L’epicentro del terremoto, situato in mare aperto, a
373 km. a nord-est di Tokyo e ad una profondità di 25 km., genera uno tsunami con onde anomale alte fino a 14 metri che si
riversano sulla costa orientale del Giappone. L’acqua del maremoto
danneggia i sistemi elettrici di raffreddamento della centrale nucleare di
Fukushima provocando esplosioni nei reattori 1 e 3 ed il surriscaldamento di
quelli 2 e 4.
L’incidente viene classificato dall’Agenzia per la
Sicurezza Nucleare e Industriale del Giappone al grado massimo, il 7, un
livello finora raggiunto solo dal disastro
di Černobyl.
Il
governo giapponese ordina l’evacuazione di un’area del raggio di 20 km intorno
a Fukushima, abitato da circa 170.000 persone, ma le radiazioni vengono
rilevate fino ad 80 km di distanza dalla centrale e nell’Oceano Indiano dove i
reattori riversano materiale radioattivo in quantità enormemente rilevante.
La
Tepco, la ditta che gestisce l’impianto nucleare di Fukushima, tenta di
arginare i danni, ma la situazione è più grave del previsto e ad oggi non
completamente stabilizzata. Per mitigare gli effetti negativi sulla salute
delle persone contaminate dalle radiazioni degli isotopi di iodio radioattivo,
vengono somministrate pillole di ioduro di potassio per saturare la tiroide ed
evitare l’assimilazione dello iodio-131.
Le
vittime di questo disastro sono numerose, ma non è possibile fare una stima
precisa in quanto le conseguenze sulla salute della popolazione potranno essere
valutate solo negli anni a venire.
L’incidente nella
centrale di Fukushima ha risollevato nell’opinione pubblica mondiale il
problema della sicurezza degli impianti atomici. Nonostante le polemiche sulla
potenziale pericolosità di questa fonte energetica, solo due Stati, Germania e
Svizzera, hanno manifestato l’intenzione di abbandonare, nel lungo periodo, l’utilizzo
dell’energia nucleare, rispettivamente nel 2022 e nel 2034.
In Italia,
immediatamente dopo l’incidente di Fukushima, il Governo Berlusconi IV dichiara
l’intenzione di voler perseguire il programma nucleare italiano secondo le
disposizioni di legge approvate nel biennio 2008-2010. Ciò non avviene in
quanto tali disposizioni vengono abrogate con il referendum popolare tenutosi
il 13 giugno 2011.
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