Il Piemonte è una regione ricca di curiosità e
tradizioni. È una terra che trasuda storia da ogni angolo,
celebre per le sue eccezionali produzioni vinicole e per
la genuinità della sua cucina. Inoltre, custodisce numerosi borghi
medievali, alcuni ancora protetti dalle cinte murarie originali, che sono
stati inseriti tra i borghi più belli d’Italia. Pronti a scoprire questa
regione in tutte le sue ricchezze?
Oggi parleremo delle tradizioni
culinarie.
pIATTI TIPICI DEL PIEMONTE
Dalle
montagne, alle valli, passando per le Langhe, il Roero e il Monferrato, la
tradizione culinaria piemontese si compone principalmente di prodotti caseari, salumi ed
eccellenze quali i
vini e i tartufi. Tra i primi piatti, degni di nota sono
gli agnolotti,
figli dei ravioli liguri, hanno un ripieno che varia a seconda della zona, ma
che parte comunque da una base di carni trite, uova e formaggio. La fonduta è uno dei
fiori all’occhiello della cucina tradizionale piemontese: è una crema di fontina o toma,
servita caldissima con fettine di tartufo. I Tajarin sono
sottilissime tagliatelle all’uovo tirate a mano, tipiche delle Langhe.
Non mancano poi i risotti,
realizzati con diversi ingredienti, che costituiscono la base
dell’alimentazione di questa regione ricca di risaie. Gode di grande fama anche
la bagna cauda,
una sorta di intingolo che viene servito a tavola in recipienti di terracotta,
tenuti costantemente in caldo. I secondi piatti della tradizione sono il brasato al barolo e
le lumache al Barbera…per
chi ha il coraggio di mangiarle.
Beatrice Elerdini - https://viaggi.nanopress.it/news/curiosita-e-tradizioni-sul-piemonte-terra-di-vini-borghi-e-feste-medievali/P167247/
Qualche piatto caratteristico:
Agnolotti del Plin
Gli agnolotti del plin sono una pasta fresca tipica
del Piemonte. Scopriamoli a partire dalle loro origini fino alla ricetta
tradizionale. Gli agnolotti del plin sono un piatto della tradizione
piemontese, in particolare della zona delle Langhe e del Monferrato. Si tratta
di una pasta fresca, farcita tendenzialmente con carne brasata, dalle
dimensioni ridotte e dalla forma specifica.
Per 6
persone
Per la pasta: 500 gr di
farina, 4 uova, 1 tuorlo d’uovo, 1 cucchiaio d’acqua calda, olio, sale.
Per il
ripieno: 100 gr di polpa di vitello o manzo, 100 gr di polpa
di coniglio, 100 gr di lonza di maiale, 50 gr di riso, 100 gr di spinaci, 25 gr
di burro, 2 cucchiai d’olio, ½ cipolla, ½ gambo di sedano, ½ carota, ½ porro, 1
scalogno, rosmarino, salvia, timo, alloro, 3 dl di brodo, 1/2 bicchiere di vino bianco
secco, 1 uovo, 50 gr di parmigiano grattugiato, latte, noce moscata, sale e
pepe.
Per il condimento: 100 gr di burro, rosmarino, salvia,
timo, prezzemolo, basilico, 1 spicchio d’aglio, 1 scalogno.
Preparare il condimento: lavare le erbe aromatiche, lo
scalogno e l’aglio, puliti e tagliati a metà. Racchiudere il tutto dentro una
garza e cucirla. Mettere la garza in una scodella, irrorarla con il burro,
precedentemente fuso e lasciarlo in infusione per alcune ore.
Preparare la pasta: setacciare la farina, disporla a
fontana, mettervi al centro le uova, il tuorlo, l’acqua, l’olio, un pizzico di
sale e lavorare gli ingredienti fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico,
avvolgerlo in un foglio di pellicola trasparente e farlo riposare in
frigorifero per un’ora.
Nel frattempo preparare il ripieno: pulire gli
spinaci, lavarli, farli scottare in acqua salata in ebollizione, scolarli e
strizzarli. Spuntare e raschiare la carota, privare il porro delle radici,
delle foglie esterne e della parte verde più dura, sbucciare la cipolla e lo
scalogno, privare il sedano dei filamenti, lavare gli ortaggi e tagliarli a
pezzetti, tritare lo scalogno. In una casseruola far scaldare 2 cucchiai d’olio
il burro, aggiungere il mazzetto nella garza scolato dal burro, la carne di
vitello, di maiale e di coniglio divisa a pezzi, far rosolare finchè
risulteranno dorati da tutte le parti, unire gli ortaggi a pezzetti, lo
scalogno tritato, farli rosolare brevemente, insaporire con sale e pepe,
versare il vino bianco e lasciarlo evaporare. Unire il riso, farlo tostare per
2 minuti, aggiungere un poco di brodo bollente e continuare la cottura per 20
minuti circa aggiungendo di tanto in tanto un poco di brodo. Aggiungere gli
spinaci, togliere dal fuoco e fare raffreddare. Eliminare la garza con i gusti,
tritare finemente il composto, metterlo in una terrina, aggiungere l’uovo, il
formaggio grattugiato, un pizzico di sale, di pepe, di noce moscata e mescolare
bene tutti gli ingredienti, aggiungendo, se necessario, latte a sufficienza ad
ottenere un impasto omogeneo. Stendere la pasta in una sfoglia sottile,
disporre il ripieno a mucchietti nel senso della lunghezza, ripiegarvi sopra la
pasta, pizzicottare con due dita e tagliare gli agnolottini con la rotella.
