Tra la
fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Ottanta, il nostro Paese ha
conosciuto un’estremizzazione del contesto politico – piegata alle logiche di
quella che viene definita “strategia
della tensione” -, tale da produrre violenza, lotta armata
e terrorismo. Sono i cosiddetti “anni
di piombo”, che, tra massoneria, servizi segreti deviati e
complotti, si caratterizzano, appunto, soprattutto per gli omicidi mirati, gli
attentati e le diverse stragi con le bombe, sulle quali, dopo tanto
tempo, ancora si cerca di fare chiarezza e di stabilire la verità.
Dunque,
tra le numerose stragi, oggi, è sicuramente doveroso ricordare quella che fu
eseguita proprio il 4
agosto del 1974, ovvero l’esplosione sul treno Italicus. Un ordigno dotato di
timer legato a una sveglia, fu disposto, all’interno di una valigia, sulla
quinta vettura del treno espresso 1486 (“Italicus”), proveniente da Roma e diretto a
Monaco di Baviera, via Brennero. Come camera di scoppio fu scelta la Grande
Galleria dell’Appennino, che con i suoi diciotto chilometri e mezzo avrebbe
amplificato gli effetti devestanti. Invece, per fortuna, il treno era in
ritardo, e alle 1.23, quando avvenne lo scoppio, la quinta carrozza si trovava
a soli cinquanta metri dall’uscita della galleria. Se il mezzo, infatti, non
avesse accumulato qualche minuto di ritardo, quasi sicuramente, le morti
sarebbero state molte di più. Così, grazie alla forza d’inerzia il convoglio
riuscì a raggiungere la stazione di San
Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna, con una sola
vettura in fiamme. Dodici persone rimasero carbonizzate mentre quarantotto
risultarono ferite, di queste alcune persero la vista, altre furono
irrimediabilmente sfigurate. Il capostazione di San Benedetto diede l’allarme e
accorsero altri ferrovieri svegliati dal boato. Vennero così organizzati i
primi soccorsi e i feriti più gravi furono inviati a Bologna . A bordo, tra
l’altro – secondo quanto rivelò la figlia – avrebbe dovuto esserci anche Aldo
Moro, ma un impegno, all’ultimo minuto, gli fece perdere la corsa con la quale
avrebbe dovuto raggiungere la famiglia in vacanza.
Quello
dell’Italicus è ritenuto uno dei più gravi attentati assieme alla strage
di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, alla strage di piazza della Loggia del
28 maggio 1974 e alla strage di Bologna del 2 agosto 1980. Anche in questo
caso, come per gli altri, furono incriminati come esecutori diverse personalità
legate all’eversismo neofascista, ma l’iter processuale si è concluso con
l’assoluzione degli imputati. Si tratta, dunque, dell’ennesima strage “senza colpevoli”.
Ricordare, pertanto, è quanto mai necessario affinché, almeno la Storia, possa
restituire giustizia e si possa iniziare a far luce su un periodo molto buio e
vergognoso.
Una
menzione speciale merita, infine, il ferroviere di Forlì, Silver Sirotti,
insignito di Medaglia d’oro al valor civile alla memoria, il quale,
munito di estintore, si lanciò tra le fiamme per soccorrere i viaggiatori
intrappolati e per questo suo gesto di eroismo perse la vita. Stefano
Bonazzi – Vittorio Santi
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