Il solo vero augurio che si può fare a Berlusconi è riuscire – finalmente – a invecchiare.
Abbandonare la recita politica, che deve essergli costata una fatica micidiale,
e rimanersene, finalmente struccato, seduto su una sedia, possibilmente davanti
al mare. Levarsi quella calotta bituminosa dal cranio, dare respiro al cuoio
capelluto, sentire l’aria e la luce che lo accarezzano e lo levigano: la
libertà dei calvi è interrompere ogni rovello sull’acconciatura. Se comincia a
fare fresco, basta un berretto morbido a proteggere i pensieri.
Riuscire a invecchiare, dunque non dovere dimostrare più
niente a nessuno. Non alle femmine, non agli adulatori, non agli amici, non ai
nemici. Voler bene alle proprie rughe, alla propria pelle lasca, alle proprie
occhiaie, considerarle non un disonore, ma un trofeo, il decoroso segno che il
tempo ci imprime addosso. Pensare alla morte, farsene un’idea meno catastrofica
e meno terrorizzante, conoscere finalmente il limite. Accettarlo. Smetterla di
punirsi, che è l’inconfessato scopo di ogni megalomane. Cominciare a premiarsi,
che è l’affettuoso scopo di ogni saggio.
Michele Serra – Carissimo nemico – L’Espresso – 25 settembre
2016 -
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