L’Autunno Politico non sarà caldo. Si annuncia rovente.
L’Europa appena amputata della Gran Bretagna affronta subito, il 2 ottobre
appuntamenti destinati ad appesantire la controversia su migranti e profughi, e
di riflesso il dibattito sul multi culturismo. Un dibattito che divide
trasversalmente l’Unione, perché i Paesi dell’Europa centrale condannano, in
sintonia con i movimenti populisti di destra o estrema destra dell’Europa
occidentale, quella che considerano un’aggressione alla purezza
etnica-religiosa delle nazioni del Vecchio Continente. Per il 2 ottobre è in
programma il referendum indetto in Ungheria da Victor Orbàn. Il campione della
“democrazia liberale”, al potere a Budapest, ha convocato alle urne il paese affinché
si esprima sulla politica di ripartizione dei migranti decisa in Europa. Il
quesito è posto con toni che nel sentire prevalente della capitale e nella
“puszta”, la vasta pianura tra il Danubio e i Carpazi, danno per scontato il
risultato. E’ chiesto ai cittadini se accettano il decreto dell’Unione europea
sul ricollocamento obbligatorio di uomini e donne non ungheresi sul territorio
ungherese senza l’approvazione del Parlamento nazionale. L’interrogativo posto
tra qualche giorno è preceduto da una propaganda che sollecita la già forte
apprensione, poiché presenta la patria magiara minacciata nella sua integrità
etnica. Gli attentati in Francia sono spiegati ricordando il dieci per cento
della popolazione musulmana. Gelose dell’omogeneità delle loro nazioni,
recuperata o preservata con fatica durante l’egemonia sovietica, le società
dell’Est (la polacca, la ceca, la slovacca, quelle baltiche insieme
all’ungherese), sono convinte di rappresentare la vera Europa, di costituire la
sua difesa, di incarnarne l’autenticità. Sempre il 2 ottobre, gli austriaci
avrebbero dovuto eleggere il loro presidente, il voto di giugni essendo stato
annullato per irregolarità. Nuove polemiche hanno tuttavia ritardato
l’appuntamento al 4 dicembre.(..). In Ben Altra Situazione storica e istituzionale, ma con una
responsabilità non soltanto simbolica nell’Europa d’oggi, l’Austria-Ungheria si
ritrova associata in quanto espressione dell’intesa tra l’Europa dell’Est e i
populismi dell’Europa occidentale. Se Hofer questa volta dovesse vincere a Vienna mentre il referendum di Orban
trionfa a Budapest si disegnerebbe una situazione inquietante non soltanto
sulle sponde del Danubio, (..). Marine Le Pen, alla quale già si garantisce un
posto al ballottaggio, conoscerà l’avversario in anticipo, dopo le primarie di
centro destra. Il lucido Alain Juppé o l’agitato Nicolas Sarkozy? Marine potrà
valutare se esiste una breccia attraverso la quale lei, candidata populista,
potrebbe raggiungere la presidenza. E’ improbabile, non impossibile, che lo
spiraglio si apra. Basta un attentato jihadista per sconvolgere i pronostici.
Per tradizione si formerà un “Fronte repubblicano”, concordato o spontaneo, per
impedire un inquilino di estrema destra all’Eliseo. Ma per il Front National
sarà una speranza. E per l’Europa un’angoscia. Il Referendum italiano sulle
riforme costituzionali avverrà nel corso o dopo quegli avvenimenti dell’autunno
rovente. Non potevo trattenermi questa settimana dal fare di questa rubrica,
che fu nobile, qualcosa di simile a un arido calendario politico. Per farmi
perdonare citerò una frase, in cui risalta il proverbiale humour di Umberto
Eco, trovata sul mensile parigino “Erudes”: “L’uomo è il solo animale che ride.
E’ anche il solo che sa di dover morire. Quindi ridiamo per non passare la vita
a piangere”.
Bernardo Valli – Dentro e fuori www.lespresso.it – 18 settembre 2016
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