Nato a Dublino, in Irlanda, e morto a Parigi nel
dicembre del 1989, era figlio di protestanti, membri della Chiesa d'Irlanda.
Completati gli studi universitari, nel 1932 si trasferì a Parigi che considerò
la seconda patria. Qui strinse amicizia con il connazionale e grande
romanziere James Joyce che influenzò la prima parte della sua
produzione letteraria.
Risalgono a questo periodo i romanzi Murphy (1938)
e Watt (1953, ma scritto nel 1942) e la lunga serie di
racconti brevi, raccolti in More pricks than kicks ("Più
punture che iatture", 1934). Dagli anni Cinquanta in poi, per la critica a
partire dal romanzo Molloy (1951), prese le distanze dallo
stile di Joyce, negando qualsiasi senso compiuto alla realtà e trasportando
questa illogicità nell'incomunicabilità e nella staticità dei suoi personaggi.
Questo universo dell'assurdo trovò l'espressione
più concreta nel teatro, a partire dal capolavoro Aspettando Godot del
1952 e proseguendo con i celebri drammi "Finale di partita" (1956) e
"Giorni felici" (1961), che nel 1969 lo condussero al Nobel
per la Letteratura.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/545001
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