Partecipata dal Governo e dalla SIP-Società
idroelettrica Piemontese, la nuova azienda, grazie al contributo di
numerosi intellettuali, cercò anche un rilancio dei contenuti liberandoli
dall'ideologia fascista e rinnovando i linguaggi.
Nel 1945 se ne delineò la governance, nominando un nuovo Consiglio
d’Amministrazione guidato dal giurista Carlo Arturo Jemolo, in
assoluto il primo presidente della Rai. Due anni dopo nacque la Commissione
parlamentare di vigilanza, organismo incaricato di vigilare sull'indipendenza
politica e sull'obiettività informativa della programmazione radiofonica.
Il 1952 segnò contemporaneamente l'inizio dei primi esperimenti televisivi, con
il primo telegiornale sperimentale, e il passaggio dell'azienda dal privato al
pubblico, per mano dell'IRI. L'anno successivo si istituì un canone di
abbonamento che tutti i cittadini erano tenuti a versare annualmente
per finanziare il servizio pubblico televisivo.
L'avvio delle regolari trasmissioni TV, nel 1954, comportò il cambio di nome
in RAI-Radio Televisione Italiana. In pochi anni l'offerta crebbe
con i primi programmi culturali, i quiz e gli sceneggiati, annunciati dalle
cosiddette "signorine buonasera", soprannome dato alle prime
annunciatrici dello schermo.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/23037
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