All’ultima sessione di Strasburgo del
Parlamento europeo un deputato inglese si è alzato per chiedere, prima dei
voti, un applauso per l’ex presidente della commissione Josè Manuel
Barroso,ricoperto di dollari nel nuovo ruolo di presidente non esecutivo della
Goldman Sachs. La proposta è stata valutata da una larga e trasversale risata
dell’aula. Si capisce che per alcuni uomini i soldi non bastino mai. Ma per una
persona normale è difficile immaginare come uno che è stato ministro, premier e
per un decennio presidente della commissione di Bruxelles – e dunque percepisce
una montagnola di pensioni d’oro ogni mese – a sessant’anni possa decidere di
sputtanare il proprio passato e quel poco di reputazione rimasto alle
istituzioni europee per incamerare altri quattrini per la vecchiaia. Mentre noi
in Italia organizzavamo proteste contro le leggi ad personam di Berlusconi, in Europa il conflitto d’interessi ha
sostituito come valore fondante il famoso manifesto di Ventotene. La pratica
delle porte girevoli fra politica e multinazionali ha preso negli ultimi
vent’anni ritmi e modi grotteschi. Blair e Schroder, i maggiori esponenti della
Terza Via al socialismo moderno, hanno infine trovato una personale via
all’arricchimento come mega consulenti, e con loro molti altri politici meno
noti. Poi ci si domanda perché avanzano i populisti. Ora l’ex commissario
Barroso, gà maoista in gioventù, che per dieci anni ha predicato l’austerità e la cinghia stretta
a operai, impiegati e pensionati europei viziati da troppo welfare, mette esperienza e contatti politici al servizio
del lobbysmo più spregiudicato, Goldmann Sachs è per inciso la stessa agenzia
di rating appena intervenuta sulle vicende interne italiane pubblicando un
dossier di 14 pagine sugli effetti nefasti (caduta del Pil, speculazioni
internazionali, crisi del debito, cataclismi naturali ecc) che comporterebbe
un’eventuale sconfitta del Sì alla riforma Boschi. Insieme a una nutrita compagnia
di nostri tutori internazionali, da Jp Morgan a Fitch. Da quale autorità morale
queste agenzie di rating, che stanno all’economia mondiale di oggi come le piaghe d’Egitto alla Bibbia, traggono
l’autorevolezza per dare consigli rimane un mistero. Comunque non vi sarà
alcuno scandalo. C’è anzi da giurare che una bella poltrona, con uso di bar
privato, attenda l’attuale commissario Junker, che si trova già dov’è grazie ai
favori resi alle multinazionali in tanti anni da premier e San Pietro del
paradiso fiscale del Lussemburgo. Ma non è questo il vero antieuropeismo?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 23
settembre 2016 -
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