23 Novembre 1980: Domenica ore 19.35 un terremoto devastante,
tra i peggiori della storia moderna, colpisce la Campania e la Basilicata.
Epicentro tra i comuni di Teora,
Castelnuovo di Conza, e Conza della Campania tre
piccoli comuni
dell'Irpinia. Le proporzioni della catastrofe non si
percepirono nell'immediato, molti tg della 8 di sera parlarono addirittura di
lievi scosse di terremoto avvertite dalla popolazione e di nessun danno.
Erano gli albori della protezione civile, un sistema di controllo
e di intervento ancora acerbo e poco collaudato che aveva già dato prova di
inefficienza nei precedenti
terremoti del Belice e del Friuli. La macchina dei soccorsi si
mise in moto con ritardo, un gigantesco ritardo, legato anche alle dimensioni
dell'area interessata
Ben 422
comuni di cui più di 300 solo in Campania
furono interessati da un grado MCS (scala Mercalli) superiore a 6 il che
significa con danni gravi ed eventuali vittime. Dopo 3 giorni il grido di allarme del
maggiore giornale del Mezzogiorno. Il
Mattino titolava in questo modo la mattina di Mercoledì 26
Novembre.
Le caratteristiche del terremoto: la sua magnitudo, ancora oggi
molto dibattuta ma molto probabilmente vicina al 7.0, la sua profondità
all'incirca 32km e
la sua durata ben 90
secondi furono le
cause della vastità con cui si propagò il fenomeno
che fu avvertito in
quasi tutta l'Italia da nord a Sud, forte fino al Lazio,
l'Abruzzo, la Puglia e la Calabria
Un minuto e mezzo di terrore che cancellò dalla faccia della terra decine paesi. I morti furono migliaia,
quelli accertati
quasi 3000 ma diverse migliaia furono le persone mai
ritrovate, tanto che ancora oggi sono in molti a sostenere che le vittime furono almeno 10mila.
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