Iniziato
a porte chiuse il 12 aprile del 1633, il procedimento fu ispirato da papa
Urbano VIII, con cui Galileo intratteneva da tempo rapporti di reciproca
stima e amicizia. Di fronte, però, allo straordinario consenso riscosso dalla
nuova opera dello scienziato pisano, che andava a sconfessare la teoria
aristotelico-tolemaica accettata dalla Chiesa, il Pontefice, su pressione della
componente gesuita, ordinò che il libro venisse posto all'attenzione della
commissione del Sant'Uffizio.
Malato e in là con gli anni, messo con le spalle al muro, Galilei si trovò
costretto all'abiura delle sue tesi, subendo, il 22 giugno, la condanna
per «veementemente sospetto d'eresia» da scontare in carcere,
pena poi commutata negli arresti domiciliari a vita nella sua casa di Firenze.
Riabilitato a partire dal 1822, data in cui venne concesso l'imprimatur alla
pubblicazione dell'opera "Elementi di ottica e astronomia" di
Giuseppe Settele che riconosceva le teorie di Copernico, nel 1992 la Chiesa
riconobbe come ingiusta la condanna del 1633, in quanto frutto di «un'indebita
commistione di teologia e cosmologia pseudo-scientifica e arretrata».
https://www.mondi.it/almanacco/voce/5618001
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