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giovedì 15 settembre 2016

Lo Sapevate Che: L'Ultima lista della spesa prima dell'assedio...



Andiamo  A Fare la spesa, cara. Hai preparato la lista? Ricordato tutto l’indispensabile? Dunque, vediamo. Due fucili automatici AR10 con munizioni per cento colpi ciascuno, uno per me, uno per te, come i lavandini nei bagni di lusso. Scatolame, gallette e contenitori d’acqua per almeno cento giorni. Radio alimentate a manovella, candele antivento – con fiammieri, mi raccomando – e petrolio per i lumi. Compresse per rendere potabile l’acqua e Kit di pronto soccorso, ma senza medicinali scadono . Coltelli da caccia, per scuoiare gli animali, e non dimentica quell’enciclopedia illustrata con le foto delle bacche, delle piante, delle erbe, dei funghi commestibili. Inutile buttare soldi in aggeggi elettronici perché non ci saranno né corrente elettrica né reti. Preso tutto? Preso tutto. Possiamo tornare a casa a aspettare tranquilli la fine del mondo. Non proprio la fine fine, l’Apocalisse o l’esplosione del sole, perché in quel caso non basterebbero ettolitri di acqua né montagne di fagioli in scatola. E’la fine del mondo come lo conosciamo, quello nel quale si esce per andare a scuola o al lavoro, si accende la luce e si fa una corsa al supermercato se è finito il latte. La catastrofe è quella dell’organizzazione sociale contemporanea, il collasso finale di una nazione stroncata dal debito pubblico, dal crimine, dall’anarchia, dalle orde di immigrati violenti, dallo scontro fra razze per strapparsi gli ultimi brandelli di prosperità. Si chiamano preppers, abbreviazione di “preparati” o. nei casi più estremi, survivalist, decisi a sopravvivere a tutto. Sono persone, famiglie, uomini, donne non violenti, non organizzati in movimenti o milizie, anche se in questa fase della vita civile americana simpatizzano con Donald Trump. Sono individualisti, convinti che la salvezza debba essere impugnata, letteralmente, da loro stessi, di fronte al fallimento dello stato. Vengono spesso dai corpi di polizia, dove hanno combattuto per anni la guerra invincibile contro il crimine o dalle forze armate, reduci da quei fronti dove l’America manda i propri figli a morire e a uccidere senza speranze di vittoria o di conclusione. Se ne contano ormai a decine di migliaia dispersi nel ventre del Grande Nulla americano, in Stati come il Myoming, i due Dakota, l’Idaho o il preferito, il Montana dove un milione di persone vivono in un territorio più grande dell’Italia e Svizzera messe assieme . (..) Una nuova economia è nata per soddisfare le loro domande da pionieri di ritorno alla Frontiera. Si vendono attrezzature da 3mila dollari per liofilizzare gli alimenti, lavatrici a energia solare, perché almeno su quello la signora Jonna s’è impuntata. Per i più pessimisti, certi che in ogni momento possano piovere testate nucleari lanciate da russi, cinesi, nordcoreani o terroristi assortiti, si offrono rifugi antiatomici per un minimo di 150 dollari. Abbondano i siti in Internet con le istruzioni per sopravvivere a tutto, zombie inclusi,  a una stazione radio per survivalist nello Utah ha già 350mila ascoltatori. Nessuno naturalmente, spiega mai che cosa accadrà a quelle famiglie quando le munizioni saranno finite, quando la fauna, sterminata da cacciatori famelici, sarà scomparsa. Né che mondo troveranno quando dovranno uscire dai bunker in giardino. “Ci ritroveremo nell’America del ‘700 e la ricostruiremo daccapo e migliore”, spiega uno dei loro testi sacri. Sperando di non trovarsi di fronte, all’uscita dai fortini, quelle nazioni di Lakota, Apache, Seminole, Cheyenne. Che questa volta non si lascerebbero fregare.
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di Repubbloica – 10 settembre 2016 -

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