01/11/2019 Con questa solennità la Chiesa pellegrina sulla
terra venera in unico giubilo di festa la memoria di coloro della cui compagnia
esulta il cielo, per essere incitata dal loro esempio e allietata dalla loro
protezione. La festa si diffuse nell’Europa latina dall’VIII secolo
La festa di tutti i Santi il 1° novembre si diffuse nell’Europa latina
nei secoli VIII-IX. Poi si iniziò a celebrarla anche a Roma, fin dal secolo IX.
Un’unica festa per tutti i Santi, ossia per la Chiesa gloriosa, intimamente
unita alla Chiesa ancora pellegrinante e sofferente sulla terra. Quella di
Ognissanti è una festa di speranza: “l’assemblea festosa dei nostri fratelli”
rappresenta la parte eletta e sicuramente riuscita del popolo di Dio; ci
richiama al nostro fine e alla nostra vocazione vera: la santità, cui tutti
siamo chiamati non attraverso opere straordinarie, ma con il compimento fedele
della grazia del battesimo.
Festeggiare
tutti i santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna.
Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno
lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro
vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e
gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci
propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno
accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro
debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze. Questa beatitudine
che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità
è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato.
Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per
essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno
voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse
progressivamente tutto in loro. È Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha
instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi
hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che
essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre.
Con
la Solennità di tutti i Santi uniti con Cristo nella gloria in un unico giubilo
di festa la Chiesa ancora pellegrina sulla terra venera la memoria di coloro
della cui compagnia esulta il cielo, per essere incitata dal loro esempio,
allietata dalla loro protezione e coronata dalla loro vittoria davanti alla
maestà divina nei secoli eterni.
COS'È LA COMUNIONE DEI SANTI?
«La
nostra partecipazione alla redenzione del Cristo», ha scritto don Divo
Barsotti, «implica una partecipazione all'uomo della vita divina, di una grazia
però che non è un bene esclusivo e non lo diviene mai, ma tanto più si
partecipa quanto più anche diviene comune. Ora, proprio per questo motivo, la
comunione delle cose sante diviene naturalmente e necessariamente la Comunione
dei santi. Se la grazia di Dio non si comunica all'uomo che aprendo l'uomo ad
una universale comunione, ne viene precisamente che, quanto più l'uomo
partecipa di questi doni divini, tanto più anche comunica con gli altri uomini,
vive una comunione di amore con tutti quelli che partecipano ai medesimi beni.
Per la carità di Dio l'uomo non si apre soltanto a Dio, non entra in comunione
soltanto con la divinità, ma acquista una sua trasparenza onde l'anima può
comunicare con tutte le altre anime, può vivere un rapporto di amore anche con
tutti i fratelli. Il peccato ci ha divisi, ci ha opposti gli uni agli altri e
ci ha separati, ci ha reso opachi, impenetrabili all'amore; la grazia invece ci
dona questa nuova trasparenza, ci dona questa nuova possibilità di comunione di
amore. Ed è questo precisamente allora l'effetto della grazia divina: che cioè
noi viviamo la vita di tutti e tutti vivono della nostra medesima vita; non c'è
più nulla di proprio che non sia, anche qui, di tutti. Quanto più noi siamo
ricchi e partecipiamo agli altri i nostri beni, tanto più dell'altrui bene noi
viviamo. Un santo tanto più è santo quanto più è privo di ogni difesa nel suo
amore, quanto meno è chiuso nella sua ricchezza».
COSA DICE IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA SULLA COMUNIONE DEI SANTI?
La
comunione dei santi è precisamente la Chiesa. Ecco cosa dice: «Poiché tutti i
credenti formano un solo corpo, il bene degli uni è comunicato agli altri.
[...] Allo stesso modo bisogna credere che esista una comunione di beni nella
Chiesa. Ma il membro più importante è Cristo, poiché è il Capo. [...] Pertanto,
il bene di Cristo è comunicato a tutte le membra; ciò avviene mediante i
sacramenti della Chiesa».
«L'unità
dello Spirito, da cui la Chiesa è animata e retta, fa sì che tutto quanto essa
possiede sia comune a tutti coloro che vi appartengono».
Il
termine « comunione dei santi » ha pertanto due significati, strettamente
legati: «comunione alle cose sante (sancta) e «comunione tra le persone sante
(sancti)». «Sancta sanctis!» – le cose sante ai santi – viene proclamato dal
celebrante nella maggior parte delle liturgie orientali, al momento
dell'elevazione dei santi Doni, prima della distribuzione della Comunione. I
fedeli (sancti) vengono nutriti del Corpo e del Sangue di Cristo (sancta) per
crescere nella comunione dello Spirito Santo e comunicarla al mondo.
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