Le Tre Sorelle non
se la passano bene. La libertà è ancora negata in troppi paesi del mondo. La
Fraternità, ovunque arrivino profughi e migranti, è in gravi difficoltà. Ma
forse chi sta peggio di tutte è l’Uguaglianza. Le disuguaglianze di reddito e
di ricchezza si diffondono come una malattia endemica, provocando dappertutto
guasti economici, sociali e politici. E’ un fenomeno globale, che coinvolge i
paesi occidentali come le economie emergenti. Una distanza tra ricchi e poveri
sempre in aumento, che rischia di creare divisioni permanenti tra universi che
diffidano profondamente uno dall’altro, quando non arrivano a odiarsi. Finora
pochi politici sembrano essersene accorti. L’unico ad avere messo la questione
al centro della sua agenda elettorale è stato il democratico americano Bernie
Sanders, “Lo 0,1 per cento degli americani più ricchi ha tanta ricchezza quanto
il 90 per cento della popolazione. Qualcuno pensa che questo sia giusto? La
classe media americana sta scomparendo. E’ ora di dire basta!”, martella in
ogni suo comizio durante le primarie.
L’argomento ha trovato elettori tanto entusiasti da costringere anche
Hillary Clinton a farlo proprio. La disuguaglianza ha cambiato così l’agenda
politica dei democratici. (..). Può sembrare un problema solo di equità
sociale. Una disparità tanto enorme da essere eticamente inaccettabile,
l’esatto opposto di quella “Economia giusta” evocata qualche anno fa da Edmondo
Borselli nel suo ultimo libro. Ma c’è altro. La disuguaglianza porta con sé
effetti che riguardano l’economia in generale. “Quando il denaro si concentra
molto in alto”, scrive Stiglitz, “la domanda aggregata inizia a scendere”.
Detto in altre parole, le economie “ingiuste” crescono poco. Per decenni gli
economisti “ortodossi” hanno sostenuto che il problema semplicemente non
esisteva. Sulla base della teoria dello “sgocciolamento” la ricchezza di chi
sta in alto “cola” sugli strati sottostanti a beneficio di tutti. Perciò non
c’è nessuna necessità di intervenire sul funzionamento spontaneo dei mercati,
le cose vanno a posto da solo. Oggi è evidente che non è così. (..). E in Italia come siamo messi? “Abbiamo una
delle disuguaglianze economiche più alte in tutti i confronti internazionali”,
spiega Maurizio Franzini, professore di Politica economica alla Sapienza che
sta per pubblicare con Mario Pianta da Leterza “Disuguaglianze. Quante sono,
come combatterle”. (..). L’origine di tutto questo? “C’è stata una lotta di
classe negli ultimi vent’anni e l’abbiamo vinta noi” è la celebre sintesi
fulminante del miliardario americano Warren Buffett. Come diceva Berselli “a un
certo punto si è deciso che invece di far guadagnare di più chi stava peggio,
bisognava far avere più soldi ai ricchi”. Due i meccanismi fondamentali: la
deregulation dei mercati finanziari e del mercato del lavoro. “Gran parte della
disuguaglianza di oggi è dovuta alla manipolazione del sistema finanziario”,
sostiene Stiglitz, scandalizzato per gli immensi guadagni di grandi investitori
e manager, compresi i responsabili della grande crisi del 2007, che continuano
as assegnarsi “bonus” spropositati. (..) Senza speranza nel futuro, nella
possibilità di salire la scala sociale, di migliorare, vengono meno le premesse
delle democrazie moderne. Che volevano garantire se non uguali condizioni di
partenza, uguali chance. In una società equa ognuno dovrebbe avere
l’opportunità di costruirsi la vita secondo i propri desideri, come dice
Amartya Sen: “Uguaglianza è libertà”.
Leopoldo Fabiani – Culture Confluitti e libertà – L’espresso
17- marzo – 2016 -
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