, amava correre agonisticamente in bici con buoni
risultati e, suo zio Giuseppe Nuvolari fu, sempre con la bici, addirittura
un asso, campione sia in Italia che all’estero nella velocità su
pista e nelle primissime gare di mezzofondo dietro motori; il piccolo Tazio
proverà per lo zio Giuseppe molto affetto e un’ammirazione sconfinata,
destinata a suscitare un fortissimo impulso di emulazione.
Tazio Nuvolari, detto il “Campionissimo” (giusto per
citare solo uno dei tanti soprannomi) iniziò la carriera come pilota
motociclistico nel 1920 e, quasi contemporaneamente, nel 1921, come pilota
automobilistico.
Fra marzo e novembre del 1923 prende la partenza 28
volte, 24 in moto e 4 in auto; non è più un gentleman driver, bensì
un pilota professionista.
In moto è la rivelazione dell’anno mentre in auto
alterna piazzamenti e abbandoni ma non manca di farsi notare, se non con la
Diatto, certo con l’agile Chiribiri Tipo Monza.
L’attività motociclistica predomina anche
nel 1924: 19 risultati, contro 5 in auto; questi ultimi sono tuttavia ottimi:
c’è la sua prima vittoria assoluta (Circuito Golfo del Tigullio, 13 aprile) e
altre quattro di classe.
In Liguria corre con una Bianchi Tipo 18 (4 cilindri,
due litri di cilindrata, distribuzione bialbero); nelle altre gare, ancora con
la Chiribiri Tipo Monza.
Tazio è alla guida di questa vettura quando per la
prima volta si batte contro un avversario destinato a un grande avvenire, anche
se non come pilota: il modenese Enzo Ferrari.
“Il mio primo incontro con Nuvolari“, scriverà
nelle sue memorie Enzo Ferrari, “risale al 1924. Fu davanti alla Basilica di
Sant’Apollinare in Classe, sulla strada ravennate, dove avevano sistemato i box
per il secondo Circuito del Savio. Alla partenza, ricordo, non avevo dato
troppo credito a quel magrolino, ma durante la corsa mi avvidi che era l’unico
concorrente in grado di minacciare la mia marcia. Io ero sull’Alfa 3 litri, lui
su una Chiribiri. E in quest’ordine tagliammo il traguardo. La medesima
classifica si ripeté poche settimane dopo al Circuito del Polesine…“.
Nel 1925 Tazio Nuvolari corre soltanto in moto, ma con
un intermezzo automobilistico tutt’altro che insignificante.
Il giorno 1 settembre, invitato dall’Alfa Romeo,
prende parte a una sessione di prove a Monza, alla guida della famosa P2, la
monoposto progettata da Vittorio Jano che fin dal suo apparire, nel 1924, ha
dominato la scena internazionale.
L’Alfa cerca un pilota con cui sostituire Antonio
Ascari che poco più di un mese prima è deceduto in un incidente durante il G.P.
di Francia, a Montlhéry.
Per nulla intimidito Tazio Nuvolari percorre cinque
giri a medie sempre più elevate, rivelandosi più veloce di Campari e Marinoni e
avvicinando il record stabilito da Ascari l’anno prima.
Al sesto giro incappa in una rovinosa uscita di pista:
“Le gomme erano quasi a zero“, spiegherà Tazio, “e a un certo punto
mi si disinnestò la marcia“.
La macchina è danneggiata, il pilota è seriamente
ferito, ma dodici giorni più tardi, ancora dolorante, torna a Monza, si fa
imbottire di feltro e bendare con una fasciatura rigida, si fa mettere in sella
alla fida Bianchi 350 e vince il G.P. delle Nazioni.
Ma nel suo cuore vi sono anche le quattro ruote: ci
riprova, implacabile, nel 1927, anno in cui con una Bianchi Tipo 20 disputa la
prima edizione della Mille Miglia arrivando decimo.
Poi acquista anche una Bugatti 35 e vince il G.P.
Reale di Roma e il Circuito del Garda.
Continuò così per molti anni, fino al 1930, ad
alternare gare in moto ed in auto.
