È il primo dei dodici racconti inclusi ne Le
avventure di Sherlock Holmes, che Conan Doyle pubblicò
riprendendo le storie già apparse sulla rivista britannica Strand
Magazine. Fu l'inizio della scalata al successo del personaggio che impose
Doyle sulla scena letteraria, riscattandolo dalle delusioni per la mancata
carriera di medico.
Da quest'ultima esperienza professionale, in particolare dagli insegnamenti
universitari del dr Joseph Bell (che basava ogni diagnosi sulla minuziosa
osservazione dei dettagli seguita dalla raccolta di prove inconfutabili),
trasse ispirazione per la creazione dell'astuto e onnisciente detective
londinese, che abita in un elegante appartamento al 221B di Baker
Street.
Dimora che più avanti condividerà con il dr John Watson (una sorta di alter ego
di Doyle), cui spetterà il compito di narrare le avventure del suo eccezionale
coinquilino, che alle spiccate doti investigative unisce diverse abilità
manuali: ottimo schermidore, alla pratica del pugilato a mani nude affianca
quella del bartitsu, arte marziale giapponese derivata dal jujitsu.
Nemico acerrimo è il professor Moriarty, definito dallo
stesso il Napoleone del crimine.
La saga di Holmes ispirò a Doyle 4 romanzi e 56 racconti, alcuni dei quali
scritti dopo un presunto ultimo episodio, in cui si alludeva alla sua presunta
morte e che l'autore fu costretto a smentire, per le proteste dei lettori che
reclamavano altre storie. Il debutto al cinema non tardò ad arrivare, con il
primo film muto proiettato nel 1902.
Molti altri ne seguirono, insieme ad adattamenti teatrali che contribuirono a
costruire un'immagine in parte falsata del personaggio originale: in nessun
romanzo o racconto di Doyle si legge del noto intercalare «Elementare,
Watson», né lo si descrive con il cappellino tipico del cacciatore o con la
pipa ricurva (in realtà fuma indifferentemente pipa, sigarette e sigari).
A lui si rifaranno autori di celebri investigatori, tra cui Agatha
Christie (per Hercule Poirot) e Umberto Eco (per Guglielmo da
Baskerville).
Una curiosità: il numero civico 221B di Baker Street, inventato da Doyle (a
quell’epoca la numerazione si fermava a 100), più tardi fu assegnato a un
edificio in cui aveva sede una società immobiliare. Quest'ultima, approfittando
del fatto che iniziavano ad arrivare lettere indirizzate ad Holmes, sfruttò la
cosa per farsi pubblicità.
In seguito il numero civico fu assegnato, nonostante le proteste della società,
al Museo di Sherlock Holmes (sito 13 numeri più avanti) dove
tutt'oggi viene recapitata la posta dei fan.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/14078
Nessun commento:
Posta un commento