No tav, No Triv, No Muos, No Dal
Molin, tutti questi bellissimi movimenti di cittadini hanno il difetto di
essere identificati con quel semplice “no”, che rende facile rinchiuderli nella
caricatura di un’Italia conservatrice, fiera avversaria della modernità. Quando
naturalmente non è così. No Tav, per molti cittadini poco informati, significa
rifiuto dell’alta velocità: una follia. Nella realtà i No Tav si oppongono a un
singolo progetto, la Torino-Lione, con motivi assai razionali, visto che si
tratta di spendere 30 miliardi di denaro pubblico da qui al 2042 (!) per
guadagnare un’ora di tragitto su un percorso dove il traffico merci e
passeggeri è in caduta libera da anni. Ma il concetto sarebbe più chiaro se il
No della protesta si colorasse di proposte in positivo. Per esempio, se i No
Tav insistessero sul fatto che esiste già una linea ferroviaria Torino - Lione
che potrebbe essere ammodernata con poca spesa e senza bucare montagne piene di
amianto. Oppure che sarebbe assai più utile al Paese investire sulla Milano –
Venezia, spostando su rotaia milioni di turisti e colossali traffici di merci
dalle affollate e pericolose autostrade e strade del Nord est, come qualche anno
fa ammise un grande dirigente delle Fs. Mauro Moretti. Lo stesso discorso vale
per i no Triv. Lasciando perdere lo scandalo Guidi alle spalle e l’imminente
referendum, il vero punto dovrebbe essere questo: esiste oggi una politica
energetica in Italia? Qualcuno si sta preoccupando del futuro del Paese in un
settore così strategico? I pozzi nel mare lucano, col loro ridicolo
quantitativo di greggio (50 mila barili) e di posti di lavoro, un centinaio,
non possono essere una risposta. Bisognerebbe chiedersi perché l’Italia che
potrebbe essere un’avanguardia dello sviluppo sostenibile, sia invece la
nazione d’Europa che negli ultimi cinque anni ha maggiormente disinvestito
nelle fonti rinnovabili, eolico, solare, geotermico, distruggendo la metà dei
posti di lavoro in un settore nel quale altre nazioni investono con decisione.
La Spagna ha creato 100 mila posti di lavoro nelle rinnovabili, la Germania
addirittura 400 mila, grazie anche alla spinta delle case automobilistiche che
credono nel boom delle auto elettriche. I Paesi del Nord Europa puntano sul
solare e sullo sviluppo del turismo e noi italiani facciamo buchi vicino alle
coste per cercare un po’ di greggio di cattiva qualità. Non è assurdo?
Curzio Maltese . Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 15 Aprile
2016 -
Nessun commento:
Posta un commento