L’11 agosto
1939 usciva nelle sale della piccola Cape Cod, nel Massachusetts, la favola
senza tempo diretta da Victor Fleming con protagonista Judy Garland. L’attrice
è Dorothy Gale, un ragazzina del Kansas che sogna di vivere in un mondo dove
tutti sono felici. Ci arriverà grazie ad un tornado e conoscerà un uomo di
latta, uno spaventapasseri e un leone codardo in cerca di autostima e fiducia
nelle proprie capacità. Un faro imprescindibile del cinema che non si spegnerà
mai.
L’11 agosto
del 1939, nelle sale di Cape Cod, una piccola cittadina del Massachusetts,
usciva la fiaba senza tempo di Victor Fleming, “Il Mago di Oz”(“The Wizard of
Oz”). Il regista, ispirandosi al primo dei 14 libri di L. Frank Baum, racconta
la storia di Dorothy Gale (Garland), una ragazzina del Kansas che, stanca di
essere inascoltata dagli zii, inizia a viaggiare con la fantasia immaginando di
vivere in un posto da sogno dove stare tranquilla e dove tutti sono felici.
Poco tempo dopo, un violento tornando si abbatte nella sua zona e Dorothy,
rifugiatasi in casa col suo cagnolino Totò, viene letteralmente trascinata via
e si ritroverà in un mondo tutto colorato dove ad accoglierla c’è Glinda
(Billie Burke), la Strega buona del Nord che la ringrazia per aver ucciso, a
sua insaputa, la malvagia Strega dell’Est, finita sotto la sua casa. Da quel
momento, Dorothy conoscerà i Mastichini, i piccoli abitanti del paesino ma
anche la perfida Strega dell’Ovest, sorella della defunta Strega dell’Est, che
intende impossessarsi delle scarpette rosse di Dorothy. Nel frattempo, la
ragazza s’incamminerà per la Strada dei Mattoni Gialli alla ricerca del Mago di
Oz (Frank Morgan), l’unico che può riportarla a casa, assieme all’Uomo di Latta
(Jack Haley), che vuole dal Mago un cuore; lo Spaventapasseri (Ray Bolger) che
vuole richiedere un cervello e il Leone codardo (Berth Lahr) che vuole un po’
di coraggio.
La favola
per eccellenza con un’indimenticabile Judy Garland
“Il Mago di
Oz” è la favola per eccellenza che si apre a mille interpretazioni. Victor
Fleming, nel 1939, era impegnato anche nella regia di “Via col vento”, quindi
in cabina di regia si avvicendarono George Cukor, Mervyn LeRoy, Norman Taurog e
King Vidor e, ognuno di loro, seppe dare il proprio tocco ma senza che alla
fine il film risultasse un “collage” senza senso, ma un viaggio armonioso tra
realtà e fantasia. Protagonista e pilastro della storia è Judy Garland, all’epoca
16enne, che superò in corsa Shirley Temple – che aveva un contratto in
esclusiva con la 20th Century Fox – per il ruolo di Dorothy. L’attrice aveva
già 10 anni di esperienza cinematografica alle spalle e, soprattutto, sapeva
cantare e ballare, quindi per lei non fu assolutamente un problema entrare nel
personaggio. Tra l’altro, l’iconico ruolo resterà quello più riuscito e famoso
di tutta la sua carriera (oltre a “E’ nata una stella”, del 1954), finita forse
troppo presto dato che la Garland è mancata a soli 47 anni.
Il viaggio
onirico aperto a mille interpretazioni
La pellicola
è rimasta nel cuore di tutti soprattutto per il viaggio onirico che affascina
grandi e bambini, reso dal passaggio dal mondo reale, quello del Kansas
volutamente in bianco e nero a quello del Regno di Oz, con colori brillanti e
vivaci. Ci si immedesima da subito nella voglia di evasione di Dorothy e nella
sua voglia di recarsi in un mondo tranquillo “Over the rainbow”, oltre
l’arcobaleno, quindi di superare i proprio limiti, andare oltre i confini della
propria fantasia, anche se “Il Mago di Oz” si apre a mille altre
interpretazioni. Non bisogna dimenticare che il film arriva dopo la Grande
Depressione, quando tutto era in ripresa e il futuro era in salita ma
aleggiavano fiducia e buono propositi, ma anche poco prima della Seconda guerra
mondiale. “Il mago di Oz” s’inserisce in questo contesto propiziando valori
come la solidarietà, l’amicizia autentica, l’amore universale, il continuo
miglioramento di se stessi. Il viaggio di formazione dei personaggi principali
non farà altro che restituirgli la fiducia nelle proprie capacità e l’autostima
che avevano perso.
Gli effetti
speciali di Gillespie e la squadra perfetta di sceneggiatori e tecnici
Lo
straordinario script del film fu curato addirittura da 14 sceneggiatori, anche
se la maggior parte del lavoro è stato fatto da Florence Ryerson, Noel Langley
e Edgar Allan Wold. Il vero mago di Oz è il geniale A. Arnold Gillespie,
all’epoca il creatore degli effetti speciali più famoso di Hollywood che creò
il tornado con dei pezzi di stoffa rotanti e fece costruire un modellino
volante della casa di Dorothy facendolo piombare su un pavimento dove c’era
dipinto il cielo del Kansas, girando la scena al contrario per far sembrare che
fosse proprio la casetta a cadere sulla terraferma. Naturalmente, fu agevolato
dalle scenografie di Noel Langley, dalla fotografia di Harold Rosson e
dall’abile montaggio di Blanche Sewell, mentre il tutto fu incorniciato dalle
musiche di Harold Arlen e Herbert Stothart.
Gli incassi
e gli Oscar
Il risultato
di tutto questo enorme lavoro fu un incasso, all’epoca, di 16.5 milioni di
dollari, a cui vanno aggiunti i 100 milioni della ridistribuzione del 1998,
anno in cui è stato inserito dall’American Film Institute al sesto posto nella
classifica dei Migliori 100 film statunitensi di tutti i tempi. L’Academy, nel
1940, lo candidò a 6 Oscar e il film ne portò a casa due, Miglior colonna
sonora e Miglior canzone ("Over the Rainbow"). E alla Garland?
L’attrice, durante la kermesse, vinse l’Oscar giovanile ma non per la pellicola
di Fleming, bensì “Per le sue rilevanti performance come giovane protagonista
dello schermo negli scorsi anni”.
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