Dalle mitiche figurine alle piu' belle e
prestigiose opere editoriali. Venerdì 30 marzo 2007, è morto, a 76 anni, uno
dei più grandi raffinati editori al mondo. La sua opera gli sopravviverà, in
quanto, come ci ha dichiarato Vittorio Sgarbi, l'uomo può diventare immortale
attraverso le sue opere di pregio, attraverso le sue azioni. - Roberto Armenia
Ricordo
Franco Cosimo Panini come imprenditore illuminato ma anche come grandissimo
uomo, colto, raffinato, bibliofilo innamorato del suo lavoro e dei valori della
famiglia e della convivenza civile, amante del bello e di profonda
dirittura
morale e intellettuale.
Ricordiamo
Franco Cosimo Panini con l'ultima intervista che ci ha rilasciato, quando
Il
male inesorabile lo stava già minando.
FRANCO
COSIMO PANINI è nato a Pozza di Maranello, nel 1931, ultimo di otto fratelli
(4) e sorelle (4). E' sposato con Emilia Spalanzani. Dal matrimonio sono nati
cinque figli (Laura, Silvia, Maria Teresa, Lucia e Luca). A dodici anni,
comincia la sua esperienza con la carta stampata e con l'editoria, come garzone
nell'edicola giornali di Corso Canalchiaro a Modena. Nel gennaio
1945, assieme al fratello Umberto, acquista e gestisce l'edicola giornali di
fronte alla facciata del Duomo di Modena. Nel 1951 si iscrive ai corsi serali
dell'ENAL, diplomandosi in ragioneria il 27 luglio 1953. Dieci giorni dopo
viene assunto come impiegato presso il Banco S. Geminiano e S. Prospero. Nel
1963 lascia la banca per raggiungere, assieme al fratello Umberto, i fratelli
Giuseppe e Benito che avevano iniziato un'attività editoriale specializzata
nella produzione di figurine per ragazzi. A partire dal 1970 inizia ad
occuparsi dello sviluppo internazionale della società, fondando e presiedendo,
undici società con il marchio PANINI, nei più importanti Paesi del mondo.
Nel
1983 viene chiamato a far parte del Consiglio di Amministrazione del Banco S.
Geminiano e S. Prospero, del quale viene nominato Vicepresidente nel 1990. A
partire dal 1989, a seguito della cessione delle "Edizioni Panini"
-figurine-, Franco Cosimo Panini di dedica, a pieno tempo, alle edizioni d'arte
e di cultura: costituisce il gruppo editoriale "Franco Panini" che,
oltre alla "Franco Cosimo Panini Editore", comprende la "Franco
Panini Ragazzi", "Comix", e la "Carterie" (ex
Malipiero) di Bologna e, per alcuni anni acquisisce il controllo delle aziende
fiorentine: "Pineider 1774" e "Nardini Edizioni".La
casa editrice, specializzata in edizioni d'arte e di approfondimento culturale,
soprattutto dedicate a Modena e alla sua storia, ai suoi monumenti, ha come
fiori all'occhiello la collana "Mirabilia Italiae" e le edizioni in
facsimile della collana "La Biblioteca impossibile".
Nel gennaio 2003, per i meriti acquisiti nella promozione e diffusione
dell'arte e della cultura, il Presidente della Repubblica, con un provvedimento
speciale "motu proprio", nomina Franco Cosimo Panini Cavaliere di
Gran Croce della Repubblica Italiana.
INTERVISTA
Con quali motivazioni e quali obiettivi è
nato il "Gruppo editoriale Franco Cosimo Panini"?
E'
nato nel 1989, quando da presidente delle "Edizioni Panini", leader
mondiale nel mercato delle figurine, la famiglia ha deciso di cedere l'azienda
all'allora colosso dell'editoria mondiale Robert Maxwell. Avevo due
possibilità: o ritirarmi a vita privata, in pensione, oppure dare vita ad un
gruppo editoriale votato alla cultura. Spinto dalla volontà di non interrompere
i rapporti con gli autori di tutto il mondo e con gli Enti e le Istituzioni
culturali con cui avevamo intrapreso felici forme di collaborazione, anche per
tenere fede a impegni di ordine morale, ho deciso di rilevare dalle Edizioni
Panini la "Divisione Libri" che, diversamente, con la nuova
proprietà, sarebbe stata abbandonata.
Ho
così posto le basi per sviluppare un settore editoriale che privilegia i libri
di approfondimento artistico-culturale, con una particolare attenzione per le
tradizioni classiche e per il patrimonio artistico-culturale dell'Italia.
