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martedì 27 settembre 2016

Lo Sapevate Che: Immigrazione o culle vuote: l'Europa è a un bivio...



Altro che Fertility Day e relative polemiche sulle possibili misure per incrementare la fertilità degli italiani: secondo uno studio condotto da Sergei Scherbov e da suoi dell’Istituto demografico di Vienna, presentato alla Conferenza europea sulla popolazione alcune settimane fa, non c’è nessun allarme demografico in Europa.Anzi, l’Italia, che solo nel 2015 ha perso 150 mila abitanti, entro il 2050 avrà un aumento di nascite fino al 14 per cento, la Scandinavia oltre il 30 per cento. Germania e Francia, Paesi con buon welfare e supporto alla maternità, vedranno invece i dati diminuire fino al 15 per cento. Possibile? “Quella mappa estrapola ai prossimi decenni gli attuali trend demografici interni e migratori” ci spiega Scherbov. “Sono questi ultimi a contare di più per le variazioni di natalità, visto che gli immigrati fanno, almeno nella prima generazione, più figli degli europei. L’immigrazione in Germania e Francia, continuando come oggi, non sarà sufficiente a compensare invecchiamento e calo delle nascite locali, mentre ci riuscirò in Italia e ancora di più in altri Paesi, come la Svezia, relativamente accoglienti verso i migranti. Al contrario la bassa fertilità sta diventando un grave problema in Paesi come Bulgaria, Romania o Ucraina, che non solo rifiutano l’immigrazione, ma hanno anche una forte emigrazione dei giovani e bassa aspettativa di vita”. Se una società fa meno figli, invecchia, e quindi giovani sempre meno numerosi si troveranno a mantenere sempre più anziani improduttivi. “Non è detto, tutto sta stabilire chi è un”anziano improduttivo”. Negli anni Sessanta l’aspettativa di vita era sui 70, e si andava in pensione verso 55 anni, restandovi quindi circa 15 anni. Oggi, in media, i sessantenni sono in salute come i cinquantenni di allora e l’aspettativa di vita è salita a 85 anni. Per evitare che sui giovani gravi un peso eccessivo occorrerà riportare la durata media del periodo pensionistico sui 15 anni, allungando la vita lavorativa fino ai 70, con le debite eccezioni. Inoltre Paesi come l’Italia, dove meno della metà delle donne è occupata, hanno larghi margini per aumentare la popolazione attiva, incentivando il lavoro femminile” dice Scherbov. Ma solo i giovani possono fare i lavori più pesanti. Se non faremo più figli, non sarà indispensabile compensare con l’immigrazione? “ Il Tema è spinoso. Da demografo posso solo dire che la nostra analisi mostra che l’Europa, come già il Giappone, può farcela anche senza un’immigrazione di massa. Certo, con gli attuali flussi di migranti la popolazione della Ue aumenterebbe di 33 milioni al 2050, mentre senza migranti caleremmo di 27 milioni. Si potrebbe così creare una scarsità di mano d’opera per i lavori di basso livello. Ma attenzione: in futuro molti di questi lavori saranno tagliati dalla tecnologia e ci potremmo trovare con molti immigrati disoccupati. Diverso sarà se faremo venire i migranti in modo programmato e già formati per i lavori di cui ci sarà via via bisogno”.
Alex Saragosa – Scienze – Il Venerdì di Repubblica 23 settembre 2016

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