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lunedì 11 aprile 2016

Lo Sapevate Che: Chi medita non si deprime...



Si Chiama Mindfulness, letteralmente “pienezza della mente”. Esiste dagli anni Settanta, quando negli Usa si è iniziato a definire questa pratica basata su tecniche di derivazione orientale, dallo yoga al buddhismo tibetano. Ma è nell’ultimo anno che questo tipo di meditazione ha vissuto il suo boom di corsi, manuali, conferenze e perfino applicazioni on line, grazie anche ai risultati positivi delle ricerche della scienza “ufficiale” in merito. La Mindfulness promette di liberarci dallo stress quotidiano e di intervenire, gentilmente, su ansie e depressioni croniche. Ormai è un fenomeno globale associato a costi, di solito molto meno gentili. In Gran Bretagna un’inchiesta parlamentare ha prodotto il “Minful Nation UK Report”, che ha concluso che questa “pratica del restare nel momento presente, con consapevolezza di noi stessi e dei nostri pensieri, senza giudicarsi” pur non essendo una panacea offre tuttavia  benefici significativi soprattutto nelle carceri e negli ambienti di lavoro più stressanti. Sempre in Gran Bretagna, la Mindfulness è stata accettata come terapia per i malati di depressione dal Sistema sanitario nazionale (NHS) ed è considerata uno strumento adatto anche ai bambini, in alternativa agli psicofarmaci. “Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2030 la depressione sarà una delle principali cause di disagio del mondo, perché ci rende più vulnerabili anche ai problemi di salute fisici. Solo nel Regno Unito lo scorso anno sono stati prescritti 15 milioni di antidepressivi”, dice Willem Kukye, il direttore dell’Oxford Mindfulness Centre, che in un suo studio pubblicato su “Lancet” ha concluso che nella prevenzione delle ricadute della depressione la terapia cognitiva basata sulla Mindfulness  (Mbct) ha la stessa efficacia degli antidepressivi. Kukyen sta studiando ora gli effetti di questa pratica meditativa nelle scuole, come sostegno psicologico per alleviare i disagi psicologici degli adolescenti e migliorare il loro rendimento scolastico. I primi studi mostrano come il programma sia “promettente in termini di accettazione ed efficacia” sugli studenti, ma la benedizione scientifica alla sua introduzione in classe si avrà tra sei anni, a conclusione del suo studio su 6.000 giovani dagli 11 ai 14 anni, condotto da Università di Oxford, Ucl e Università di Exeter. Al dipartimento di Psicologia e Neuroscienza del King’s College di Londra invece Elena Antonova sta osservando i cambiamenti strutturali e funzionali che avvengono nel cervello di soggetti che praticano il buddismomtibetano, da cui originano le meditazioni della Mindfulness. Mentre André Tolmin, dell’”Information Scientist”, passa in rassegna le centinaia di studi sul Mindfulness che stanno spuntando, evidenziando quelli più significativi nel suo blog “Mental Elf”. Una moda? Forse. Ma attorno alla quale accadono altri fenomeni interessanti. Ad esempio a Londra è in corso il maggior sondaggio globale mai fatto sul “riposo”, che potrebbe servire a sviluppare nuove modalità di intervento per il benessere. Già 20 mila persone di tutto il mondo hanno partecipato al “Rest Test”, promosso online dall’Hubbub-Group della Wellcome Collection: un gruppo interdisciplinare composto da scienziati, artisti, ricercatori, esperti della mente, come la psicologa Claudia Hammond, che in autunno annuncerà i risultati: “Il test”, dice Hammond, “ci aiuterà a scoprire di più sulla relazione che abbiamo con il riposo ed i suoi effetti nelle nostre vite”. Per partecipare www.resttest.org .
Gorgia Scaturro – Psiche – L’Espresso – 7 aprile 2016

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