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sabato 23 aprile 2016

Lo Sapevate Che: Tramonta il berlusconismo, ma chissà cosa c'è dopo....



Dove Tutto Cominciò, tutto probabilmente finirà. A Roma. Città che potrebbe vedere la dissoluzione del lungo sogno berlusconiano, proprio come ne sancì l’inizio. Passo indietro. Nel novembre del 1993 il Cavaliere era solo un imprenditore rampante, anche se si intuiva la sua voglia di politica: a Casalecchio di Reno, Bologna, dove era corso per inaugurare un grande mercato, a sorpresa proclamò: “Se votassi a Roma sceglierei Fini, non Rutelli”. Prove generali. Pochi mesi dopo, gennaio 1994, con una cassetta memorabile annunciava in tv la sua discesa in campo con Forza Italia, nucleo forte del nascente Polo delle Libertà. Dissolvenza, anno 2016: a differenza degli esordi, Berlusconi non ha avuto la stessa prontezza, non ha sdoganato Giorgia Meloni, ha puntato su un cavallo perente e ha lasciato che l’esercito della destra in rotta si disperdesse sul campo di battaglia. Perché? In Realtà, Un Ciclo Si Chiude. Soprattutto a destra. Per gli errori di B., per i suoi limiti oggettivi, ma anche per fattori che sfuggono al suo controllo. In tutta Europa soffia forte un vento populista, estremista e antisistema alimentato dalla crisi economica e da un’irrefrenabile ondata migratoria. Capace di intercettare gli umori xenofobi e nazionalisti che prima trovavano sfogo altrove. (..). Tra pochi mesi compirà ottant’anni, non ha più la velocità d’azione e il seguito conquistato all’apice del suo ventennio: sondaggi recenti, che lo danno in calo continuo di consensi e alla distanza di molte lunghezze da Matteo Renzi , ne certificano il crepuscolo. I suoi, che fino a ieri lo osannavano, sono stati i primi ad accorgersene. E ad agire di conseguenza. Il Patto del Nazareno, che gli ha consentito agilità politica dopo la condanna in Cassazione per frode fiscale, gli è costata la rottura con Matteo Salvini, cioè la fine di un’alleanza che durava tra alti e bassi da ventidue anni, dai tempi della passeggiata di Umberto Bossi in canotta tra i fiori di Villa Certosa.(..) Caos. Che Berlusconi non è più in grado di governare. Eppure. definite o quasi le partite aziendali più importanti – fusione Mondadori-Rizzoli, accordo Telecom-Mediaset – B. potrebbe decidersi a lasciare del resto, era entrato in politica per salvare le sue aziende, ne potrebbe uscire ora che l’impero è sistemato. Perché non lo fa? Innanzitutto perché aspetta l’esito del ricorso alla Corte di Strasburgo contro la legge Severino: sogna la riabilitazione, personale risarcimento. E poi perché, se non è più l’azionista di riferimento della destra ( forse nemmeno di Forza Italia), è anche vero che l’inventore, l’animatore, il finanziatore di quell’alleanza non ha ancora un erede. Nessuno riesce a imporsi. Il leader che verrà non può essere Salvini, la cui strategia del dialogo con 5Stelle, l’alleanza trasversale tra forze antisistema, sta tirando la volata più ai figli di Grillo che ai nipoti di Bossi; non Meloni, ancora troppo debole per un ruolo nazionale; non Bertolaso. che a Berlusconi piace, ma che a Roma rischia di bruciarsi. Forse potrebbe nascere la nuova stella di Stefano Parisi, se a Milano dovesse avere successo il suo tentativo di rimettere insieme i cocci dell’alleanza. Ma sarebbe una candidatura ancora tutta da costruire. Insomma siamo alla fine, ma non è ancora finita.
Bruno Manfellotto – Questa settimana – www.lespresso.it - @bmanfellotto  21 aprile 2016

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