Il taxi senza tassista annunciato in
pompa magna da Uber? C’è già. L’ha lanciato il 25 agosto a Singapore la
semisconosciuta Nutonomy, riuscita a battere sul tempo l’azienda-simbolo della
sarin economy. Qualche giorno fa Uber si è detta pronta a mettere sulle strade
di Pittsburgh, entro poche settimane, i primi taxi al mondo senza guidatore. Un
progetto sviluppato insieme a Volvo. Questo l’annuncio ripreso dalle testate di
mezzo mondo. L’autoproclamato primato globale deve aver fatto girare le scatole
alla piccola Nutonomy – 50 dipendenti contro i 6.700 di Uber – nata tre anni fa
dentro il Mit per iniziativa dell’americano
Karl Iagnemma e di Emilio Frazzoli, italiano, laureato alla Sapienza di
Roma e oggi docente di Ingegneria aerospaziale nel prestigioso college
americano. Nutonomy ha iniziato l’esperimento a Singapore con sei auto (Renault
Zoe e Mitsubxhi i-Miev, tutte elettriche) che girano in un’area di soli 4
chilometri quadrati e caricano in punti l’prestabiliti e carica solo gente selezionata
dalla compagnia. Per ora a bordo ci sono anche due addetti di Nutonomy (uno pronto a prendere in mano il volante in
caso di necessità, l’altro impegnato a osservare il computer di bordo), ma
l’obiettivo è di avere auto capaci di essere veramente autonome entro il 2018.
Per poi iniziare a esportare il modello nel resto del mondo, con la promessa di
ridurre il traffico nelle grandi città e dunque l’inquinamento. Il sistema
testato a Singapore funziona più o meno così. Sul cruscotto di ogni veicolo ci
sono due telecamere che rilevano cambiamenti nelle luci dei semafori ed
eventuali ostacoli. In più, tutti i mezzi sono dotati del sistema Lidar, che
attraverso dei laser intercetta ogni presenza potenzialmente pericolosa.
Questo, almeno, in teoria.
Stefano Vergine – Scienze e Tecno – L’Espresso – 4 settembre
2016 -
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