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martedì 26 aprile 2016

Lo Sapevate Che: Perchè all'estero fa sorridere il nostro dibattito sul giustizialismo...



Quando viaggi molto in giro per l’Europa, al ritorno molti ti chiedono come l’Italia è percepita all’estero e molti si sorprendono di una risposta onesta: siamo considerati meglio di quanto non consideriamo noi stessi. Vi sono tuttavia aspetti del dibattito pubblico nostrano che gli altri popoli proprio non colgono, forse per una limitata dose di fantasia. Uno di questi è l’ormai trentennale diatriba fra sedicenti garantisti. Nella semplicistica visione in uso oltre Chiasso l’Italia figura come un paese gravato da una classe politica eccezionalmente corrotta, oltre che collusa da decenni con mafie di ogni genere, dove ogni tanto una minoranza di magistrati, fra mille difficoltà e ostacoli e linciaggi mediatici, riesce a portare a galla giganteschi scandali e sperperi di denaro pubblico. Per avvalorare la tesi, la stampa estera cita spesso classifiche internazionali che vedrebbero il nostro Paese al secondo posto per corruzione in Europa, dietro la Bulgaria, e nel mondo davanti a molte nazioni africane. Qualcuno si spinge al punto d’ipotizzare – citando una fonte italiana, la Corte dei conti – che l’Italia pagherebbe ogni anno una tassa di 60 miliardi alla corruzione. Per molti anni questa tendenza della stampa estera a illustrare il problema dalla parte dei giustizialisti è stata attribuita da Berlusconi alla presenza fra i corrispondenti straneri di molti comunisti, per quanto immaginari. Il risultato finale di questa informazione è che all’estero spesso ridono del dibattito fra garantismo e giustizialismo che tanto invece appassiona da noi. Gli stessi politici che pure invidiano ai colleghi italiani l’abilità di non rispondere mai nel merito di un’inchiesta, mettendo piuttosto sotto accusa la magistratura, non adotterebbero la stessa strategia nei loro Paesi. Non funzionerebbe, sarebbero travolti dal ridicolo. Intendiamoci, anche altrove è noto che i magistrati possono sbagliare o coltivare ambizioni eccessive di notorietà. Ovunque alcuni magistrati finiscono in politica. Dopo aver svolto indagini sulla corruzione oppure dopo non averle fatte, che è il caso più frequente, di gran lunga. Eppure tutto ciò non autorizza un politico o un partito sotto inchiesta a svincolare dai fatti. Chi ha ragione, noi o loro? Ciascuno è libero di pensarla come vuole, però i 60 miliardi italiani sono la metà della corruzione politica dell’intera Europa.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 22 aprile 2016 -

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