Lei si chiede le
ragioni per opporsi a una legge sull’adozione aperta agli omosessuali e cita la
scienza, la religione e i “principi”. Sono d’accordo con lei sul fatto che
niente di tutto ciò possa ragionevolmente opporsi all’adozione per gli
omosessuali. Io credo che ciò che veramente vi si oppone sia la natura che
prevede l’omosessualità, ma non la possibilità che due esemplari dello stesso
sesso “producano” e/o allevino prole. Il concetto di base è che il continuo,
distratto, illimitato intervento umano sulla natura, il piegarla a forza ai
propri desideri ed esigenze, è una bomba a orologeria. Così come la sempre più
dilagante attitudine a non accettare nessun limite: non la vecchiaia, non la
fatica fisica, non la sterilità, non la morte. E’ doveroso il distinguo tra
interventi mirati ad assecondare la natura, e quelli mirati invece a
stravolgerla. Esempi del primo caso sono l’eutanasia per ridurre le sofferenze
di un malato terminale e tutta la medicina, che mira a ripristinare lo stato di
salute. Interventi che stravolgono la natura sono la sfrenata chirurgia
estetica per mascherare la vecchiaia, l’accanimento terapeutico in nome di
principi religiosi, il , il congelamento di spermatozoi e ovuli come se fossero
filetti di merluzzo, le cure ormonali devastanti per ottenere a tutti i costi
una gravidanza. E, a mio parere, anche l’allevamento di bambini da parte di
omosessuali. Irene La Runa clone_g81@hotmail.com
Cara Irene, appellarsi alla natura offre quella serenità e
quel senso d’innocenza, se non addirittura di giustizia, che accompagna chi,
richiamandosi alla natura, pensa di ragionare senza essere condizionato da
alcuna fede né ideologia. Non è così. Riferirsi alla natura come a un buon
criterio per decidere sui nostri comportamenti, le nostre scelte, le nostre
azioni, sottintende che la natura è “buona” e “giusta”, come vuole la
tradizione giudaico-cristiana che così la concepisce in quanto creatura di Dio:
tutto ciò che Dio crea è buono, come sappiamo dal primo libro della Bibbia, il
Genesi. Anche Leopardi, nonostante non credesse in Dio, soffriva di questa
inconscia cultura cristiana, se è vero che nella lirica A Silvia scrive: “O
natura, o natura,/ Perché non rendi poi/ Quel che prometti allor? perché di
tanto/ Inganni i figli tuoi?”. In realtà la natura non ha promesso proprio
niente a nessuno. E solo l’ipotesi che sia “buona” consente di pensare, davanti
a una disgrazia, che la natura ci abbia ingannato, la natura non è né buona né
cattiva, è semplicemente indifferente alla vicenda umana. Fa nascere
eterosessuali, omosessuali, bisessuali senza alcuna ragione, così come fa
nascere sani e malati, belli e brutti, fa morire giovani e vecchi, nel suo
ribollire senza scopo né perché fa tremare la terra, l’inonda di improvvise
lave vulcaniche e onde tsunami che provocano sciagure non imputabili ad alcuno,
né evitabili. (..). La nostra vita, che la natura aveva programmato di 40/50
anni, grazie alla scienza e alla tecnica, si è allungata quasi del doppio. In
una parola, i limiti naturali sono stati oltrepassati in quella lotta che, non
sappiamo quanto consapevolmente, l’umanità ha ingaggiato con la natura,
interessata solo alla conservazione della specie e non alla felicità degli
individui, ai loro desideri, ai loro progetti, ai loro sogni e a tutte quelle
buone ragioni che gli individui, prima di sottostare alla legge della natura
che inesorabile sancisce la morte, riescono a reperire per vivere. Tra queste
buone ragioni c’è anche quella di generare e crescere con amore un figlio, se
la tecnica, ideazione umana per contrastare l’indifferenza della natura per la
sorte umana, lo consente.
umbertogalimberti@repubblica.it - Donna di Repubblica – 16 aprile 2016
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