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mercoledì 27 aprile 2016

Lo Sapevate che: Dall'Yiddish a Charlie Hebdo la leggenda di una canzone...



Una canzone del mondo,senza padri, ma con tanti nonni e zie. Una canzone che viene da lontano, da diversi luoghi e diverse epoche. Una canzone antica e moderna, dunque contemporanea. Una canzone che smuove cuore e testa e sventola alta come una bandiera. Una canzone che racconta una storia triste, ma trasmette gioia e coraggio. Una canzone di lotta e di amore. Una canzone di liberà. Anzi, la canzone della libertà. Questo il sottotitolo orgoglioso di un libro che sulla copertina porta scritto: Bella ciao. Due parole che sono un ritmo, un tema, una memoria. Lo firma Carlo Pestelli. docente di linguistica, musicologo e cantautore, introduzione di Moni Ovadia. Raccoglie e connette tanti indizi e altrettanti frammenti per ricostruire la storia. Le origini sono leggendarie, plurali, incerte, forse inconoscibili. In principio, non ci sono i partigiani, non solo. Bella ciao paga debito anche alle mondine, ai soldati della prima guerra, alle donne di metà ‘800, forse a dei violinisti yiddish. Di contaminazione in contaminazione, si può risalire a persone nel Cinquecento Normanno. Dagli anni ’60 del secolo scorso cominciano a cantarla tutti. E’ tradotta in 40 lingue. con versioni in sinti e cabilo. I francesi grazie a Yves Montand, la cantano persino in Italiano. Dopo l’attentato a Charlie Hebdo, un anno fa il popolo in piazza la intonava. Scrive Pestelli: “Vale così tanto, e per tutti, perché non c’è altra canzone in nessuna lingua a dare una così gioiosa stangata all’oppressore o, stando al testo, all’invasore”. Come Guernica è molto più di un quadro. Bella ciao è molto più di una canzone. Cantandola, si è rivoluzionari “non con la durezza delle armi, ma con i colori della poesia”. Mentre leggi il libro, risuona con il suo attacco: si/mi/fa diesis/sol/mi. Non riesci a non cantarla. E viene da battere le mani a ritmo. E viene  il sorriso. Sono decine le versioni, ciascuno è libero di cantarla come vuole. Sempre Bella ciao è. Forse non ha padri, ma siamo tutti suoi figli”. “Carlo Pestelli. Bella Ciao” Add,pp.144,euro 9.
Gian Luca Favetto –Cultura – I Venerdì di Repubblica 22 aprile 2016

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