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giovedì 28 aprile 2016

Lo Sapevate Che: Così i tedeschi dell'Est venivano usati come cavie...



Da un’indagine condotta su incarico del governo tedesco dal direttore dell’Istituto di Storia della medicina al Politecnico Charité di Berlino Volker Hess è emerso che per trent’anni il regime della Germania orientale si è fatto sistematicamente pagare da industrie farmaceutiche per testare su cittadini ignari, o informati parzialmente, terapie e medicine destinate al mercato occidentale. Hess, che ha analizzato centinaia di studi conservati negli archivi della Charité e atti secretati della polizia segreta Stasi, ha ricostruito nel rapporto appena consegnato al governo un quadro di collusioni che sarebbero durate dal 1961 al 1990. Solo tra il 1981 e il 1989 il numero di studi condotti illegalmente finora scoperti è di 321. Complessivamente ne sono stati accertati oltre 900. Ma perché usare i propri cittadini come cavie? “La Repubblica democratica tedesca metteva a disposizione delle industrie farmaceutiche le sue strutture sanitarie per motivi economici” spiega Hess. “Il ministro della Sanità della Germania orientale, dal 1970 di fatto in bancarotta, ha tenuto a galla interi dipartimenti grazie a contratti segreti con le industrie”. Quanti sono stati i pazienti coinvolti? “Circa cinquantamila. Il sistema però spesso era congegnato per non violare almeno formalmente gli standard etici. Solo nel 15 per cento dei casi analizzati i pazienti erano del tutto ignari di ricevere principi attivi mai testati. Per il resto ci sono prove di richieste di assenso. Ma le informazioni sui rischi erano ridotte al minimo. In più ai partecipanti venivano promesse guarigioni miracolose, denaro e vacanze premio”. Sono stati accertati casi di decessi durante i test di un nuovo principio attivo contro l’ipertensione, lo spirapril. “Era il 1983, quello studio fu immediatamente interrotto, ma la notizia delle vittime, il cui numero stiamo ancora accertando, non fu mai resa pubblica”. I principali committenti degli studi erano Bayer, Schering, Hoechst, Boehringer, Pfizer, Sandoz, Roche, Sanofi. Ma le richieste di pazienti-cavia non arrivavano solo dalla Germania: “C’erano anche la Svizzera, la Francia, gli Usa, il Regno Unito e altri Paesi. In totale 75 aziende da 16 Stati. I centri ospedalieri più coinvolti erano quelli di Dresda, Berlino, Lipsia, Erfurt, Halle, Jena e Rostock”.  Le terapie e i farmaci più testati (il 60 per cento del totale) riguardavano patologie come l’ipertensione e i problemi cardiovascolari. “In due casi su dieci si trattava invece di psicofarmaci, il resto erano terapie antitumorali”. Quanto alle complicità “il ministero per la Sicurezza statale era a conoscenza di tutto, dall’inizio. Dalla metà degli anni ’60 al ministero della Sanità fu installato un ufficio scientifico di consulenza per i farmaci. E l’ufficio era guidato non da scienziati, ma da dirigenti della Stasi”.
Simone Porrovecchio – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 8 aprile 2016 -

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