Il loro sbarco sulla Luna potrebbe
evvenire nel 2017. In attesa del grande giorno, per ora si trovano a
Pittsburgh, nelle mani del Moon Arts Project Team. Stiamo parlando di due opere
d’arte delle dimensioni di un miliardesimo di metro, realizzate da due italiani
pionieri della cosiddetta nanoparte, l’ingegner Alessandro Chiolerio,
ricercatore presso il Center for Space Human Robotics dell’Istituto italiano di
tecnologia di Torino, e l’artista Alessandro Scali. Le opere fanno parte del
Moon Arts Project – una collaborazione tra la Carnegie Mellon University, il
suo spin off Astrobotic Tecnology e l’americana SoaceX, una delle più grandi
compagnie spaziali private – che parteciperà al Google Lunar X-Prize, una
competizione creata per incentivare lo sviluppo di tecnologia spaziale. Il
compenso che Google devolverà alla prima missione privata in grado di atterrare
sul nostro satellite sarà di 30 milioni di dollari. A bordo della navicella
progettata dal team ci sarà anche una capsula del tempo: di alluminio, con un
peso inferiore a un etto e mezzo, dovrebbe essere in grado di resistere sulla
superficie lunare per miliardi di anni. Celebrazione dell’ingegno umano,
contiene creazioni di diverse discipline del sapere, da alcune poesie al Dna di
una capra geneticamente modificata, ma anche una goccia d’acqua dei fiumi di
tutto il Mondo e, appunto, le opere d’arte italiane: due nano-litografie.
“Raffigurano elementi pervasivi della nostra quotidianità, gli strumenti delle
comunicazioni, come Uomo con smartphone,
e il perdurare della presenza umana, come in C’Moon” spiega Chiolerio. Le opere sono parte di una serie
“Dedicata al Socialitico, che è la nostra epoca attuale, in cui progresso e
regresso si confondono a causa di una cultura sempre più superficiale caratterizzata dall’assenza di
relazioni sociali vere” RACCONTA Alessandro Scali. “Volevamo trasmettere a
ipotetici visitatori provenienti da altri mondi una visione lucida e ironica
della nostra società”. Come previsto fin dal 1959 da Richard Feynman, le
nanotecnologie oggi ci permettono non solo di osservare la natura, ma anche di
operare su scala nanometrica. E la sinergia tra queste tecnologie, arte e
scienza caratterizza la collaborazione, ormai decennale, tra i due nanoartisti.
E la sinergia tra queste tecnologie, arte e scienza caratterizza la
collaborazione, ormai decennale, tra i due nanoartisti. “Intuizione e
immaginazione rientrano tanto nel processo creativo dello scienziato quanto in
quello dell’artista” dice Chiolerio. Per esprimere un concetto moderno
ispirandosi a tecniche preistoriche come le incisioni rupestri che segnano
l’inizio della nostra civiltà, Chiolerio ha fatto ricorso alle strumentazioni
dei laboratori Iit guidati dal professor Fabrizio Pirri. In particolare, è
stata utilizzata una metodica avanzatissima: la litografia assistita da fascio
ionico. “Si tratta di un cannone in grado di sparare su un chip di silicio
delle particelle di gallio, dalle dimensioni confrontabili con quelle del materiale
che colpiscono e in grado quindi di modificarne via via la struttura
cristallina, creando così la nanoincisione” spiega ancora Chiolerio. Fruibili
solo usando la microscopia elettronica, le opere appartengono al nanocosmo,
invisibile sia a occhio nudo sia al microscopio ottico. Quindi, se mai un altro
essere intelligente arrivasse a scovarle sul suolo lunare, per vederle dovrà
disporre di conoscenze e tecnologie almeno pari alle nostre.
Nicla Panciera – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 29
aprile 2016 -
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