Alighiero Noschese (Napoli, 25 novembre 1932 – Roma, 3 dicembre 1979) è stato un imitatore, showman, comico e attore italiano, considerato il più fecondo e popolare imitatore
della storia della televisione italiana.
Biografia
Le origini e la giovinezza
Alighiero Noschese era figlio di un
funzionario al Contenzioso Penale delle Dogane del Tirreno e di una professoressa, aveva
antenati polacchi e una nonna di nazionalità tedesca[1]. Legato saldamente a San Giorgio a Cremano, città alle porte del
comune di Napoli, Noschese nacque però in Via
Palizzi al Vomero, quartiere borghese
della città, distinguendosi sin da bambino per l'abilità nell'imitare i versi
degli animali e la voce del padrone di casa.
Sempre a Napoli trascorse il resto della
sua adolescenza frequentando l'Istituto Pontano e compiendovi gli studi
classici e quindi, destinato dal padre alla professione di avvocato, si
iscrisse alla facoltà di giurisprudenza ove fu allievo, tra gli altri, di
Giovanni Leone il quale, avendo appreso che quel giovane studente eseguiva
magistralmente la sua imitazione, gli chiese di ascoltarla. Dalla sua vita
universitaria affiorò un curioso e significativo aneddoto: si narra infatti che
Noschese, giovanissimo, avesse sostenuto due esami orali (filosofia del diritto e diritto ecclesiastico) parlando con la voce
di Amedeo Nazzari al primo esame e
con quella di Totò al secondo[2]. L'iniziativa goliardica filò liscia senza destare alcun
sospetto.
La carriera e il successo
Appassionato di teatro e avendo idee
politiche di sinistra, divenne segretario
della federazione
giovanile comunista di Napoli[3]. Dopo aver tentato senza fortuna la
carriera di giornalista di cronache mondane a Paese Sera, venne assunto come praticante
nel giornale radio della Rai,
allora diretto da Vittorio Veltroni. Dai primi anni cinquanta ai sessanta era già presente in commedie e fantasie radiofoniche, all'interno
della Compagnia di Prosa di Roma della Rai, alternando
l'attività specifica di attore a quella di imitatore. Garinei e Giovannini gli affidarono
la trasmissione radiofonica "Caccia al tesoro" e, a partire
dal 1953, salì sui palcoscenici di mezza Italia con la compagnia Billi e Riva,
lavorando con Diana Dei, attrice e compagna
di vita di Mario Riva. Negli anni
successivi reciterà in teatro nella compagnia degli attori Tino Scotti e Nuto Navarrini,
alternando successi teatrali a quelli radiofonici.
Figurò nel cast del primo sceneggiato televisivo trasmesso
nel 1954, Il
dottor Antonio, e comparve successivamente come ospite in diverse trasmissioni. A metà
degli anni sessanta fu protagonista in teatro di due spettacoli di successo:Scanzonatissimo di Dino Verde e La voce dei padroni di
Castaldo e Faele con
la regia di Garinei e Giovannini. In questi due
spettacoli sperimentò per la prima volta l'imitazione di personaggi politici
ma, paradossalmente, sembrò non destare irritazione o malcontento tra i
politici imitati. Anzi, questi sembravano rallegrarsi per l'effetto di maggior
visibilità che si andava creando loro grazie a Noschese. Il 31 dicembre 1968
presentò il programma di fine anno "Ciao '68".
La consacrazione a personaggio di primo
piano dello spettacolo avvenne tuttavia nel 1969, grazie alla
partecipazione al varietà televisivo del sabato sera Doppia
coppia: in quella occasione Alighiero Noschese riuscì a ottenere l'autorizzazione
a imitare in televisione i personaggi politici, cosa fino ad allora proibita.
Determinante sembra sia stato il consenso del futuro Presidente
della Repubblica Giovanni Leone, che tra l'altro era
stato suo docente alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università
di Napoli, e che incoraggiò Noschese a proseguire in questo senso.
Da quel momento, a detta dello stesso
Noschese, pare che molti personaggi del campo dello spettacolo e della politica
gli abbiano espressamente chiesto di essere imitati, sia per acquisire maggior
visibilità sia per non essere considerati come personaggi di secondo piano:
paradossalmente essere imitati da Noschese diventava sinonimo di massima
notorietà. La brillante carriera di Noschese proseguì con una edizione di Canzonissima (1971, presentata da Corrado
Mantoni e Raffaella Carrà) come ospite fisso, e
successivamente lavorando con Loretta Goggi in Formula due (1973).
