L’Infinito di Giacomo Leopardi
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s'annega il pensier mio: E il naufragar m'è dolce in questo mare. |
L'infinito
è una delle liriche più famose dei Canti di Giacomo Leopardi. Il poeta la
scrisse negli anni della sua prima giovinezza a Recanati, sua cittadina natale,
nelle Marche. Le stesure definitive risalgono agli anni 1818-1819. Wikipedia
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