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lunedì 2 marzo 2020

Lo Sapevate Che: Nel 1933, 86 anni fa l’Esordio al cinema di King Kong


Carl Denham, regista di documentari, parte alla volta dell'isola del Teschio (il nome è tutto un programma!) per girare un film. Come attrice ha scelto Ann Darrow, una ragazza povera che ha sorpreso a rubare, affamata, in un mercato. Durante il viaggio, la giovane assapora la gioia del benessere e scopre l'amore accettando il corteggiamento di Driscoll, un aitante marinaio; ma quando la nave getta l'ancora in prossimità della costa misteriosa, un gruppo di indigeni la rapisce con l'intenzione di offrirla in sacrificio al dio Kong che essi adorano e temono, un enorme scimmione che vive nell'interno dell'isola, al di là di una enorme palizzata. Denham, Driscoll ed altri marinai si mettono sulle tracce di Ann e del mostro che l'ha presa con sé e si inoltrano attraverso un paesaggio meraviglioso popolato da spaventose creature preistoriche. King Kong difende la sua preda dai mostri e dagli uomini, ma alla fine, viene circondato e stordito con il gas soporifero. Denham lo trasporta a New York, progettando di esibirlo al pubblico come "l'ottava meraviglia del mondo". Ma King Kong riprende ben presto le forze e la sera dell'inaugurazione dello spettacolo, riconosciuta la "sua" ragazza, spezza le catene che lo tengono prigioniero, devasta il locale e scatena il panico nel pubblico. Il gigantesco animale fugge per le strade di New York a caccia di Ann e quando la raggiunge, la trasporta sulla cima dell'Empire State Building. Si tratta, ormai, dell'ultima fuga. Dall'alto della giungla degli edifici della città, King Kong è in balìa degli aeroplani che gli ronzano intorno: dopo averne abbattuti alcuni a forza di zampate, la creatura lascia che la ragazza si metta in salvo e, quasi rassegnato, attende l'inevitabile fine. "Quando Merian C. Cooper - raccontò Fay Wray - mi disse che come protagonista maschile del film avrei avrei avuto l'attore più alto e più scuro che ci fosse mai stato ad Hollywood, pensai che si riferisse a Cary Grant... Ma poi cominciò ad illustrarmi l'idea di King Kong..." King Kong è una delle poche produzioni che possano vantare come protagonista assoluto uno scimmione meccanico. O'Brien, insieme con i fratelli Delgado, lo costruì utilizzando un modello di 45 centimetri di altezza dotato di scheletro snodabile di acciaio e ricoperto di lattice e pelle di coniglio. Per le riprese in primo piano costruì anche una mano, un piede ed una testa del mostro in grandezza naturale ricoperta da 40 pelli d'orso e manovrata da quattro (ma altre fonti dicono sei) uomini all'interno, due busti di mezzo metro ciascuno ed uno anch'esso di grandezza naturale. Per ottenere il ruggito del mostro si registrò quello di un leone abbassandolo poi di un'ottava. La tecnica della sovraimpressione, l'uso del "trasparente" e l'"effetto Dunning" (sovraimpressione tra positivo e negativo) resero molto realistiche le scene di interazione tra attori e modellini. Alla sceneggiatura parteciparono il romanziere Edgard Wallace, che morì durante la lavorazione (da qui la polemica sull'effettivo suo contributo), James Creelman e Ruth Rose, moglie di Schoedsack. Shoedsack stesso e il produttore Merian C. Cooper si ritagliarono una partecipazione nel film impersonando, rispettivamente, il mitragliere e il pilota dell'aereo che abbatte King Kong. La suggestiva scenografia che sembra spesso ispirarsi alle fantastiche tavole di Doré è opera di Carrol Clark, Alfred Herman, Marco Larringa e Byron L. Crabbe. La palizzata che separa il villaggio indigeno dal regno preistorico di King Kong venne data alle fiamme durante la lavorazione di Via col Vento, per simulare il colossale incendio di Atlanta (... e, restando in tema di Via col Vento, l'attrice di colore Hattie McDaniels interprete di Mamie, governante di Rossella O'Hara, in King Kong fa una breve comparsata). Jean Bouellet non ha esitato a considerare King Kong il più grande film della storia del cinema mondiale, ed anche se il giudizio dello studioso francese può apparire azzardato o animato da intenti provocatori, bisogna riconoscere che King Kong è senza dubbio uno di quei film che hanno fatto storia. A riguardarlo, ancora oggi si resta favorevolmente colpiti dalla qualità del montaggio, della scenografia, degli effetti speciali, e dalle possibili letture che suggerisce. King Kong è un emozionante film di avventure; ma anche un film su un amore impossibile (buon esempio di trasposizione cinematografica della favola della bella e della bestia); una lezione di erotismo (indimenticabili le scene in cui il gigante strapazza con l'unghia il vestito della bella biondina e quella in cui la osserva fuori da una finestra); ed un film "politico", per la tematica del "diverso" e per la denuncia (probabilmente inconsapevole da parte degli sceneggiatori) del sistema capitalistico americano che tutto spettacolarizza e consuma... Quando, verso la fine degli anni '60, King Kong tornò a circolare sugli schermi dei cinema d'essay di Roma, spesso, in platea, si assisteva ad uno strano fenomeno di coinvolgimento: ogni volta che il povero scimmione abbatteva un aereo con una zampata, i giovani spettatori (contestatori come lo si era in quegli anni) prorompevano in applausi fragorosi... Il soggetto ha ispirato il remake King Kong del 1976, seguito, a sua volta, da King Kong 2 del 1986.

