Lo sostiene l’Aiab (Associazione
italiana agricoltura biologica ) nella sua nuova campagna per capovolgere il
modello agricolo dominante – basato su sfruttamento delle risorse, uso dei
pesticidi, selezione genetica spinta – e promuovere invece il rispetto delle
biodiversità e al ritorno all’indipendenza dei contadini. Questi per millenni
si sono scambiati i semi e hanno selezionato nei loro campi nuove varietà da
coltivare. “Oggi invece poche multinazionali controllano il 70 per cento del
mercato delle sementi” dice Vincenzo Vizioli, presidente dell’Aiab. Il
risultato è l’omologazione: poche le varietà coltivate, ambiente inquinato dai
pesticidi che quelle stesse aziende producono, salute danneggiata. “L’aumento
di intolleranze è senz’altro dovuto anche a questa uniformità del cibo” dice
Vizioli. Con la campagna coltiviAMO BIOdiversità l’Aiab distribuirà agli
agricoltori interessati 4-5 chili di miscugli di semi, ottenuti da incroci e
raccolte condotte con la “selezione partecipata”. Il primo a provare sul campo,
in Siria nel 1995-96, questa tecnica è
stato il genetista Salvatore Ceccarelli. “Ceccarelli ha rimesso a disposizione
dei contadini le tante varietà che erano state tolte perché considerate inutili,
e dalla loro coltivazione sono stati prodotti miscugli di semi”. Il seme che si
raccoglie da un campo non è mai identico a quello dell’anno prima. Cambia per
effetto di incroci naturali, clima, tipo di terreno. “Nella selezione
partecipata si arriva a creare nuove varietà sulla base delle esigenze del
contadino, cioè si individuano caratteri e peculiarità interessanti per quello
specifico ambiente. Oggi questa è forse anche la risposta più concreta ai
cambiamenti climatici”. Ed è quanto l’Aiab cerca di fare anche in Italia: “La
natura ci insegna che l’equilibrio si trova nella diversità” conclude Vizioli.
“E questo vale anche per gli umani”.
Cristina Mochi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 8
aprile 2016 -
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