L'obiettivo primario era ed è di offrire opere editoriali caratterizzate dalla
qualità del contenuto, che è sempre di alto rigore scientifico, dalla
progettazione e dalle soluzioni grafiche e tipografiche. Credo e spero di avere
creato una nicchia come editore d'arte, così come era una nicchia quella delle
figurine."Non importa quello che fai, ma cerca di farlo bene" è stata
la filosofia che mi ha mosso prima con le figurine ed ora come editore
d'arte.
Desidero
anche aggiungere che una delle ragioni che ci hanno spinto a cedere l'azienda
"Figurine Panini" era la situazione familiare. Con figli e nipoti la
famiglia era aumentata a dismisura per cui diventava impossibile garantire a
tutti pari opportunità di lavoro. Si sta inevitabilmente ripetendo la
situazione, oggi, con il gruppo editoriale, che rappresenta una calamita, una
forte attrazione da parte dei miei figli. Spero che continuino ad avere la
solidarietà e lo spirito di collaborazione che ci ha sempre caratterizzati. Fa
parte della filosofia della famiglia Panini: nel bene e nel male si collabora
insieme.
Se
non sbaglio, il gruppo editoriale ha assunto livello e respiro internazionale?
Sì,
è vero. Con le opere di cultura della "Franco Cosimo Panini editore"
abbiamo pensato anche al mercato estero privilegiando opere dal respiro
universale. Questo ci ha dato e ci sta dando risposte confortanti. Il processo
di internazionalizzazione si realizza appieno con le opere della collana
innovativa "Mirabilia Italiae", diretta da Salvatore Settis, che è
stato anche direttore del "Getty Center for art and humanities" di
Los Angeles ed è direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. E' una collana
interamente nuova per qualità, concezione ed impianto editoriale. I testi e le
didascalie sono in italiano e inglese: ciò per consentire al più vasto
pubblico, anche internazionale, di avvicinarsi al patrimonio artistico
dell'Italia. Siamo felici e orgogliosi anche perché l'opera è stata concepita e
realizzata proprio come invito a visitare i monumenti d'arte e civiltà del
nostro Paese
Quale
è il criterio, la molla che spinge un editore a realizzare un'opera completa
sotto tutti gli aspetti, a prescindere da quello economico?
L'editore vero, quello
che noi chiamiamo editore puro, in quanto non si fa condizionare né da
potentati politici né da eventuali sponsorizzazioni esterne si muove secondo
diverse ottiche: quella della divulgazione culturale, quella dell'intrattenimento,
quella dell'approfondimento culturale. Nel caso nostro, ci siamo mossi e ci
muoviamo con l'obiettivo primario di dare alle stampe opere di grande
approfondimento artistico-culturale, che conciliano il massimo rigore
scientifico sia nei testi che nelle immagini riprodotte, con un linguaggio
chiaro, leggibile e comprensibile anche ai non addetti ai lavori.
Essere
editori a Modena? Quali le condizioni in cui possono operare gli editori a
Modena?
Paradossalmente
se si esclude il caso di Domenico Rococciolo, che ha sempre operato a Modena,
tra la fine del XV e i primi del XVI secolo, nessun editore nato a Modena ha
poi operato nella nostra città. Prova ne sia che i nostri grandi editori del
passato da Zanichelli e Cappelli a Guanda, sono stati costretti ad emigrare
prima a Parma poi a Milano, per non parlare di Formiggini che ritorna a Modena
solo per gettarsi dalla Ghirlandina per protesta contro leggi razziali. Lo
stesso si può dire del gruppo editoriale dell'"Avvenire" nato a
Modena, poi trasferito a Bologna e, infine, a Milano. Perché hanno dovuto
emigrare? I motivi sono diversi. Il primo, il principale è da individuarsi nel
fatto che manca l'humus culturale che possa evitare fughe da questa città, sia
per quanto riguarda la possibilità di realizzare opere editoriali, sia per
l'utenza che è sempre molto modesta. Per questo motivo noi ci siamo dedicati ad
una "nicchia" di prodotti editoriali molto particolari, con
pubblicazioni che hanno un valore universale, così da poter essere diffusi in
tutto il mondo.
Ma
l'editoria viene aiutata dagli Enti pubblici?
Per
quanto ci riguarda nulla o quasi nulla. Purtroppo gli Enti pubblici, non quelli
di Modena ma dello Stato, i soldi ce li prendono. Con la legge Ronchey bisogna
pagare ogni qualvolta si utilizza un'immagine dei Musei, delle Biblioteche.
Siamo penalizzati anche da questo. Bisognerebbe fare una differenza tra quelli
che utilizzano un'immagine per fare la pubblicità e gli editori d'arte, che
hanno bisogno di tante immagini per fare cultura.
