Nata al civico 72 di Rue Belleville, quartiere
operaio di Parigi, da due artisti di strada, Édith Giovanna Gassion visse
un'infanzia travagliata, dalle condizioni di degrado familiare (fu allevata
dalla nonna paterna, tenutaria di un bordello) e da una grave patologia agli
occhi. Insieme al padre, contorsionista, a otto anni cominciò a esibirsi in
strada dimostrando tutta la potenza della sua voce.
Nel 1936 registrò la prima canzone, Les Mômes de la cloche, e con
il nome d'arte Edith Piaf cominciò a imporsi nel panorama nazionale come
interprete anticonformista e passionale, costruendo il mito dell'«usignolo»
che, dagli anni Quaranta ai Sessanta, avrebbe incantato le platee di tutto il
mondo. Dall'immortale La vie en rose (1946) alla
grintosa Non, je ne regrette rien (1960), cantò l'amore per
gli uomini e la vita, vissuta senza rimpianti e con la capacità di ripartire
ogni volta da zero.
Talent scout di artisti di fama internazionale, quali Charles Aznavour e
Leo Ferré, fu molto amata nell'ambiente dello spettacolo (la grande attrice
Marlene Dietrich le fece da testimone di nozze). Consumata dall'artrite
reumatoide e dall'abuso di antidepressivi, fu stroncata da un aneurisma a
Grasse, il 10 ottobre del 1963. Alla sua vita è dedicato il film La vie
en rose, diretto da Olivier Dahan, premiato nel 2008 con due Oscar.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/3598001
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