I Panama Papers sono il frutto di un complotto della
Cia ai danni della Russia, ha azzardato Putin nel rozzo tentativo di arginare
l’effetto delle rivelazioni. Due miliardi di dollari nascosti all’estero dai
suoi amici. La Cia ovviamente non ha nulla a che fare con la divulgazione
dell’archivio segreto dello studio Mossack Fonseca, ma all’oligarca di Mosca fa
buon gioco compattare la flebile opinione pubblica russa contro il supposto
nemico alle porte. La democratura post-sovietica fonda il suo potere sulla
forza, la propaganda. E sulla capacità persuasiva dei soldi. Se Davvero La Cia avesse ordito un complotto, tuttavia, non è Putin quello che rischia di
essere disarcionato. Ma il più fedele alleato degli “ameriKani”, cioè il primo
ministro del Regno Unito. I complottasti di ogni latitudine stanno infatti
assistendo alla più fantasiosa manifestazione di una trama surreale: voglio
colpire il mio nemico, abbatto invece il mio amico. David Cameron sta
attraversando infatti il peggior momento politico da sei anni a questa parte.
Ha impiegato quattro giorni per raccontare la verità sui conti offtshore del
defunto genitore. (..). Già Ora Nella Ue la concorrenza fiscale tra gli Stati
membri crea scompensi tra chi pratica aliquote vantaggiose (è il caso del
Lussemburgo del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e
della stessa Londra) e chi non riesce ad abbassare le tasse. I comuni
cittadini, il cui welfare ha subito tagli dolorosi negli anni della crisi, restano
in balia di interessi privati, a causa della frammentazione politica dell’Europa
e dell’assenza di poteri pubblici forti, come ha scritto su “Repubblica” Thomas
Piketty, l’economista francese schierato contro le nuove diseguaglianze
sociali. Il fenomeno dei capitali nascosti è globale, e i Panama Papers lo
hanno evidenziato in maniera urticante. La quantità di soldi che i ricchi hanno
occultato al fisco e quindi sottratto ai ceti più poveri appare impressionante.
(..). Ipotesi di Contrasto all’elusione fiscale sono allo studio delle
istituzioni europee, con una lentezza tuttavia che cozza con la velocità di
decisioni in altri campi. Come quando si alza dalla sera alla mattina un muro
di filo spinato alla frontiera per bloccare la fuga di migranti. E’ più facile
rispondere in modo muscolare ad una emergenza nella sua spettacolare
drammaticità che affrontare le opacità del sistema finanziario internazionale.
Purtroppo il vento soffia forte in direzione della dissoluzione dell’idea
stessa d’Europa. Mentre è di più Europa che avremmo bisogno. Non il contrario:
Nessuno però ha una leadership forte e autorevole per cambiare verso agli
eventi in corso.
Luigi Vicinanza -
Editoriale www.lespresso.it - @vicinanzal
– 21 aprile 2016
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