Cosa
potrebbero fare le istituzioni?
E'
un discorso molto delicato, perché bisogna stare attenti anche a non
sovvenzionare iniziative che non hanno nessun valore culturale. Occorre,
quindi, stabilire un limite. Si può assecondare attraverso servizi, la
possibilità di far conoscere queste pubblicazioni. Secondo me l'Ente pubblico
non deve intervenire: né penalizzando da una parte, né sovvenzionando
dall'altra, altrimenti finiamo come il settore dei giornali di partito. Si
possono organizzare convegni, mostre per richiamare l'attenzione del pubblico
sul nostro lavoro.
Gli
sponsor aiutano la cultura?
Credo
che sia una razza in via di estinzione. La Fondazione Cassa di Risparmio di
Modena non ha mai sponsorizzato una nostra pubblicazione. Molto spesso, vale
"nemo propheta in patria". Anche quando ci sono delle mostre i
cataloghi vengono fatti stampare da editori che vengono da fuori che poi
chiamano "Ghirlandaia" la Ghirlandina... Nei primi tempi pensavo di
fare libri per gli sponsor. Poi ho smesso di andare a cercare e faccio il mio
lavoro senza il bisogno di chiedere e né di dare.
Se
Modena fosse un libro d'arte, come i capolavori che Lei crea e diffonde, come
la promuoverebbe?
Un
importante architetto contemporaneo, Luigi Cervellati, ha detto che Modena è
una bella città che fa di tutto per apparire brutta. Pertanto, è sicuramente
possibile fare molto per rilanciare la città. E qualcosa si è già fatto e si
sta facendo. A Modena abbiamo un gioiello dell'architettura che è il Duomo. A
suo tempo ho assecondato il progetto di fare venire in città Dario Fo che si è
messo davanti alla cattedrale per parlarne a modo suo, destando anche qualche
malumore. Poiché c'era la televisione, il Duomo è stato visto da oltre un
milione di persone. Dopo questo evento, il numero dei visitatori è triplicato.
Di ciò ne abbiamo le prove perché la piccola guida del Duomo, che abbiamo
realizzato in più lingue, tratta dai "Mirabilia", ha aiutato a
rendere più agevole la visita.
Ma
cosa "tira" a Modena?
Premetto
che quando noi modenesi siamo in trasferta, tutti ci ammirano, ci invidiano la
Ferrari, Pavarotti, la cucina e mettiamoci anche la "Panini", che con
il campionato mondiale di calcio ha stampato miliardi di figurine per cento
diversi Paesi. Per rispondere alla domanda, debbo dire che a Modena sono
diverse le cose che tirano, richiamano interesse. Tra queste la gastronomia. Ma
non dobbiamo misurare noi ciò che va, ma quelli che stanno fuori Modena
A
Modena ci sono professionalità che hanno agevolato il vostro lavoro?
Certamente,
soprattutto negli ultimi tempi nei quali abbiamo privilegiato la qualità
rispetto ai prezzi. Abbiamo trovato una cultura grafica straordinaria dovuta
probabilmente al fatto che molti grafici e stampatori devono cimentarsi a fare
dei cataloghi di piastrelle con un'aderenza massima all'originale. Questo ci ha
notevolmente assecondato nella realizzazione della collana di facsimili
"La Biblioteca impossibile".
Che
cos'è questa collana di facsimili e che cosa rappresenta nel panorama dell'editoria?
Come
bibliofilo mi sono reso conto che proprio i libri più preziosi che appartengono
al nostro patrimonio culturale cioè quelli realizzati in quella straordinaria
stagione artistica che è stato il Rinascimento italiano per la loro fragilità
non erano più accessibili alla visione. Un caso emblematico proprio quello
della "Bibbia di Borso d'Este" che abbiamo la fortuna di possedere a
Modena e della quale sono visibili, sotto una teca protetta, solamente due
pagine per ognuno dei due volumi. Da qui l'idea di realizzare dei facsimili che
fossero molto vicini all'originale che potessero essere sfogliati con calma e
tranquillità. Chi oggi va alla Biblioteca Estense per vedere la "Bibbia di
Borso d'Este" può ammirare l'originale chiuso sotto la teca e, dall'altra
parte della sala, può sfogliare tranquillamente le 1.200 pagine del facsimile,
una più bella dell'altra.
E'
necessaria la "spettacolarità" per la cultura?
