Promotore dell'iniziativa fu il ministro
dell'agricoltura, Filippo Cordova, che in una relazione ne sottolineò
l'urgenza, visto che in molte zone del paese non si registrava un'attività di
censimento da oltre trent'anni. I dati raccolti dal Censimento generale
della popolazione e delle abitazioni consegnarono un quadro che appare
lontano anni luce dall'Italia recente.
Residenti 22.182.377 (che salivano a circa 26 milioni, considerando le zone non
ancora annesse), con un 51% di maschi. L'età media era di 27 anni, mentre la
percentuale degli ultrasettantenni era ridottissima. Una popolazione, di gran
lunga, più giovane di quella attuale, con un alto tasso di natalità (i
bambini con meno di 10 anni rappresentavano il 24% del totale) e nuclei
familiari numerosi (con 4 componenti in media).
Nell'ordine, Napoli (447mila circa), Torino (204mila) e Milano (196mila) erano
le città con il maggior numero di abitanti. Il dato più allarmante era legato
al livello di analfabetismo: il 78% degli italiani non era in grado
di leggere e scrivere, con picchi del 90% in Calabria, Sicilia e Sardegna.
Registrato per legge ogni dieci anni, il censimento venne affidato dal 1926
all'Istituto nazionale di statistica (ISTAT). L'ultimo,
completato nel 2011 (il primo a permettere la compilazione del questionario via
web sul sito dell'Istat), ha interessato una popolazione residente di
59.433.744.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/42001
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