Specializzatosi in chirurgia cardiotoracica negli
Stati Uniti d'America, conseguendo anche un master, Barnard cercò di mettere a
frutto quell'esperienza in Sud Africa, creando la prima unità coronarica
del Groote Schuur Hospital di Città del Capo. Dopo aver
eseguito con successo la prima operazione a cuore aperto in Africa, verso la
fine del 1967 gli si presentò la grande occasione che attendeva da tempo.
Il nuovo muscolo cardiaco di cui il
paziente Louis Washkansky, affetto da grave cardiopatia,
necessitava venne offerto da un padre generoso, al quale un incidente stradale
aveva portato via la moglie e condannato la figlia 25enne, Denise, a una morte
imminente. L'uomo diede il suo consenso all'espianto del cuore della figlia,
scegliendo di salvare la vita a un altro essere umano.
Il 2 dicembre 1967 Barnard entrò in sala
operatoria per eseguire il difficile trapianto e dopo diverse ore, ad
operazione conclusa, si fermò a guardare per poi fare un passo indietro ed
esordire così: «Funziona!» La notizia fece il giro del mondo
nelle settimane successive, nonostante la morte del paziente avvenuta 18 giorni
dopo, per via di una polmonite, conseguenza del rigetto del corpo estraneo da
parte del sistema immunitario.
Risolvere il problema del rigetto fu la nuova
sfida di Barnard e di altri ricercatori, che centrarono l'obiettivo tra gli
anni Settanta e Ottanta con la scoperta della ciclosporina come
farmaco antirigetto. Il primo trapianto cardiaco in Italia venne effettuato nel
1985 dal professor Vincenzo Gallucci.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/3218001
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