L'”Infinito” di Giacomo Leopardi
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
MILANO – L’Infinito di Giacomo
Leopardi compie quest’anno 200 anni: non si tratta solo di una bellissima
poesia, ma ritrae perfettamente uno stato d’animo dell’Uomo. Spazio e tempo
come entità non limitabili, che si concretizza nell’alternarsi delle stagioni,
nello scorrere del tempo, nella vita che muore e rinasce senza soluzione di
continuità. Sono questi i concetti cardine de “L’infinito” di Giacomo Leopardi,
una delle poesie più amate di sempre e che molti ricordano ancora a memoria.
Leopardi volge lo sguardo ad elementi
paesaggistici a lui familiari, che gli provocano una profonda riflessione sui
misteri dell’esistenza. Gli elementi naturali protagonisti nei primi versi
sono un colle, una siepe che interferisce con lo sguardo. Pochi elementi
che permettono all’autore di riflettere su spazio e tempo, su passato e
presente, e il loro infinito dilatarsi che lo pone piccolo piccolo di fronte
alla grandezza di questi elementi.
Andare oltre i limiti
Verso dopo verso lo sgomento lascia
spazio alla dolcezza, con le riflessioni “infinite” che diventano modo per
l’autore trovare il significato del suo passato e del suo presente,
rappresentato nelle parole “io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor
non si spaura”. I limiti di Leopardi diventano quindi un’opportunità per andare
oltre, usando la propria immaginazione. Un’esperienza personale ed intima a cui
il poeta di Recanati si abbandona, ben rappresentata nei versi “tra questa
immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo
mare.”-
MILANO – Prende il via a
Napoli il “Comitato Nazionale per il bicentenario dell’Infinito di
Leopardi” istituito dal Mibac con l’inaugurazione Giovedi 21 Marzo 2019
ore 16.00 alla Biblioteca Nazionale – Palazzo Reale della mostra “Il corpo dell’idea. Immaginazione e linguaggio
in Vico e Leopardi“. L’inaugurazione sara preceduta
da una prolusione di Antonio Prete, trai massimi esperti dell’opera
leopardiana, e dagli interventi delle autorità e dei rappresentanti degli
istituti scientifici ed accademici.
Preziosi autografi
In mostra una vasta
selezione di preziosi autografi: dalla Scienza Nuova, allo Zibaldone di
pensieri, alle Operette Morali, dalla Primavera, allo Stratone da Lampsaco,
con un posto di rilievo per l ‘lnfinito nella sua prima versione del 1819
che riporta le correzioni ed i ripensamenti di Leopardi. Si aggiungono 29 rari
testi del’500 e 700, ed il prezioso Globo di Vincenzo Coronelli (1650
1718), geografo, attivo a Venezia, poi alla corte dei Re Sole, tutti
provenienti dalla Biblioteca Nazionale. L’itinerario nel mito si
avvale dell’esposizione di statue provenienti dal Museo di Palazzo Reale
di Napoli e dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Mitologia e poesia
“La mostra è stata realizzata nel segno
della proficua sinergia tra gli istituti del MIBAC .- spiega il direttore della
Biblioteca Nazionale di Napol Francesco Mercurio – La narrazione si
sviluppa a partire dalle origini del mondo, attraverso un itinerario tra gli
Dei, gli Eroi e gli Uomini. Mitologia, filologia e poesia si intrecciano
attraverso le parole di Vico e Leopardi in un dialogo tra i due che sembra non
appartenere ad un tempo e uno spazio finito, ma prosegue oltre, in un flusso
senza soluzione di continuità che giunge fino a noi, uomini del XXI https://libreriamo.it/libri/infinito-leopardi-mostra-napoli/secolo.”
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