Tutto partì da un'iniziativa del viceré
d'Egitto Ismail Pascià, intenzionato a festeggiare in pompa magna
l'inaugurazione del Canale di Suez, avvenuta nel novembre del 1869. Per
questo commissionò al famoso egittologo francese Auguste Mariette (le
cui preziose scoperte lo portarono ad essere il fondatore del Museo del Cairo)
un testo ambientato nell'antico Egitto, che ne celebrasse trionfalmente la
millenaria civiltà.
Nello stesso periodo era stato inaugurato anche
il Teatro dell'Opera del Cairo e la prima opera lirica rappresentata era stata
il Rigoletto di Verdi. Di qui l'idea di chiedere al grande
compositore di Busseto, di comporre un inno per celebrare entrambe le
inaugurazioni, dietro compenso di 80mila franchi.
Al rifiuto di quest’ultimo a scrivere musica
d'occasione, il viceré inviò Mariette a Parigi con l'incarico di assicurarsi la
collaborazione di uno tra Verdi, Wagner o Gounod. Grazie all'intercessione del
librettista Camille Du Locle (che aveva scritto per Verdi il
libretto del Don Carlos), il testo di Mariette arrivò tra le mani
del compositore italiano che ne rimase entusiasta, accettando l'incarico di
trarne un inno per un compenso più alto (150mila franchi).
In collaborazione con il poeta scapigliato Antonio
Ghislanzoni iniziò la stesura del libretto, in cui l'intento di Verdi
era di dare valore drammatico all'ambientazione scenica, curando in maniera
minuziosa i particolari dei vari ambienti e dei costumi legati all'epoca dei
faraoni.
Protagonista è il capitano egiziano Radames,
incaricato di contrastare l'invasione degli Etiopi. Innamorato della schiava
etiope Aida, combattuta tra la fedeltà al suo popolo e l'amore per
l'egiziano, Radames rivelerà alla stessa la strategia d'attacco del suo
esercito, ignaro di essere spiato dal padre della ragazza. Convinto di essere
caduto in trappola, si farà condannare a morte ma nell'affrontare la pena
capitale ritroverà al suo fianco l'amata che morirà con lui.
La "prima", programmata inizialmente
per gennaio del 1871, slittò a causa della guerra franco-prussiana,
che rese difficoltoso portare fuori dalla capitale francese le straordinarie
scenografie e i sontuosi costumi, curati dallo stesso Mariette (studiando gli
antichi bassorilievi egiziani) e realizzati negli ateliers parigini
del prestigioso teatro dell’Opera da noti artisti (come Daran e Lavastre).
La sera del 24 dicembre arrivò l'atteso debutto del
melodramma, suddiviso in quattro atti. Sotto la direzione del maestro Giovanni
Bottesini, si esibirono nel ruolo dei protagonisti quattro dei migliori artisti
dell'epoca: il soprano Antonietta Pozzoni Anastasi (Aida); il tenore
Pietro Mongini (Radames); il mezzosoprano Eleonora Grossi (Amneris,
figlia del faraone e innamorata di Radames); il baritono Francesco Steller (Amonasro,
padre di Aida).
Fu uno straordinario successo e il pubblico
rimase affascinato da brani di grande intensità drammatica come la Celeste
Aida. La conquista delle platee e della critica europea fu altrettanto
immediata riuscendo ad intercettare il rinnovato interesse per la civiltà
egiziana, che nell'Ottocento si respirò nelle diverse forme di espressione
artistica, dall'architettura alla musica.
La prima rappresentazione in Italia - ospitata
nello splendido Teatro alla Scala di Milano l'8 febbraio del
1872 - fu un trionfo per Verdi, che vide la sua opera salutata come un inno
ai valori risorgimentali. In particolare, la marcia
trionfale del II atto venne giudicata di travolgente intensità emotiva
e per questo riproposta in tutti gli eventi celebrativi dell'Unità d'Italia.
L'Aida fu portata in scena dai più illustri
interpreti della lirica, da Maria Callas a Placido Domingo, e
diretta da maestri d'eccezione quali Arturo Toscanini e Riccardo Muti.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/29009
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