Si Chiama Mindfulness, letteralmente “pienezza della mente”. Esiste dagli anni
Settanta, quando negli Usa si è iniziato a definire questa pratica basata su
tecniche di derivazione orientale, dallo yoga al buddhismo tibetano. Ma è
nell’ultimo anno che questo tipo di meditazione ha vissuto il suo boom di
corsi, manuali, conferenze e perfino applicazioni on line, grazie anche ai
risultati positivi delle ricerche della scienza “ufficiale” in merito. La
Mindfulness promette di liberarci dallo stress quotidiano e di intervenire,
gentilmente, su ansie e depressioni croniche. Ormai è un fenomeno globale
associato a costi, di solito molto meno gentili. In Gran Bretagna un’inchiesta
parlamentare ha prodotto il “Minful Nation UK Report”, che ha concluso che
questa “pratica del restare nel momento presente, con consapevolezza di noi
stessi e dei nostri pensieri, senza giudicarsi” pur non essendo una panacea
offre tuttavia benefici significativi
soprattutto nelle carceri e negli ambienti di lavoro più stressanti. Sempre in
Gran Bretagna, la Mindfulness è stata accettata come terapia per i malati di
depressione dal Sistema sanitario nazionale (NHS) ed è considerata uno
strumento adatto anche ai bambini, in alternativa agli psicofarmaci. “Secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, nel 2030 la depressione sarà una delle principali cause
di disagio del mondo, perché ci rende più vulnerabili anche ai problemi di
salute fisici. Solo nel Regno Unito lo scorso anno sono stati prescritti 15
milioni di antidepressivi”, dice Willem Kukye, il direttore dell’Oxford
Mindfulness Centre, che in un suo studio pubblicato su “Lancet” ha concluso che
nella prevenzione delle ricadute della depressione la terapia cognitiva basata
sulla Mindfulness (Mbct) ha la stessa
efficacia degli antidepressivi. Kukyen sta studiando ora gli effetti di questa
pratica meditativa nelle scuole, come sostegno psicologico per alleviare i
disagi psicologici degli adolescenti e migliorare il loro rendimento
scolastico. I primi studi mostrano come il programma sia “promettente in
termini di accettazione ed efficacia” sugli studenti, ma la benedizione
scientifica alla sua introduzione in classe si avrà tra sei anni, a conclusione
del suo studio su 6.000 giovani dagli 11 ai 14 anni, condotto da Università di
Oxford, Ucl e Università di Exeter. Al dipartimento di Psicologia e
Neuroscienza del King’s College di Londra invece Elena Antonova sta osservando
i cambiamenti strutturali e funzionali che avvengono nel cervello di soggetti
che praticano il buddismomtibetano, da cui originano le meditazioni della
Mindfulness. Mentre André Tolmin, dell’”Information Scientist”, passa in
rassegna le centinaia di studi sul Mindfulness che stanno spuntando,
evidenziando quelli più significativi nel suo blog “Mental Elf”. Una moda?
Forse. Ma attorno alla quale accadono altri fenomeni interessanti. Ad esempio a
Londra è in corso il maggior sondaggio globale mai fatto sul “riposo”, che
potrebbe servire a sviluppare nuove modalità di intervento per il benessere. Già
20 mila persone di tutto il mondo hanno partecipato al “Rest Test”, promosso
online dall’Hubbub-Group della Wellcome Collection: un gruppo interdisciplinare
composto da scienziati, artisti, ricercatori, esperti della mente, come la
psicologa Claudia Hammond, che in autunno annuncerà i risultati: “Il test”,
dice Hammond, “ci aiuterà a scoprire di più sulla relazione che abbiamo con il
riposo ed i suoi effetti nelle nostre vite”. Per partecipare www.resttest.org .
Gorgia Scaturro – Psiche – L’Espresso
– 7 aprile 2016
Nessun commento:
Posta un commento