Distribuirli sulla spianatoia infarinata e farli asciugare un poco. Far cuocere
gli agnolottini in abbondante acqua salata in ebollizione, scolarli al dente e
condirli con il burro alle erbe scaldato in un tegamino a parte.
Fonduta Piemontese
L’origine della fonduta non è molto precisa, viene attribuita ora
ad un’invenzione svizzera ora ad un prodotto piemontese del Cavour. Citata da
Pellegrino Artusi (come “cicimperio”), la preparazione era a base di fontina,
burro, rossi d’uovo e latte, con una consistenza di una crema densa. È inoltre
presente nel Trattato di cucina di Giovanni Vialardi, con una
ricetta già apprezzata dai Savoia.
Un’altra
spiegazione della sua origine è data dall’abitudine dei contadini di
fondere il formaggio insieme a quello che avevano a disposizione in casa,
accompagnandolo con il pane raffermo.
Va preparata
e portata a tavola nella tipica “caquelon”, una pentolina di porcellana
o ghisa o terracotta, dal fondo spesso collocata su di un supporto di metallo,
contenente una fonte di calore come una candela, oppure, in alternativa, può
essere usato un fornellino ad alcool che permette al formaggio di sciogliersi e
mantenere la giusta temperatura per tutta la durata del pasto. Per
mangiarla, ogni commensale usa l’apposita forchettina dalla
forma allungata, con impugnatura, di solito, in legno, intinge il pane
nel formaggio compiendo il tipico movimento ad otto per permettere ai due
elementi di legarsi.
Il simbolo
di convivialità è legato ad un evento storico quando a Kappel,
cittadina svizzera, nel 1529 i cattolici della Svizzera centrale e i
protestanti di Zurigo in conflitto tra loro si concessero una tregua mettendo
in comune il latte dei cattolici ed il pane dei protestanti. Cuocendo insieme i
due alimenti nacque la zuppa di Kappel, considerata l’antenata
della fonduta.
Risotto con Fonduta Piemontese e
Tartufo
Per 4 persone
Ingredienti:
300 gr di riso Violone nano, 1 scalogno ½ lt di brodo
di carne, ½ bicchiere di vino bianco secco, 2 cucchiai di crema di tartufi
bianchi (in tubetto o vasetto), 50 gr di crema di burro al tartufo bianco, 200
gr di buona fontina, 1,5 dl di latte, 3 tuorli, burro, pepe bianco.
Togliere la crosta alla fontina e ridurla a fettine
sottili e strette. Metterla in un contenitore alto e stretto coprendola
completamente col latte tiepido e lasciarla in ammollo per almeno 3 ore. Pulire
lo scalogno e tritarlo finemente.
In un tegame con 20 gr di crema di burro al tartufo
fare soffriggere lo scalogno, aggiungere il riso e lasciarlo tostare per 2
minuti, bagnarlo col vino e fare evaporare. Proseguire la cottura del risotto
aggiungendo man mano il brodo caldo e mescolando spesso.
Nel mentre, preparare la fonduta: mettere al fuoco
dolcissimo un pentolino con 15 gr di burro, i tuorli e la fontina con poco più
della metà del latte e fare fondere sempre mescolando e sempre a fuoco dolce.
Il formaggio
dapprima si fonderà formando dei fili e poi si trasformerà in una morbida,
omogenea crema. Toglierla dal fuoco, aggiungere 15 gr di burro, una macinata di
pepe e mescolare. Togliere dal fuoco il risotto e aggiungere il purè di tartufo
mescolato al burro e servire subito accompagnando a parte con la fonduta calda.
Coniglio al “CIVET”, ricetta
Piemontese
Per 6 persone
Il coniglio
al civet (parola francese che si pronuncia “al sivè”) è una preparazione
classica del Piemonte e anche della Francia, dove il coniglio o altri tipi di cacciagione
vengono messi a marinare nel vino di ottima qualità per 24 ore insieme a
verdure miste e spezie per poi essere cotto con l’aggiunta delle verdure e del
vino della marinatura.
Il coniglio
al civet è perfetto se accompagnato da una buona polenta.
Ingredienti:
1 coniglio di 2 kg completo di fegato, 1 cipolla, un gambo di
sedano, una carota, uno spicchio d’aglio, rosmarino, alloro, salvia, 6 chiodi
di garofano, un pezzo di cannella, 6 bacche di ginepro, 5 grani di pepe, 1 lt e
½ di vino corposo rosso, sale, olio.
Lavare il coniglio e ridurlo a pezzetti, mantenendo
intero il fegato. Pulire tutte le verdure e gli aromi. Tagliare a metà la
cipolla e fette grosse, il gambo di sedano e la carota a tocchetti, l’aglio a
fette.
In un grande contenitore mettere tutto il coniglio,
aggiungere le verdure, i gusti, le droghe, il fegato e coprire con tutto il
vino. Lasciare in infusione per una notte. Prelevare i pezzi di coniglio, le
verdure e gli aromi con una paletta forata e metterli in un tegame con 4
cucchiai di olio. Fare rosolare il tutto per 10 minuti, rigirandoli ogni tanto.
Aggiungere il vino di infusione. Fare cuocere per 2 ore, adagio, controllando
che non manchi il vino, se no aggiungere un po’ di acqua calda.
Verso fine cottura unire il fegato.
Prelevare tutti i pezzi del coniglio e il fegato.
Passare dal passaverdura il fondo di cottura con le verdure, i gusti ed il
fegato. Rimettere nella casseruola i pezzi di coniglio con il passato. Servirlo
caldo, accompagnando con una morbida polenta.
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