Nel corso degli anni il cinema ha avuto modo di perfezionare sempre più i suoi roboanti effetti speciali, attrazione imprescindibile per tutti quegli spettatori disimpegnati, pronti a lasciarsi ammaliare dalla semplice forza spettacolare della Settima Arte. Basti pensare a pellicole del calibro di Guerre Stellari, Alien, Lo Squalo, Blade Runner, e il gioco è fatto. Il cinema di finzione, infatti, non può esimersi dall’inventare nuovi mondi prima sconosciuti ai nostri occhi, troppo spesso pigri di ricreare immaginari alternativi alla realtà di tutti i giorni. Ecco perche, a distanza di ben 73 anni, rivedere un capolavoro del passato, come il King Kong di Merian Cooper ed Ernest Schoedsack, classe 1933, non può non fare un certo effetto. Almeno per gli amanti del cinema a tutto tondo! Uno dei tanti esempi di cinema nel cinema, occasione imperdibile per i registi dell’epoca di intrattenere per qualche ora il proprio pubblico, senza mancare di riflettere sull’essenza stessa dell’arte cinematografica. Come non accorgersene dinanzi alla storia di Carl Denham (Robert Armstrong), avventuroso produttore di documentari in cerca di una giovane attrice per la sua prossima impresa, alla volta dell’isola tropicale di Skull Island, abitata dal gigantesco gorilla King Kong? Ed è qui che s’innesca la trovata “universale” del film, alla ricerca “visiva” di quell’eterna lotta impari tra l’uomo e Dio, tra il paesaggio urbano e la natura; è qui che ha luogo la conversione da un mondo a immagine e somiglianza del Creatore, ad un mondo a immagine e somiglianza dell’uomo. Le ultime, visionarie, sequenze con il gorilla asserragliato sulla cima dell’Empire State Building di New York, in compagnia dell’amata Ann Darrow (per la serie, anche le bestie hanno dei sentimenti), ci da il senso contraddittorio del nostro tempo, anche a distanza di decenni. Non più l’uomo al servizio della natura, bensì la natura al servizio dell’uomo, con tutti gli squilibri che questa deriva comporta. Un film d’amore, un film d’avventura, un film di terrore, ma ancor di più un film sul nostro “vecchio pazzo mondo”-  King Kong di Paolo Massa .

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