Lo stile e le imitazioni
Ispirato dai modi dell'imitatore e
cantante romano Marco Ciarmatore chiamato "Marcolino il piccolo
intrattenitore", oltre alla capacità di riprodurre in modo pressoché
perfetto voce, atteggiamenti e caratteristiche fisiche dei soggetti delle sue
imitazioni, Alighiero Noschese riusciva a satireggiare in modo sottile e mai volgare,
creando gag e battute pungenti. La sua comunque non è mai stata una vera e
propria satira spietata del
potere, bensì piuttosto una serie di camaleontiche caricature di numerosissimi personaggi famosi
di cui coglieva magistralmente i cosiddetti "tic". Per la sua
eccezionale capacità di rifare le voci di tutti, poi, era soprannominato "il Fregoli delle voci"[5]. L'autore dei testi di Noschese era il
grande sceneggiatore napoletano Dino Verde. L'artefice delle sue eccezionali ed
esasperate somiglianze fisiche con i personaggi imitati era invece la famosa
truccatrice Ida Montanari.
Restano memorabili tra le tante le sue
caratterizzazioni del telegiornalista Rai Mario Pastore, che di fronte a una telefonata dalla
regia, di smentita di una notizia faceva la faccia smarrita e con gli occhi spiritati
diceva "Mi dicono che non è vero", del giornalista Rai Jader Jacobelli che giustificava la messa in onda
delle tribune elettorali con il bisogno di "di...sputare" sui
problemi del nostro Paese, dell'annunciatrice Mariolina Cannuli, di cui enfatizzava l'atteggiamento
sensuale, e del politico Amintore Fanfani, di cui sottolineava la toscanità.
Noschese si è poi anche "occupato" dei giornalisti Paolo Cavallina, Ruggero Orlando (il cui gesticolare veniva
esagerato tanto da fargli dire "Da Nuova York, si dimena Ruggero
Orlando"), Tito Stagno, Ugo Zatterin (moderatore di tribune elettorali,
di cui Noschese "caricava" l'accento veneto), di Mike Bongiorno, Gianni Morandi, Alberto Sordi, dei politici Ugo La Malfa, Giovanni Leone, Marco Pannella, Luigi Preti e di molti altri. Le cronache
raccontano addirittura che la madre di Giulio Andreotti avesse visto alla televisione
un'imitazione del figlio da parte di Alighiero Noschese così ben eseguita da
non accorgersi della finzione, tanto che telefonò pure al figlio per
rimproverarlo: "Ma come ti è venuto in mente di andare a cantare in
televisione?"
Depressione e declino
Sposato dal 1963 con Edda De
Bellis, un'ex impiegata del teatro Parioli, aveva avuto da lei due figli:
Antonello, il primogenito, e Chiara, attrice teatrale e cinematografica, cantante e
doppiatrice. La moglie, a cui era molto affezionato, decise però nel 1974 di lasciarlo.
Il divorzio e il conseguente allontanamento
dalla sua amata famiglia fu per Noschese un brutto colpo, che contribuì a farlo
sprofondare nella depressione[2]. Nello stesso 1974, per motivi ignoti,
i rapporti con la Rai si interruppero
bruscamente e l'attore decise di uscire dalla loggia
massonica di Piazza del Gesù, alla quale era iscritto dal 1967 e dove aveva
raggiunto il livello di Cavaliere Kadosh,[7] per entrare nel Grande Oriente d'Italia; nello stesso periodo
entrò nella loggia coperta P2 di Licio Gelli.[8]. Figlio di massone, cattolico e
socialdemocratico, due giorni dopo la lettera di congedo "per motivi
strettamente personali", fu elevato al grado di Gran Maestro[7]. Negli anni seguenti partecipò ad
alcune trasmissioni sulle neonate televisioni private. Tenne a battesimo
Tele Piombino, lavorò per TeleLazio, dove condusse A letto con...,
e lavorò per l'emittente romana Quinta Rete di Rusconi (la futura Italia 1), proponendo alcune parodie di noti
personaggi della politica non trasmesse dalla Rai, perché bocciate
dalla rigida censura dell'emittente di Stato[9].
L'ultimo programma televisivo a cui
partecipò, Ma che sera, condotto
da Raffaella Carrà nel 1978, avrebbe dovuto
segnare il suo rientro dopo quattro anni di silenzio e il suo ritorno alla
satira politica, ma andò in onda proprio durante i giorni del rapimento
di Aldo Moro. Il caso volle che
Noschese avesse già registrato nel dicembre del 1977 delle divertenti gag,
imitando tra l'altro lo stesso Moro[10] (oltre a numerosi altri uomini
politici): quel materiale, per ovvi motivi, non poté andare in onda, con il
Paese non certo nello "spirito giusto" per ridere della politica in quelle settimane così
tormentate. Il declino di Alighiero Noschese, umano e ora anche professionale,
si fece ancora più acuto, tanto che il 12 novembre 1979 egli decise di
sospendere le prove del suo spettacolo teatrale con Maria Rosaria Omaggio, dal titolo L'inferno
può attendere, e si fece ricoverare per curare la depressione.
