Il cancro al polmone, insieme ai
tumori alla trachea, è per l’Istat la quarta causa di morte in Italia, la
seconda per gli uomini. Sono circa 100 le vittime al giorno, e tuttavia , nelle
fasi precoci, può essere guarito una volta per tutte – nell’80 per cento dei
casi – con il solo intervento chirurgico. L’importante è diagnosticarlo in
tempo, sfida oggi facilitata da una nuova tecnologa sviluppata all’Istituto
europeo di oncologia (Ieo) di Milano. Si tratta di un “naso elettronico”. Il
paziente soffia, tramite un tubo, in una scatoletta dotata di otto sensori al
quarzo che riconoscono le particelle volatili prodotte dal sistema immunitario
in presenza di un tumore. Secondo uno studio appena pubblicato sul Journal of Breath, questa “firma
molecolare” permette di riconoscere con un’accuratezza del 90 per cento i
tumori in fase 1. “Purtroppo oggi soltanto il 15 per cento dei casi di tumore
al polmone è diagnosticato nella fase iniziale della malattia, perché non si è
ancora trovato uno strumento di screening di massa che, oltre ad essere
efficace, sia anche sostenibile dal Sistema sanitario nazionale” spiega Lorenzo
Spaggiari, direttore del programma polmonare dell’Istituto. “La Tac a basse
dosi è molto efficace nelle diagnosi precoci, e permette – quando evidenzia
tumori di dimensione inferiore a un centimetro – percentuali di sopravvivenza a
5 anni superiori al 90 per cento. Ma il suo uso clinico, a causa degli alti
costi, è oggi limitato: è un esame di secondo livello. Il naso elettronico,
invece costa appena 1.500 euro – circa 600 volte di meno di una macchina per
Tac – e non richiede personale specializzato: ogni medico di base potrà esserne
dotato”. Nei progetti avviati dallo Ieo, il test con il naso elettronico –
soprattutto per i forti fumatori, che rappresentano l’85 per cento dei malati –
è il passo iniziale, che poi, solo nel caso che risulti positivo, fa accedere
alle altri fasi diagnostiche: prima l’analisi del microRna, che può rivelare i
tumori ancora in formazione dai frammenti di Dna che rilasciano nel sangue, e
infine la Tac a basso dosaggio. L’idea per il naso elettronico è venuta
dall’osservazione di quello dei cani, in grado di identificare sostanze anche a
bassissime concentrazioni grazie a 220 milioni di recettori olfattivi, contro i
5 milioni dell’uomo. E il fiuto canino – applicato alla rivelazione dei
composti volatili organici, ma questa volta nelle urine dei pazienti – è stato
anche di ispirazione per un nuovo sensore chimico per le urine che lo Ieo sta
sviluppando insieme al dipartimento di veterinaria dell’Università di Milano e
che sarà aggiunto alla prossima versione del naso elettronico. Una volta
identificati i tumori in fase iniziale, si potrà combatterli con sistemi
innovativi, anch’essi sviluppati allo Ieo: con il Budesonide, farmaco
cortisonico da inalare, che nel 2010 si è mostrato capace di ridurre il
diametro dei noduli polmonari, ma anche, probabilmente, con l’aspirina a basse
dosi. Un nuovo studio, che terminerà nel 2017, verificherà infatti se l’uso
dell’aspirinetta (100 milligrammi al giorno per un anno) può ridurre i noduli.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 15
aprile 2016
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