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venerdì 21 agosto 2020

Lo Sapevate Che: Palmiro Togliatti, leader storico del Partito Comunista Italiano e padre costituente della Repubblica Italiana


Rivoluzioni del XX secolo
Palmiro Michele Nicola Togliatti nasce a Genova il giorno 26 marzo 1893. Studente dal 1911 presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino, nell'ambiente accademico conosce Antonio Gramsci, studente del corso di Lettere. Nel 1914 Togliatti entra nel Partito Socialista: allo scoppio della prima guerra mondiale assume una posizione interventista, differentemente dei suoi compagni di partito.
Al termine del conflitto il mito della rivoluzione russa dilaga in tutta Europa così come nel mondo, appassionando le masse dei lavoratori, che nella vittoria del socialismo vedono l'avvento di una società più libera e giusta. Togliatti è uno dei collaboratori de "L'Ordine Nuovo", giornale fondato da Antonio Gramsci nel 1919, vicino alle posizioni di Lenin. Proprio nel 1919, a Mosca, nasce la "III Internazionale" alla quale possono aderire i partiti che accettano i cosiddetti "ventuno punti", deliberati dal suo II congresso, nel luglio del 1920: in accordo alle direttive bolsceviche qualunque partito voglia aderire all'Internazionale deve cambiare il proprio nome con quello di comunista, e deve espellere i riformisti.
Togliatti quindi insieme a Gramsci, Bordiga e Tasca, lascia il PSI durante il XVII congresso, che si svolge a Livorno nel gennaio del 1921, e dà vita al Partito Comunista d'Italia. Come tutti i partiti, anche quello comunista viene messo fuori legge dal regime di Benito Mussolini. Gli esponenti vengono rinchiusi in prigione o costretti a fuggire. Togliatti si trasferisce in Unione Sovietica nel febbraio del 1926. Dopo l'arresto di Antonio Gramsci, il giorno 8 novembre 1926, Togliatti diventa segretario del partito; ricopre la carica fino alla morte.
Nel 1937 è segretario della III Internazionale. A Mosca assiste e collabora alle purghe staliniane.
Il 27 marzo del 1944 fa ritorno in Italia a bordo della nave Tuscania che attracca al porto di Napoli. Di fronte ai conflitti che agitano il Comitato di Liberazione Nazionale, Togliatti propone ai partiti antifascisti di abbandonare la pregiudiziale antimonarchica, di combattere insieme contro il fascismo e di affrontare la questione istituzionale solo dopo la liberazione del paese: tale storico avvenimento viene chiamato "la svolta di Salerno", dal nome della capitale provvisoria del Regno del Sud.
Di fatto Togliatti appare come leader di un partito nuovo, non più una piccola formazione leninista degli anni Venti, ma una forza popolare candidata a diventare un grande partito di massa. Nel giugno del 1946, in qualità di Ministro della Giustizia, Togliatti propone l'amnistia per gli ex fascisti e nel marzo del 1947 si batte per l'approvazione dell'articolo 7 della Costituzione, che stabilisce che i rapporti fra Stato e Chiesa vengano regolati dal Concordato stipulato nel 1929 fra la Santa Sede e il regime fascista. I socialisti e i repubblicani gli rimproverano di non difendere la laicità dello Stato, mentre la Democrazia Cristiana trova in lui un interlocutore importante. Nella primavera del 1947, tuttavia, si conclude l'esperienza del PCI al governo. Anche in Italia inizia la "guerra fredda" e Alcide De Gasperi estromette i partiti di sinistra dalla compagine governativa.
PCI e PSI, alleati nel Fronte Democratico Popolare, perdono le elezioni del 18 aprile 1948. La DC ottiene il 48,5% dei voti e lega il paese al blocco occidentale, all'Europa e alla NATO. Due mesi dopo, Antonio Pallante, giovane di estrema destra, spara contro il segretario del PCI ferendolo gravemente. Nel paese si diffonde la notizia. Il cordoglio per Togliatti si trasforma in una manifestazione nazionale di protesta contro il governo. La CGIL vorrebbe proclamare lo sciopero generale. È lo stesso Togliatti insieme con i dirigenti del PCI a impedire che la protesta degeneri in un sussulto rivoluzionario.
L'anno più drammatico per la politica di Togliatti - così come per tutto il movimento operaio - deve ancora arrivare: è il 1956. Nel mese di febbraio, durante il XX congresso del partito comunista sovietico, il segretario Kruscev denuncia il culto della personalità di Stalin e i crimini commessi dal dittatore georgiano. La sinistra di tutto il mondo viene scossa. Togliatti, che ha partecipato al XX congresso, per la prima volta si esprime contro l'idea di una guida unica e unitaria del movimento operaio, e a favore dell'indipendenza dei partiti comunisti dal PCUS.
Quando nel novembre del 1956 i carroarmati sovietici entrano a Budapest e reprimono nel sangue la rivolta d'Ungheria, "L'Unità" scrive che è necessario tutelare la rivoluzione e reagire contro i reazionari: si tratta del momento di maggiore distacco fra il PCI e il PSI dalla fine della seconda guerra mondiale. Il PSI, infatti, condanna risolutamente l'intervento sovietico e, di lì a pochi anni, dà vita con la DC alla stagione del centro sinistra.
Togliatti muore a Jalta (Ucraina), sul Mar Nero, il 21 agosto 1964. Al suo funerale, a Roma, partecipa una folla composta da un milione di persone.                                 

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