È nell’inverno tra il 1927 e il 1928 che Tazio decide
di puntare con piena determinazione sull’automobile; fonda a Mantova la
Scuderia Nuvolari, compra quattro Bugatti grand prix e ne rivende due, una ad
Achille Varzi (suo amico, ma anche già fiero rivale in corsa, sulle due ruote)
e una a Cesare Pastore.
L’11 marzo 1928 ? nove giorni dopo la nascita del suo
secondo figlio, Alberto, Tazio vince il G.P. di Tripoli: è questo il suo primo
grande successo internazionale.
Vince anche sul Circuito del Pozzo, a Verona, battendo
il grande Pietro Bordino; questi malauguratamente perde la vita pochi giorni
dopo, in un incidente di allenamento in vista del Circuito di Alessandria, la
sua città.
Nuvolari va ad Alessandria e disputa la corsa, che è
stata intitolata a Bordino, del quale onora la memoria nel migliore dei modi,
vincendo.
In quello stesso 1930 Tazio Nuvolari entra a far parte
della neonata Scuderia Ferrari e le regala la prima vittoria, nella
Trieste-Opicina, con l’Alfa Romeo P2.
Si afferma anche in altre due importanti corse in
salita (Cuneo-Colle della Maddalena e Vittorio Veneto-Cansiglio, sempre con la
P2), poi torna sulla 1750 GS e va a vincere il Tourist Trophy sul circuito di
Ards, Irlanda del Nord.
E ancora in moto vinse due campionati italiani, in
auto le vittorie furono innumerevoli (fu 5 volte campione d’Italia, vinse varie
Targhe Florio, Coppe Ciano, Mille Miglia, e molte altre competizioni).
Dà l’addio alla moto, non senza cogliere gli ultimi
quattro successi fra cui, per la seconda volta, l'”assoluto” nel prediletto
Circuito del Lario, con la Bianchi 350 davanti anche a tutte le 500.
Tazio Nuvolari divenne una leggenda grazie alla
tenacia, l’audacia, lo sprezzo del pericolo e la noncuranza del rischio che
caratterizzavano tutte le sue gare.
Molti gli incidenti durante le gare che gli causarono
fratture in tutto il corpo, ma riuscì sempre a continuare a correre.
Anche nella vita ebbe dei gravissimi incidenti: la
morte dei suoi due figli nel giro di pochi anni l’uno dall’altro: entrambi per
malattia, entrambi solo diciottenni.
In auto corse per la Bugatti, per la Maserati, per la
Ferrari (nel 1948) e, sopratutto per l’Alfa Romeo della scuderia gestita
dall’allora “debuttante” (nonché già pilota) Enzo Ferrari.
La prodigiosa carriera di Nuvolari, che fu il primo a
superare la velocità di 330 km/h, si chiude nel 1950, all’età di 58 anni, con
le ultime due gare, il Giro di Sicilia/Targa Florio (il percorso è lungo 1.080
km ed abbandona poco dopo il via per la rottura del cambio), e la corsa in
salita Palermo-Monte Pellegrino, che lo vede primo di classe e quinto assoluto;
è il 10 aprile, la vettura è una Cisitalia 204 Spyder Sport elaborata da
Abarth.
Tazio ha chiuso ma non annuncerà mai il proprio
ritiro.
Nel 1952 fu colpito da un ictus che gli causò una
parziale paresi ed un anno più tardi, alle sei del mattino dell’11 agosto 1953,
fu un altro ictus a determinare la prematura scomparsa del campione che
Ferdinand Porsche aveva definito “il più grande pilota del passato,
del presente e dell’avvenire“,
Moltissimi i riconoscimenti: vie, piazze e monumenti a
suo nome, oltre che poesie, canzoni, libri e film a lui dedicati.
Di lui ha detto il noto regista
italiano Michelangelo Antonioni: “Era un uomo che violentava la realtà
e faceva cose che alla luce del buonsenso erano assurde… Per i giovani di
allora, e io ero tra questi, Nuvolari rappresentava il coraggio, un coraggio
senza limiti. Fu il mito, l’irraggiungibile“.
Muore l’11 agosto 1953 a Mantova un martedì di 65 anni
fa, all’età di 61 anni.
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