Durante Un Importante processo contro il clan dei casalesi,
rispondevo alle domande dell’avvocato di uno degli imputati. Ero parte civile,
ma in quel momento mi si trattava da imputato e, soprattutto, ciò di cui venivo
accusato era avere la scorta. Per dimostrare quanto la mia scorta fosse
inutile, un avvocato mi chiese se non scorgessi per caso similitudini tra il
processo Spartacus e il Maxiprocesso a Cosa Nostra istruito da Falcone
Borsellino. Io risposi di sì e l’avvocato mi fece notare che io ero vivo mentre
Falcone e Borsellino erano morti. In quel momento mi venne in mente di auto
citarmi, a lui e ai suoi assistiti, con le ultime righe di Gomorra: “Maledetti
bastardi, sono ancora vivo”. Ma ero in un’aula di Tribunale e mi trattenni. Fu
poi la pubblica accusa a prendere la parola e, in qualche modo, le mie difese.
Il Pubblico ministero Antonello Ardituro fece notare all’avvocato che quella
orrenda allusione avrebbe potuto tenerla per sé invece di condividerla con la
Corte. Il sottotesto, a dire il vero abbastanza palese, era il seguente: se sei
vivo è perché le organizzazioni criminali hanno deciso di lasciarti vivere o
perché non fai abbastanza paura, non dai abbastanza fastidio. Potrei lasciare a
voi le considerazioni del caso, ma credo che sia necessario spiegare un
passaggio, che non è immediato. Se chi è scortato è vivo, non lo deve alla
magnanimità delle organizzazioni criminali, ma al fatto stesso di essere
protetto. Una società in cui si è vivi solo grazie alla volontà dei boss
mafiosi è una società che fortunatamente non esiste.(..). La verità è che si
vive in sicurezza perché la protezione che si attiva su determinati soggetti
(su di me è stato così) è militare, culturale e mediatica. Ecco, in questo modo
posso continuare a fare il mio lavoro, posso continuare a vivere sentendomi al
sicuro. (..) In Fondo, Però, quello che diceva Falcone è
tristemente vero ancora a distanza di decenni: in questo Paese se ci si occupa
di mafie bisogna anche morire, altrimenti non si è credibili. Lui che aveva
tentato di difendere la propria vita con ogni mezzo lecito, attraverso la
protezione militare, quella culturale e mediatica, sapeva che non gli avrebbero
creduto sino a quando non fosse morto. La Polemica Sulla
Scorta alla sindaca
di Roma Virginia Raggi mostra la fragilità immensa del nostro Paese, sempre
pronto a puntare il dito, e mostra anche il fallimento di alcune battaglie
populiste del M5S che spesso hanno scambiato la necessità per privilegio.
L’aver tirato una linea bianca, come gesso sul catrame: di qua i buoni, di là i
cattivi. Di là voi con i vostri privilegi, di qua noi che non abbiamo bisogno
di scorte istituzionali, di qua noi che abbiamo la sola scorta dei cittadini, e
questo ci basta. Il pensiero semplice, quello che spiega con immediatezza un
concetto, spesso non corrisponde alla realtà dei fatti. Ecco perché lo sforzo che i movimenti e i partiti politici
devono fare esistono da sempre e quelli che in questo momento stanno nascendo,
è creare – provarci almeno! – un elettorato in grado di seguire la politica in
maniera critica, di ragionare e approfondire. Di hater che si nutrono di pochi concetti, masticati e vomitati, pieni
di bile e senza senso, ne abbiamo abbastanza.
Roberto Saviano – L’antitaliano www.lespresso.it – L’Espresso – 18 settembre
2016 -
Nessun commento:
Posta un commento