Credo
che le rassegne (Impressionisti, Avanguardia russa...) in città, come Brescia, Treviso,
Ferrara, Mantova, dove si investono cifre ingenti, con milioni di euro solo per
fare comunicazione, siano operazioni non sempre valide, anche se spesso
invidiate, perché fanno muovere centinaia di migliaia di persone. Persone che
qualcuno ha definito anche "idioti viaggianti", in quanto molte volte
non sanno che nei musei (per esempio, alla Galleria Estense di Modena, ricca di
capolavori, entrano poche migliaia di persone in un anno) ci sono opere molto
più importanti di quelle che vanno a vedere in mostre. Mostre che possono
essere valide solo se sono delle antologiche che segnano il lavoro di un
determinato autore (quella di Antonello da Messina a Roma è straordinaria e
irripetibile) A Modena era valida, secondo me, quella di Nicolò dell'Abate, con
opere provenienti anche dall'estero. Ma sarebbe stata necessaria una maggiore
comunicazione nazionale, concentrando tutti gli sforzi finanziari di un anno su
questo evento.
Ma
si può sperare in un "rilancio" culturale?
E'
meglio che funzionino gli asili che la cultura in una città. Ci sono priorità
che devono essere riconosciute. Mi vengono a dire che a Ferrara la cultura è di
gran lunga migliore di quella di Modena. C'è, certamente, un problema anche di
vocazione di città d'arte, anche se depauperata a causa del trasferimento degli
Estensi a Modena. A tal proposito potrebbe essere un'idea di avvicinarci di più
a Ferrara, di cui siamo la continuazione per i tesori degli Estensi (la
Biblioteca e la Pinacoteca). Così quando si fa una mostra a Modena o a Ferrara
occorrerebbe collaborare. Nel 2007, Ferrara farà una grande mostra sugli
Estensi, e sarebbe opportuno collaborare, associarci, darle una mano per
richiamare turisti anche a Modena. Seguendo l'esempio di città come Mantova,
Padova e Verona che in occasione del quinto centenario della morte di Andrea
Mantegna hanno deciso di consorziarsi per una grande mostra sull'artista.
Modena invece è completamente esclusa dalla grande mostra che Ferrara si
appresta a dedicare agli Estensi. Se si considera che Ferrara ha i monumenti e
qui a Modena si conservano le opere, i dipinti e le sculture, i libri, i codici
miniati, si dovrebbe pensare che le due città possano consorziarsi e insieme
collaborare. Noi, da anni, siamo gli editori di riferimento della città di Ferrara.
Abbiamo stampato oltre duecento libri dedicati alla civiltà ferrarese. Tra
questi anche l'opera fondamentale "Le Muse e il Principe", che è
esaurita. Questi nostri libri sono tributari della civiltà ferrarese. Se le due
città avessero collaborato per questa grandiosa ed epocale mostra, Modena
avrebbe potuto prevedere visite guidate ai luoghi che conservano le opere di
quella civiltà, luoghi che si trovano a Modena e anche a Sassuolo, fondata dal
Duca Borso e dove si trova il bellissimo "Palazzo Ducale", una delle
delizie della civiltà estense. Ma devono avere voglia di collaborare insieme
sia le istituzioni sia le banche delle due città
A
parte i riconoscimenti istituzionali, che sono tanti e prestigiosi, quale è la
considerazione che Lei e le Sue edizioni avete nel mondo della cultura?
La
considerazione è notevole. Qualche volta è anche eccessiva. Una collana sulla
quale si insiste molto poco e che invece ha creato qualcosa di nuovo nel mondo
del libro d'arte sono i "Mirabilia Italiae", per i quali si profonde
un impegno quasi superiore a quello per i facsimili, per le difficoltà e le
problematiche che pone ogni monumento che si vuole presentare.Per le edizioni
in facsimile, invece, abbiamo riconoscimenti e complimenti da ogni parte del
mondo. Soprattutto dalla Germania, dalla Svizzera e dalla Spagna, che sono i
Paesi che, per primi, si sono cimentati nelle edizioni in facsimile. Oggi come
oggi, sono loro, gli editori che da anni si sono specializzati nelle edizioni
in facsimile, che si rivolgono a noi per capire, per vedere come abbiamo
raggiunto i livelli di eccellenza nelle edizioni in facsimile, della nostra
"Biblioteca Impossibile", proprio perché comprende i capolavori, i
codici miniati delle grandi famiglie nobili, dai Visconti agli Aragonesi, dai
Medici ai Montefeltro, dagli Estensi, cui hanno lavorato i migliori amanuensi e
miniatori del tempo. L'idea di raccogliere gli esemplari più illustri di
quell'immenso patrimonio artistico per secoli era un'utopia irrealizzabile.
Oggi, è possibile realizzare copie integrali dei codici assolutamente identiche
agli originali. Per cui, il sogno di ogni amante dei libri è dunque realtà. La
"Biblioteca Impossibile" raccoglie e presenta i libri più belli del
mondo.