L’Idea Che Lo Sport
Mantenga giovane il
cervello è un’intuizione non nuova: ogni buon medico di famiglia consiglia ai
suoi pazienti anziani di fare movimento (anche) per restare sempre lucidi.
Adesso però si è arrivati alla dimostrazione scientifica di quello che succede
nel cervello degli atleti anziani. Lo si deve a Olga Korelko, una signora
canadese di 93 anni, che ha iniziato la sua carriera sportiva all’età di 65
anni, collezionando oltre 30 record mondiali con ben 750 medaglie d’oro in
svariate specialità di atletica leggera. Kotelko ha infatti accettato di
mettere sotto lo “scanner” dei neuro scienziati dell’Università dell’Illinois
il suo cervello in modo da poter scattare una fotografia reale degli effetti
che l’esercizio fisico può avere, anche in tarda età. Così, si è sottoposta a
diversi test cognitivi, a una risonanza magnetica e a test cardiorespiratori
mentre in un’altra stanza il gruppo di controllo costituito da donne di età tra
i 70-85 anni con uno stile di vita sedentario, è stato sottoposto alle medesime
prove. Cosa hanno scoperto gli scienziati? I risultati della “scansione”,
pubblicati sulla rivista scientifica “Neurocase”, hanno mostrato che il
cervello di Olga non appariva significativamente ridotto nelle sue dimensioni
come accade alle persone sedentarie della sua età. I ricercatori sono stati
colpiti in particolare dall’ottima integrità – paragonabile a quella di
soggetti giovani – dei tratti di materia bianca nella regione del corpo calloso
che connette l’emisfero destro con il sinistro. Inoltre, il suo ippocampo, una
parte del cervello coinvolta nella memoria, era più grande di quello dei
volontari di età simile. Insomma, una prova schiacciante del fatto che con
l’attività fisica non si costruisce solo massa muscolare ma si allena anche il
cervello, persino quando la si intraprende avanti negli anni. “Con l’età il
cervello tende a ritirarsi, compaiono spazi pieni di liquido, i ventricoli si
allargano e perdiamo neuroni che poi non si riproducono più provocando una
graduale perdita di funzioni. L’esercizio fisico potenzia la plasticità
cerebrale e quindi ci aiuta a compensare le perdite di neuroni”, conferma
Alessandro Sale, dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle
ricerche (In-Cnr) di Pisa. Del resto, altri studi lo confermano. I ricercatori
dell’Università di Edimburgo, per esempio, hanno effettuato test riguardanti
l’attività fisica e i dati clinici di 638 persone di circa 70 anni. La
risonanza magnetica ha rivelato che il cervello di chi aveva fatto più attività
fisica aveva subito un restringimento minore rispetto a chi aveva svolto un
livello minimo di movimento. Anche la stimolazione cerebrale tramite letture o
cruciverba non era stata sufficiente a colmare il gap se nel frattempo il corpo
era restato fermo. “Svolgere attività fisica, in particolare la corsa e la
bicicletta, aumenta il livello di alcuni fattori molecolari che svolgono un
ruolo importante nella plasticità cerebrale, ovvero la capacità del nostro
cervello di evolverli e incamerare sempre nuove informazioni”, spiega il
ricercatore del Cnr.(..). In Italia il progetto “Train the brain”, condotto
dagli Istituti di neuroscienze e fisiologia clinica del Cnr, dall’Accademia dei
Lincei e dall’Università di Pisa ha persino verificato la possibilità di
rallentare la progressione della demenza. “Abbiamo sottoposto 60 soggetti con
deficit cognitivo lieve ad un percorso combinato di esercizi fisici e di
training cognitivi per tre volte a settimana. I risultati hanno dimostrato
miglioramenti significativi nei pazienti che facevano sia attività fisica che
cognitiva” spiega Sale. Insomma, non è mao troppo tardi per allenare i muscoli
di mente e corpo.
Irma D’Aria – Invecchiamento – L’Espresso – 7 aprile 2016 -
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