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venerdì 30 settembre 2016

Lo Sapevate Che: Il cambio di clima globale visto dalla camera da letto...

Silenzioso come uno spettro, inarrestabile  come un sospetto, il folletto del termostato vaga nella mia casa, seminando, come tendono a fare i folletti, zizzania. Alzando e abbassando la temperatura, tra le sdegnate proteste degli umani che vi abitano, lo spettro del termostato agisce in strana, ma implacabile sintonia con le preferenze che anche le ricerche scientifiche ormai confermano: i maschi preferiscono generalmente il freddo, le femmine il caldo.  Ma poiché non si può sposare una ricerca scientifica, né esiste una sentenza definitiva sulla temperatura ideale, la soggettività delle persone prevale. E quei 24 gradi che a qualcuno, come a me, sembrano il Tropico, a un altro, o a un’altra, scatenano brividi Antartici. Furono appunto 24,4 gradi centigradi, pari a 76 dei gradi Fahrenheit usati in America, la temperatura che un folletto in carne e ossa, il Presidente Jimmy Carter, fissò come livello inflessibile in tutti gli edifici, le caserme, gli uffici federali dopo la prima grande crisi del petrolio negli anni ’70. Era una misura ragionevole, rispetto al clima da banco dei surgelati che allora regnava negli edifici e nei supermarket americani, ma parbe un diktat che scatenò sudorazioni incontenibili negli uomini e geloni nelle donne. Sarebbe, questo dibattito sulla climatizzazione, un dilemma irrisolvibile, se non fosse arrivato in questi giorni di una fine estate ancora una volta rovente, il lavoro un po’ dispettoso condotto da un ricercatore di Harvard – mica bruscolini – sulle conseguenze della temperatura sugli studenti. Ricerca dalla quale si evince che il caldo ha effetti negativi sulla produttività e sul lavoro, manuale come intellettuale. (..). Quando il termometro saliva oltre i 30 gradi centigradi, i poveri studenti ne uscivano con le massime percentuali di respinti. Chi ha la sfortuna di sostenere quell’esame nelle giornate più calde ha il 20 per cento di possibilità in meno di farcela. Gli stessi effetti negativi della calura sono stati notati nelle scuole elementari pubbliche, dove l’aria condizionata è spesso più un rumoroso accessorio che una fonte di refrigerio e di deumidificazione. A parità di condizioni sociali, famigliari e di ambiente culturale, i bambini accaldati rendono meno dei bambini più freschi. (..). Per climatizzare gli ambienti chiusi, le case, gli uffici, gli alberghi costruiti come scatole sigillate ed evitare di bollirci dentro, i compressori dei condizionatori devono lavorare duro e consumare quella energia che contribuisce al riscaldamento generale, in un “loop, in un circolo vizioso, che ora anche nazioni del Tropico contribuiscono ad alimentare. Per stare più freschi  generiamo più caldo: quel caldo che, anche salendo solo di pochi gradi, uccide. In India, calcola l’Organizzazione Mondiale della salute, l’aumento di un solo grado centigrado della temperatura media generale produce un aumento del 10 per cento nella mortalità. Lascerò quindi copie di queste ricerche e del New Times che le ha pubblicate sparpagliate in giro per casa, nella speranza, lo preciso per il folletto del termostato (che non sono io, sia ben chiaro, lo preciso per mia moglie che legge questa rubrica) si commuova e nella notte abbassi la temperatura di un grado. Non l’ho mai visto all’opera, ma sono sicuro che sa leggere.

Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di Repubblica – 24 settembre 2016

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