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lunedì 18 aprile 2016

Lo Sapevate Che: In nome di Regeni il reato di tortura...



Quanti Modi Ci Sono per dire che un uomo o una donna sono stati vittime di tortura? Infiniti. Ma potremmo, volendo, anche omettere la parola tortura. E potremmo volendo, anche far passare quella tortura per un atto legittimo in determinate condizioni. E potremmo, volendo, anche far finta che il reato di tortura non esista. O potremmo, volendo, far arenare la proposta di legge sul reato di tortura in Parlamento, in modo che il reato non esista davvero. Potremmo però utilizzare il termine tortura perché ci piace pensarci in prima linea nella difesa dei diritti delle persone. Potremmo fare del nostro essere un Paese civile solo una questione di parole, che però dietro non hanno nulla. Non hanno leggi che le sostengono, non condanne che facciano giurisprudenza. Esistono atti internazionali che molto chiaramente sanciscono come torturare inteso nei suoi più diversi significati (infliggere dolore fisico per estorcere informazioni o confessioni, commettere su una persona atti brutali e sadici, procurare dolore fisico prolungato) sia un reato da giudicare e punire con procedure e sanzioni sue proprie. Dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984, ratificata dal nostro Paese nel 1988, ci troviamo al cospetto di atti che proibiscono la tortura ma che farebbero esplicito rimando all’esistenza di un testo che fornisca strumenti idonei a ogni singolo paese per prevenire e punire efficacemente chiunque abbia commesso questo genere di reato. “Ciò che è accaduto attiene a una pagina nera nella storia del nostro Paese. E se vogliamo affrontare quella pagina nera, la prima cosa da fare è introdurre subito il reato di tortura”. La pagina nera è l’irruzione della polizia alla Diaz durante il G8 di Genova e questa dichiarazione è di Matteo Renzi. Parole pronunciate un anno fa, quando la Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia per gli orrori di Genova imponendo, e non solo invitando, l’introduzione nel nostro codice penale del reato di tortura. (..). Quindi Davvero Siamo il fanalino di coda, ultimi quando si tratta di far rispettare la dignità delle persone qui da noi, pronti a temporeggiare e a trovare giustificazioni e scappatoie, e sempre in prima linea quando accade, invece, che un paese straniero si comporti come noi. Scoviamo mille differenze pur di marcare la distanza. Giulio Regeni è stato torturato in Egitto e ucciso. Regeni è stato torturato e ucciso  come un egiziano in Egitto, ma anche come è accaduto ad alcuni italiani in Italia. (..). Verità Per Giulio Significa verità anche per chi non sa che nome dare a ciò ch   e ha vissuto. Significa tutelare le forze dell’ordine e la loro funzione che è di protezione dei cittadini. Significa isolare chi ha commesso un reato e non schermarlo, e non nasconderlo dietro l’inesistenza di quel reato. Se torturare è reato, facciamo in modo che il reato esista perché se la situazione dovesse, nonostante gli atti gravissimi che sono accaduti nel nostro Paese, nonostante la condanna di Strasburgo, rimanere invariata, vorrà dire che torturare sarà considerato un modo solo un po’ scorretto di risolvere certe situazioni, un metodo poco ortodosso, ma non condannabile. E la volta buona, chi sa quando sarà.
Roberto Saviano – L’antitaliano www.lespresso.it – L’Espresso – 14 aprile 2016

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