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martedì 19 aprile 2016

Lo Sapevate Che: Ma la vera leadership non è monarchia...



Che Anche Il Regime democratico debba avere un Principe, che non possa durare una democrazia senza scettro, stanno lentamente e faticosamente comprendendolo anche i suoi più incantati difensori. Come sempre avviene nel nostro Paese, si sta irragionevolmente precipitando nel polo opposto, alla ricerca non del leader, ma del monarca, non di chi è il primo tra molti poteri (manos archon, dove il secondo termine è genitivo plurale), ma di chi comanda da solo. Anzi, molto peggio,:  si va confondendo ogni giorno di più il leader con capo populista e cioè con chi, irresistibilmente attratto dalla dittatura della maggioranza, insegue appetiti, desideri, pulsioni e paure di quel “popolo” rappresentato in presa diretta da sondaggi, pseudo-inchieste e elezioni del giorno prima. L’autentica leadership (mai riducibile a un leader) ha l’autorevolezza anche per contraddirlo. Sa bene che i cittadini quando sono spinti da odio o timore tendono a imporre cose giuste e cattive, alla fine contrarie ai loro stessi interessi. Che tali leadership siano oggi possibili, nessuno lo sa.(..) E Torniamo A Noi, al nostro “particolare, poiché, come dice il fidanzato della ministra, “purtroppo viviamo in Italia”: Era cosa buona e giusta riconoscere finalmente che il processo decisionale andava disgelato, i poteri di veto tra partiti correnti e spifferi liquidati, rafforzato l’esecutivo. Tale volenteroso progetto si va realizzando in forme che più dilettantesche e abborracciate sarebbe difficile immaginare. Domina un presidenzialismo surrettizio, e cioè la sua peggiore forma possibile. Si punta non a un nuovo rapporto tra governo e parlamento, ma alla trasformazione di quest’ultimo in anticamera del primo, così come nella prima Repubblica lo era dei partiti. Il processo decisionale è immaginato ridursi a quello che esprime la volontà del Leader “monarca”, non il complesso di funzioni e fattori che riguarda l’amministrazione dello Stato nella sua incertezza. (..). Tali, Per Così Dire , idee hanno conseguenze inevitabili: un ulteriore rafforzamento del centralismo politico e amministrativo, peccato originale della politica italiana e ragione primaria della mancata unità del nostro Paese, classi dirigenti che si formano intorno a leader populisti, le cui fortune dipendono esclusivamente da quelle del Capo; conflitti di interessi endemici, fisiologici. Una battuta su quest’ultimo aspetto, oggi al centro dell’attenzione. Se una classe politica non si forma attraverso un cursus in qualche modo autonomo rispetto agli interessi corporativi, professionali, economici propri della “società civile”, ma addirittura si teorizza che debba dal loro multiverso provenire, sarà per essa del tutto naturale lavorare nel suo nuovo ufficio proseguendo con i metodi , i fini e le relazioni precedentemente coltivate. Se una classe politica si forma per ragioni di amicizia, “famiglia” e vincoli clientelari, quando cessi di “rispettarle” finirà semplicemente col disfarsi. Questo dice il buon senso, ma come diceva quel tale, il buon senso da noi tace sempre o quasi per paura del senso comune.
Massimo Cacciari – Parole nel vuoto – www.lespresso.it – L’Espresso – 14 aprile 2016

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