La televisione è quello strumento che
giudica le donne; così come fanno i manifesti, le pubblicità sui giornali e sui
muri, per non parlare dei social network. Ma mai nessuna donna al mondo sarà
giudicata quanto Hillary Clinton lunedì 26 settembre in diretta, per il primo
dibattito con Donald Trump. Se le donne sui manifesti e nelle pubblicità sono
sempre giovani, truccate e magrissime, qui invece si tratta di una signora di
68 anni di cui valuteremo – siamo tutti esperti diagnostici – la profondità del
respiro, la lucentezza della pupilla, i tempi di reazione alle domande e il
linguaggio del corpo, rivelatore di terribili segreti. Prima donna ad
affrontare una prova simile, Hillary Clinton è la prima donna che corre per
diventare presidente degli Stati Uniti d’America. E sapeva che non sarebbero
state rose e fiori. Come si sa, l’11 settembre scorso, Hillary Clinton ha
lasciato anzitutto una manifestazione pubblica in memoria degli attentati di 15
anni fa, ed è stata filmata mentre aveva un cedimento delle gambe e veniva sorretta dai suoi assistenti. Il suo medico ha
poi spiegato che la paziente aveva la polmonite da giorni: in cura con
antibiotici, avrebbe dovuto starsene a casa tranquilla, e invece aveva voluto
essere presente, in un caldo atroce. Evidentemente non aveva voluto dare adito
ad altre speculazioni. Sono mesi che
Trump, di persona o attraverso i siti reazionari che lo appoggiano, allude a
terribili segreti riguardo alla salute di Hillary Clinton. Secondo diverse
versioni – avrebbe il Parkinson, un tumore cerebrale, l’epilessia, una forma di
demenza, forse derivata da un antico contagio di sifilide. Medici hanno
chiaramente visto i segni di una malattia mentale nell’abitudine al sonnellino
pomeridiano, un fotografo ha mostrato un rigonfiamento sotto un vestito,
chiaramente un defibrillatore portatile. Trump ripete ogni giorno che Hillary
non ha la forza, né the stamina (noi diremmo “gli attributi”) per combattere il
“terrorismo islamico” (Roosevelt batté il nazismo da una carrozzella e con la
pressione a 300). Clinton è una signora in buona salute e il terrorismo
islamico non ha bisogno di prove fisiche per essere battuto. Ma Trump è
convinto che le sue insinuazioni gli portino voti; che sostenere l’inferiorità
della donna, la sua intima incapacità a comandare, in sostanza la sua imparità
con il maschio (lui è visibilmente un supermaschio), lo aiuti nel suo
elettorato. Così come sostenere che sul certificato di nascita di Obama c’era
scritto “religione: musulmano”, avrebbe convinto il popolo che il “negro” che
sedeva alla Casa Bianca era un usurpatore. Stiamo assistendo a un’ossessione;
Trump è arrivato persino ad augurarsi l’assassinio della donna. Questo sta
succedendo nella democrazia più sviluppato del mondo. Un settantenne biondo e
obeso cerca di diventare presidente Usa nel nome del diritto di sopraffazione
del bianco sul nero e del maschio sulla femmina. (..).
Enrico Deaglio – Annali – Il Venerdì di Repubblica – 23 settembre
2016 -
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