Quando viaggi molto in giro per
l’Europa, al ritorno molti ti chiedono come l’Italia è percepita all’estero e
molti si sorprendono di una risposta onesta: siamo considerati meglio di quanto
non consideriamo noi stessi. Vi sono tuttavia aspetti del dibattito pubblico
nostrano che gli altri popoli proprio non colgono, forse per una limitata dose
di fantasia. Uno di questi è l’ormai trentennale diatriba fra sedicenti
garantisti. Nella semplicistica visione in uso oltre Chiasso l’Italia figura
come un paese gravato da una classe politica eccezionalmente corrotta, oltre
che collusa da decenni con mafie di ogni genere, dove ogni tanto una minoranza
di magistrati, fra mille difficoltà e ostacoli e linciaggi mediatici, riesce a
portare a galla giganteschi scandali e sperperi di denaro pubblico. Per
avvalorare la tesi, la stampa estera cita spesso classifiche internazionali che
vedrebbero il nostro Paese al secondo posto per corruzione in Europa, dietro la
Bulgaria, e nel mondo davanti a molte nazioni africane. Qualcuno si spinge al
punto d’ipotizzare – citando una fonte italiana, la Corte dei conti – che
l’Italia pagherebbe ogni anno una tassa di 60 miliardi alla corruzione. Per
molti anni questa tendenza della stampa estera a illustrare il problema dalla
parte dei giustizialisti è stata attribuita da Berlusconi alla presenza fra i
corrispondenti straneri di molti comunisti, per quanto immaginari. Il risultato
finale di questa informazione è che all’estero spesso ridono del dibattito fra
garantismo e giustizialismo che tanto invece appassiona da noi. Gli stessi
politici che pure invidiano ai colleghi italiani l’abilità di non rispondere
mai nel merito di un’inchiesta, mettendo piuttosto sotto accusa la
magistratura, non adotterebbero la stessa strategia nei loro Paesi. Non
funzionerebbe, sarebbero travolti dal ridicolo. Intendiamoci, anche altrove è
noto che i magistrati possono sbagliare o coltivare ambizioni eccessive di
notorietà. Ovunque alcuni magistrati finiscono in politica. Dopo aver svolto
indagini sulla corruzione oppure dopo non averle fatte, che è il caso più
frequente, di gran lunga. Eppure tutto ciò non autorizza un politico o un
partito sotto inchiesta a svincolare dai fatti. Chi ha ragione, noi o loro?
Ciascuno è libero di pensarla come vuole, però i 60 miliardi italiani sono la
metà della corruzione politica dell’intera Europa.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 22
aprile 2016 -
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