E’ un atto di accusa e un testamento,
una lettera di addio lunga tre pagine. L’ha lasciata Carolina Picchio prima di
togliersi la vita a soli 14 anni per colpa del cyber bullismo e per la vergogna
che provava dopo essere stata violentata, filmata e mortificata sul web. Per
cinque adolescenti mercoledì è cominciato il processo al Tribunale dei minori:
hanno chiesto la messa alla prova dicendo di essere pentiti. Il giudice
deciderà il 17 giugno. Ma è stato soprattutto Paolo Picchio a interpretare il
messaggio che sua figlia voleva dire al mondo, quando aveva scritto: “Le parole
fanno più male delle botte. Ma voi non lo capite? Siete così insensibili?” prima di lanciarsi
dal terzo piano. Dalla tragedia successa il 5 gennaio 2013 è nata la battaglia
personale di un uomo di 66 anni, ex dirigente della De Agostini, a cui la vita
ha strappato uno dopo l’altro gli affetti più cari. Aveva sette anni quando
perse i genitori e due dei suoi fratelli in un incidente stradale.
Un’encefalite ha ucciso suo figlio di soli tre anni. Un tumore si è portato via
la prima moglie. Paolo Picchio ha avuto la forza di raccogliere il dolore e
trasformarlo, insieme alla senatrice del Pd Elena Ferrara, in una campagna di
sensibilizzazione contro il bullismo sulla rete. La loro lotta ha coinvolto
istituzioni, scuole, ministeri. E ora sta per nascere una legge, il cui testo è
già passato al Senato. La sensibilizzazione è stata così forte da smuovere
anche i colossi della Rete, come Facebook e Google, per arginare il fenomeno
imponendo regole più restrittive per i minori. A Milano, invece, a novembre, al
Fatebenefratelli sarà inaugurato il primo centro di cura per vittime di bulli e
cyber bulli. “Ai ragazzi dico: i bulli esisteranno sempre, ma voi siete la
maggioranza silenziosa che può fermarli. Se sarò riuscito a sensibilizzare
anche solo uno di loro evitando che qualcuno soffra come Carolina, la mia
missione sarà riuscita” racconta Paolo Picchio. All’udienza di mercoledì, ha
voluto guardare gli imputati negli occhi: “La requisitoria è stata dura ma ai
ragazzi è servita per capire il male che hanno fatto a Carolina”.
Sarah Martinenghi – Italia – Il Venerdì di Repubblica – 22
aprile 2016 -
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