La morte
La mattina del 3 dicembre 1979, a 47 anni, Noschese
si tolse inaspettatamente la vita sparandosi un colpo di pistola alla tempia
nella cappella del giardino della clinica romana Villa
Stuart, dove era ricoverato.
Il suicidio destò scalpore e dubbi: risultava
strano, infatti, che un malato di depressione - per giunta ricoverato - avesse
con sé una Smith & Wesson calibro .38. Secondo una versione[11], Noschese, per uno scherzo, avrebbe
simulato al telefono la voce del neurologo che lo aveva in cura, chiamando
l'internista, per chiedergli i risultati degli esami clinici e così avrebbe
appreso dal sanitario di essere affetto da un cancro inguaribile che lo
destinava a vicina agonia. Sarebbe quindi uscito dalla clinica per andare a
casa a prendere la pistola: tornato in clinica si sarebbe ucciso davanti alla
grotta-cappella con la statuetta della Madonna di
Lourdes. Nello stesso giorno, e nella stessa clinica, si trovavano pure ricoverati
l'ex Presidente del Consiglio dei ministri Giulio Andreotti per un'operazione alla cistifellea[12] e, per un altro intervento
chirurgico, l'annunciatrice Mariolina Cannuli.
Gli furono celebrati due funerali: il 5
dicembre presso la chiesa
di Santa Maria delle Grazie al Trionfale a Roma e il giorno dopo
presso la basilica del Carmine a piazza Mercato a Napoli. La salma fu poi tumulata nel cimitero di San Giorgio a Cremano[13], come aveva chiesto. Era infatti
proprio a San Giorgio che durante i periodi di depressione amava ritirarsi in
meditazione presso un istituto religioso. Nei giorni seguenti il
giornalista Enzo Biagi scrisse un editoriale sul Corriere della Sera dedicato a
Noschese, alla sua vita, al suo successo e alla sua fine. Il 17 marzo 1981, due anni dopo la sua
scomparsa, il nome di Noschese fu rinvenuto nella lista degli appartenenti alla loggia
massonica P2 (tessera numero 1777).
Omaggi
A Noschese sono state intitolate strade
in varie località italiane tra cui Roma e San Giorgio a Cremano, paese ove riposa e dove ogni anno si svolge da tempo
un premio a suo nome riservato a giovani imitatori.
Nel 2004, a 25 anni dalla scomparsa, Gianni Minoli realizzò una
puntata del programma televisivo di approfondimento storico La Storia siamo noi a lui dedicata con la partecipazione di alcuni
suoi colleghi (Elio Pandolfi, Loretta Goggi, Lino Banfi) e imitati illustri (Giulio Andreotti e Mariolina Cannuli).
Il grande imitatore è stato ricordato ampiamente in
tre opere del giornalista e saggista napoletano Andrea Jelardi, ossia Queer
tv (2007) e In scena en travesti (2009, nel
trentesimo anniversario della scomparsa), nonché nella prima biografia
illustrata interamente a lui dedicata, edita nel 2013 in occasione
dell'ottantesimo anniversario della nascita (2012), intitolata Alighiero
Noschese l'uomo dai 1000 volti con il patrocinio del Comune di Napoli
e dal sindaco Luigi De Magistris quale opera prima in assoluto sull'illustre
concittadino.
Il 3 ottobre 2017, alla stazione di San Giorgio a Cremano, si è inaugurata
l'opera "Ricominciamo da qui", un omaggio ad Alighiero Noschese
e Massimo Troisi, firmato dagli street artisti siciliani Rosk&Loste. Il titolo è
naturalmente ispirato al famoso e primo film diretto da Massimo Troisi
"Ricomincio da tre", ambientato proprio nel comune vesuviano, e
prospetta una ripresa di coscienza e di amore per l'identità locale. Il
progetto della street art in stazione è curato da INWARD per EAV Ente Autonomo Volturno, qui insieme al Comune di San Giorgio a Cremano.[14]
Alcuni oggetti e ricordi personali appartenuti ad Alighiero
Noschese sono esposti, da settembre 2018, presso il Modern-Museo della
Pubblicità di San Marco dei Cavoti (Benevento), donati dai coniugi Andrea e Anna
Cacciapuoti i quali li avevano ricevuti in affidamento dalla cognata
dell'imitatore, vedova del fratello Giorgio. Tra gli oggetti vi sono
fotografie, cartoline, un microfono, occhiali da sole, camicie con iniziali AN,
alcune corone e medaglie religiose, un accendino commemorativo del film Io
non scappo fuggo , un diploma di onorificenza del padre Alberto, una
valigia e il vestito della prima comunione.
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